Benvenuto, lettore. Prima di iniziare vorrei dirti subito cosa leggerai in queste settimane estive all’interno di questa rubrica. Partirò dai film, dalla vita, dallo stile del grande regista visionario Tim Burton per andare indietro nel tempo alla ricerca di quelle pellicole, quegli attori, quegli stili di regia che tanto lo hanno affascinato nella sua giovinezza da trasformare Tim Burton… in Tim Burton.
Ecco che allora queste pagine sono rivolte tanto a coloro che amano questo regista quanto a coloro che vogliono conoscerlo ed apprezzarlo di più, riscoprendo attraverso lui piccole o grandi perle del passato dimenticate o vivide ancora nella mente di ogni cinefilo. Se pensi che questo è quello che cercavi, possiamo iniziare. Pronti… partenza… via!
King Kong
Di questa creatura né avevamo già accennato nelle scorse settimane, soprattutto per aver ispirato la trilogia di Gill-Man (o il mostro della laguna nera), ma in effetti resta ben poco da dire: King Kong, il re delle scimmie. Nato cinematograficamente nel 1933, in un piccolo grande kolossal diretto da Cooper e Shoedsack, entrò sempre più a far parte della cultura popolare fino a farsi conoscere in ogni parte del mondo.
Unica pellicola rimasta per anni riguardante il mostro, solo nel 1976 arrivò il primo remake per la regia di John Guillermin che fece esplodere, se possibile, ancor più la storia e la poetica della bestia. Poetica e storia che non poterono non affascinare inevitabilmente anche il nostro Tim Burton.
Trama
Una spedizione petrolifera, con a capo l’antropologo Jack Prescott (Jeff Bridges; Tron: Legacy, Il grinta) giunge su un’isola sperduta dove scoprono un gigantesco gorilla che, non facilmente, viene rubato al suo habitat naturale e mostrato al popolo di New York come fosse un mostro da baraccone.
Ma la bestia non è estranea ai sentimenti e s’innamora della bella Dwan (Jessica Lange; Big Fish, La memoria del cuore) che rapisce e porta con sé sul World Trade Center. Le sorti di entrambi sono più che conosciute da tutti.
Trailer del film:
Kolossal romantico
Prodotto da Dino De Laurentiis (non né sbagliava una!) questo remake riuscì ad entrare maggiormente nel cuore della gente rispetto alla prima, immortale, versione del 1933 per diversi motivi: la forza dei trucchi e degli effetti speciali assolutamente fuori discussione (il trucco si portò via un Oscar) e soprattutto la maggior marcatura sull’aspetto fantastico e romantico della bestia nei riguardi del suo mondo, della natura cattiva dell’uomo, dei sentimenti di un’ essere giudicato a priori malvagio da chi lo è più di lui, del rapporto che s’instaura tra lui e la bella, unica ad entrargli nel cuore e a capirlo maggiormente.
Ma non abbastanza da poter variare il suo inevitabile e sfortunato destino. Anche se questo film avrà uno (spiacevole) seguito negli anni novanta, sarà poi il Peter Jackson regista della trilogia del “Signore degli Anelli” a rendergli definitivamente grazia nel 2005 con un adattamento più fedele alla storia originale e che richiama quegli aspetti onirici e più impliciti della storia che si erano persi nella versione del ’76 ma che vivevano in quella del ’33.
Godzilla
Poco più di vent’anni dopo dal primo King Kong, il giappone decise di “rispondere” con una creatura altrettanto inspiegabilmente spaventosa e gigantesca: Godzilla. Nel 1954 uscì quest’opera prima di Ishiro Honda che segnerà poi le sue regie future sino alla morte.
Rispetto al rivale americano, però, Godzilla perde ogni aspetto poetico o romantico mirando a risvolti più politici e storici.
Trama
Godzilla, un mostro preistorico riportato in vita grazie al lancio della bomba H sull’atollo di Bikini, minaccia Tokio. Dopo aver provato ogni arma contro di lui, invano, uno scienziato porta avanti una sua invenzione che potrebbe distruggere la bestia: il distruttore dell’ossigeno. Riuscirà nell’intento o la bestia distruggerà l’intero pianeta?
