Benvenuto, lettore. Prima di iniziare vorrei dirti subito cosa leggerai in queste settimane estive all’interno di questa rubrica. Partirò dai film, dalla vita, dallo stile del grande regista visionario Tim Burton per andare indietro nel tempo alla ricerca di quelle pellicole, quegli attori, quegli stili di regia che tanto lo hanno affascinato nella sua giovinezza da trasformare Tim Burton… in Tim Burton.
Ecco che allora queste pagine sono rivolte tanto a coloro che amano questo regista quanto a coloro che vogliono conoscerlo ed apprezzarlo di più, riscoprendo attraverso lui piccole o grandi perle del passato dimenticate o vivide ancora nella mente di ogni cinefilo. Se pensi che questo è quello che cercavi, possiamo iniziare. Pronti… partenza… via!
Il mostro di Londra
Il nostro regista preferito Tim Burton andava molto spesso al cinema in quei noiosi anni dell’adolescenza e del liceo a Burbank in cui non riusciva ad essere compreso dai genitori e non riusciva a trovare punti in comune con compagni e amici per “colpa” della sua identità sempre più definita che lo avvicinava ad amare nei film più il cattivo che il buono, che dichiarava che le migliori favole per lui erano quelle di Frankenstein o King Kong piuttosto che quelle classiche o magari quelle firmate Disney.
Tra le tante pellicole che Tim vide, tra la tv e il grande schermo, e che imparò ad amare ci fu di certo anche “Il mostro di Londra”, ennesima pellicola che riadattava in modo innovativo, e non del tutto riuscito, lo strano caso del dottor Jekyll e mr. Hyde. Il film, prodotto dalla Hammer Film Production (Dracula il vampiro, La maschera di Frankenstein, Il mistero della mummia), vedeva nei panni del protagonista dalla doppia personalità Paul Massie, in quelli della famme fatale Dawn Addams e in quelli dell’amante di lei un giovane Christopher Lee.
Dietro la macchina da presa c’è invece Terence Fisher (Dracula il vampiro, La furia di Baskerville) che crea un prodotto che trae spunto da un libro, quello di Robert Louis Stevenson del 1886, dai forti agganci filosofici, morali e psicologici ma che qui trovano riscontro parzialmente a favore di una visione estetica innovativa del binomio Jekyll – Hyde.
La trama
Quando il dottor Jekyll (Paul Massie; Il diavolo nello specchio, Ordine di uccidere) si trasforma nell’affascinante quanto crudele mr. Hyde, la situazione inizia a peggiorare non solo per il suo equilibrio interiore e psicologico ma anche per sua moglie Kitty (Dawn Addams; Il diabolico dottor Mabuse, Vampiri amanti) e il suo amante Paul Allen (Christopher Lee; Dracula il vampiro, La vergine di Norimberga) dopo essere stati scoperti insieme.
Trailer del film:
Le cose inizieranno a degenerare quando il dottor Jekill cercherà di distruggere il suo orribile alter ego.
Nella Londra cupa e uggiosa
Il regista Terence Fisher è famoso per la sua passione per le pellicole horror: conosciuto nel mondo con La maschera di Frankenstein nel 1957, remake del film del 1931 con Boris Karloff e qui con Christopher Lee nei panni del mostro, il regista riuscì ad essere identificato per gli scenari cupi, macabri e per aver riportato alla luce ad una nuova generazione di cinefili personaggi come, appunto, quello di Frankenstein oltre a Dracula, la mummia, Sherlock Holmes, dottor Jekill e mr. Hyde.
Quest’ultimo film di certo non è il migliore del regista. Oltre ad aver avuto diversi problemi tecnici durante la produzione della pellicola, l’idea di rinnovare l’iconografia del personaggio inizialmente poteva anche funzionare se non fosse stato per una sceneggiatura povera che soprattutto mostrava un protagonista troppo freddo per ritrovare empatia col pubblico rispetto ad altre prove cinematografiche, come quella di Victor Flemming del 1941 o quella di Robertson del 1920.