Mostro metaforico
Oltre ad essere una risposta cinematografica all’americano King Kong, Godzilla è anche la prima aperta presa di posizione giapponese contro le due bombe atomiche sganciate dagli americani nel 1945. Godzilla si risveglia, praticamente, per colpa loro e distrugge l’intera Tokio.
Lo scienziato, poi, che decide di utilizzare la sua invenzione ma ha paura dell’uso che né verrà fatto dopo non può non richiamare ancora l’invenzione della bomba atomica stessa. Successo in Giappone, l’America si appropria dei diritti e rimaneggia il film, eliminandone circa venti minuti e girando diverse scene ex novo per inserire il giornalista americano (of course!) Steve Martin (Raymond Burr) che documenta e rischia la morte pur d’informare il popolo. Malgrado ciò, il film è un grande successo anche in America e nel resto del mondo.
Trailer del film:
In Italia arriva la versione ritoccata. Solo nel 1998, il regista Roland Emmerich, deciderà di proporne il remake americano che la critica non tarderà a bocciare.
King Kong vs. Godzilla
È chiaro che i due giganti hanno origini e percorrono strade lontane e diverse, anche se non sono mancate le pellicole in cui s’incontrano, o meglio si scontrano, per la gioia dei fans.
Se il primo ha alle spalle una sua fascinosa poetica, uno sguardo profondo e più umano degli uomini ed una fine tragica che crea un’empatia col pubblico, al contrario il secondo non viene analizzato per più di ciò che appare: una bestia che distrugge tutto. Qui la metafora e il messaggio è indiretto ma comunque chiaro e conciso.
Per i giapponesi stavolta non c’è poetica né romanticismo: è un chiaro attacco all’America per ciò che ha fatto e per le conseguenze di questa decisione. Chiaramente, quindi, le due bestie, seppur vicine, hanno storie che si discostano parecchio.
Derivazioni Burtoniane
Diversamente da altri film di cui abbiamo parlato, qui non c’è una pellicola di Burton che richiami direttamente le due appena discusse, se non opere già citate precedentemente. È chiaro che non si può, però, non pensare a Big Fish – Le storie di una vita incredibile, il film della rinascita di Tim Burton a seguito di un periodo nero in cui forgiò una perla come Il mistero di Sleepy Hollow ma anche un discutibilissimo remake de Il pianeta delle scimmie.
In Big Fish, all’interno di un tono leggero e una superba fluidità narrativa, troviamo Edward Bloom (Ewan McGregor; Star Wars new trilogy, L’uomo nell’ombra) e la sua ambigua storia che lo porta a raccontare aneddoti fantastici ed eroici al figlio che però, crescendo, non ha più voglia di sentirli e chiede al padre solo la verità in quelle storie. Ma l’uomo le ha raccontate talmente tante volte da diventare quelle storie.
E in una di queste troviamo il gigante Karl (Matthew McGregory) odiato ed allontanato da tutti poiché inevitabilmente cattivo che si rivela essere poi un eccellente compagno di viaggio e amico. E il richiamo a King Kong qui è chiaro.
Trailer di “Big Fish” (2003):
Ma aldilà del citazionismo, la filmografia di Tim Burton è basata principalmente sul raccontare la storia dal punto di vista del weird, dello strano, del diverso, dell’ambiguo agli occhi della gente comune, la stessa che odiava vedere attorno a lui nelle lunghe giornate a Burbank. Gente spesso ipocrita, malvagia, anche cattiva, che si mostra infine più cupa ed orribile della bestia, dell’emarginata che appare poi per ciò che non è. E qui è inutile citare alcune sue opere, perché lo stile è chiaro ed imprescindibile.
Il trend burtoniano ormai è riconoscibile a chiunque e la sua firma è situata in ogni singola scena. Posta lì solo agli occhi di chi sa guardare.
E sono quindi queste due pellicole che ti consiglio questa settimana per approfondire ancora le origini dello stile e della visionarietà di un grande regista come il nostro Tim. Per il resto ti aspetto la prossima settimana con un’altra pellicola orrorifica.
E nel frattempo, come al solito, ti auguro i sogni più oscuri e macabri!
Lista dei film visionati nelle scorse settimane:
1- Frankenstein e La moglie di Frankenstein
2- L’evoluzione di Dracula il vampiro