Jekyll parla a Hyde attraverso lo specchio:
Malgrado ciò, l’attore protagonista Paul Massie cerca di dare tutto sé stesso al suo doppio personaggio che qui assume un aspetto trasandato e corroso nei panni del dottor Jekyll e fascinoso ma maledetto in quelli di mr. Hyde. Un’evoluzione che, come già avevamo detto per l’evoluzione di Dracula, poteva essere positiva e creare una maggiore empatia col pubblico. Purtroppo, però, questo non avvenne e il risultato fu positivo più nell’idea che nella resa.
Dr. Jekyll & mr. Hyde
Quando scrisse questo romanzo, Stevenson (che già era famoso soprattutto per L’isola del tesoro) non sapeva che sarebbe andato incontro ad un successo planetario con centinaia di trasposizioni teatrali, cinematografiche e parecchie parodie e re-interpretazioni. Da tanti scrittori, registi, sceneggiatori e critici è stato analizzato il curioso caso di quest’uomo dalla doppia anima. L’interpretazione del suo creatore è semplice:
“L’uomo non è unico, bensì duplice. Il racconto è una parabola del male che mostra come l’uomo abbia due differenti nature, l’una accanto all’altra. La prima volta al bene, la seconda al male. Le due sono continuamente in contrasto tra di loro cercando continuamente di prevalere l’una sull’altra.”
Il dualismo interiore e primordiale tra le due parti viene qui esasperato e portato alle estreme conseguenze mostrando un dottor Jekill, scienziato ammirato nella società e dei pensieri faustiani di andare oltre la natura e oltre i limiti dell’uomo e un mr. Hyde che immerso nel male è il male puro e che vuole indurre l’altro alla separazione definitiva delle due parti per fare totalmente propria la via del male. Infine Jekill, scoprendo le intenzione dell’altro e non sapendo come evitare il peggio sul doppio, si toglie la vita e pone fine all’atroce dilemma.
Derivazioni Burtoniane
Un po’ come era rimasto attratto dal Ritratto di Dorian Gray, Tim Burton rimase attratto anche da questo ambiguo e bivalente personaggio. Questa pellicola diverrà una delle sue preferite soprattutto per due motivi: il primo poiché vi era uno dei suoi attori preferiti e suo futuro attore-feticcio, Christopher Lee. Secondo perché qui, come l’evoluzione del vampiro, c’è una nuova visione del personaggio originale di Stevenson che però non snatura il personaggio, o almeno non del tutto.
Nel suo ultimo lavoro Dark Shadows, Tim Burton chiama Johnny Depp a vestire i panni del vampiro Barnabas Collins e l’attore diviene l’emblema della trasformazione di questi personaggi, con una natura del tutto collegata alla creatura originale ma con un’evoluzione estetica ed iconografica che porta sino al “bello e dannato” che da Christopher Lee ha portato sino a Gary Oldman.
Sempre con Johnny Depp come protagonista, ne Il mistero di Sleepy Hollow (1999), tratto da un romanzo breve ottocentesco di Washington Irving, decide di non imbruttire il protagonista Ichabod Crane (allontanandosi dalla versione del romanzo) e lascia il bel faccino di Depp al personaggio evidenziando invece i tormenti, i dolori e le convinzioni interiori dello stesso.
Questo discorso portato avanti da molti altri registi e scrittori è totalmente conforme anche a questa pellicola dove “un libro non può essere giudicato dalla copertina” perché malgrado appari affascinante ed attraente probabilmente è vuoto al suo interno o magari non corrisponde alle aspettative, più o meno alte, che ci eravamo posti nei suoi confronti.
Trailer de “Il mistero di Sleepy Hollow” (1999):
Dopo aver parlato di Frankenstein, Dracula, Il mostro della laguna nera e Gli argonauti, è quindi questo film che ti consiglio non tanto per la grande regia o la resa finale (purtroppo solo appena sufficienti) ma per scoprire i motivi che possono aver attratto Burton a vederlo e soprattutto perché dr. Jekill e mr. Hyde è uno di quei personaggi immortali che hanno sempre affascinato ogni generazione. Ti aspetto allora il prossimo giovedì per scoprire una nuova pellicola che ha definito l’immaginaria visionarietà del nostro regista preferito.
E nel frattempo, come sempre, ti auguro i sogni più oscuri e macabri!