Benvenuto, lettore. Prima di iniziare vorrei dirti subito cosa leggerai in queste settimane estive all’interno di questa rubrica. Partirò dai film, dalla vita, dallo stile del grande regista visionario Tim Burton per andare indietro nel tempo alla ricerca di quelle pellicole, quegli attori, quegli stili di regia che tanto lo hanno affascinato nella sua giovinezza da trasformare Tim Burton… in Tim Burton.
Ecco che allora queste pagine sono rivolte tanto a coloro che amano questo regista quanto a coloro che vogliono conoscerlo ed apprezzarlo di più, riscoprendo attraverso lui piccole o grandi perle del passato dimenticate o vivide ancora nella mente di ogni cinefilo. Se pensi che questo è quello che cercavi, possiamo iniziare. Pronti… partenza… via!
Il mostro della laguna nera
Nel lontano 1954 ormai la televisione iniziava ad espandersi sempre più in tutto il mondo mettendo il cinema in una grossa crisi per la prima volta. A questo punto, le major hollywoodiane iniziarono a pensare come risolvere la questione per non farsi battere dal nuovo piccolo schermo casalingo che, di certo, era più conveniente e confortevole.
Iniziarono allora diversi esperimenti che portarono all’introduzione definitiva del colore sulla pellicola e alle prime prove di film in tre dimensioni o l’introduzione dei profumi all’interno della sala per coinvolgere maggiormente il pubblico alla storia. Fece parte di questi esperimenti anche “Il mostro della laguna nera”, horror di stampo fantascientifico che venne girato con la tecnica del 3D per le sequenze girate sott’acqua.
Trailer del film:
Al di là della tecnica tridimensionale che, come quella dei profumi, fu per lo più un fallimento che verrà superficialmente ripreso negli anni ’70 e poi definitivamente alla fine degli anni ’90, il film fu un buon successo commerciale che arrivò a trasformarsi in trilogia, con un seguito l’anno successivo (1955, La vendetta del mostro) e il terzo capitolo l’anno dopo ancora (1956, Il terrore sul mondo).
La trama
Se in Frankenstein e Dracula la trama era semplice, qui lo è estremamente di più. Un gruppo di scienziati e paleontologi, durante una spedizione sul Rio delle Amazzoni, trovano una laguna rimasta intatta e in pace dall’era preistorica. Ma nella laguna risiede una grande minaccia che non tarderà a mostrarsi agli ignari visitatori: Gill-Man (Ben Chapman per le scene su terra e Ricou Browning per le scene subacque), un mostro metà pesce e metà uomo.
Dopo aver ucciso diversi membri dell’equipaggio viene catturato per poi liberarsi successivamente. Quando i membri dell’equipaggio rimasti in vita tentano di fuggire dalla laguna, il mostro blocca l’uscita e rapisce Kay (Julie Adams).
La bella e la bestia
« I miei uomini la chiamano la laguna nera: è un paradiso. Soltanto dicono che nessuno è mai tornato indietro per descriverlo. »
Era questo l’incipit con cui il film venne presentato nelle sale nel 1954 e che diede la forza, sempre alla Universal, di iniziare la pre-produzione del secondo capitolo già mentre il primo era in sala a riscuotere un grande successo. Se il secondo e il terzo capitolo della trilogia restano estensione di un discorso che non rende determinante la loro visione è il primo episodio, forse visivamente più semplice, ad esserne il fulcro.
I richiami più espliciti si notano già nei primi minuti della storia: King Kong e La bella la bestia.C’è un mostro. Un mostro, per gli umani, a cui viene tolta la propria quiete nel proprio territorio, rimasto indisturbato per secoli e secoli. Non solo. L’arrivo degli umani lo porta inevitabilmente a confrontarsi con qualcosa che è tanto simile quanto diversa da lui. E poi arriva il primo contatto con la bella. L’inevitabile femme fatale interpretata qui dall’affascinante Julie Adams (Vittoria sulle tenebre, Casa da gioco) che cambia qualcosa nella natura istintiva del “mostro”.
Esattamente come accade in King Kong e con meno enfasi e romanticismo di come invece accade ne La bella e La bestia qui il mostro, portato ad uccidere chiunque si avvicinasse al “suo” mondo, diventa più umano quando scopre di avere dei sentimenti per la donna che pensava di non poter avere. Ecco allora il rapimento della bella e l’ovvia incomprensione di umani che invadono il suo spazio e pretendono di farlo proprio.
Ancora una volta la domanda che nasce spontanea è chi sia il più malvagio tra le due parti ed è questa domanda alla base dei due seguiti che non fanno altro che ricalcare sul medesimo discorso, con maggiore spazio visivo ma senza aggiungere nulla di nuovo.
Derivazioni Burtoniane
Ancora una volta eccoci qui per cercare di capire quanto una pellicola possa aver influenzato lo stile visionario di Tim Burton. Come è successo dopo la visione di Frankenstein e Dracula anche qui non è difficile capire quanto il mostro della laguna nera possa averlo influenzato. È vero, qui non troviamo nulla di macabro o gotico… non c’è nebbia, né tenebre, né sangue sparso ovunque.
E quindi il rapporto col diverso, con colui che è ritenuto mostro solo perché non simile a noi e di come, inevitabilmente, questo mostro sia “più umano degli umani” quando scopre la sua natura emotiva e sensibile al cospetto della donna, di un’anima pura, di colei che può salvarlo dalla sua stessa natura di diverso e può renderlo migliore, senza lasciarlo solo e riuscendo finalmente e completamente a fargli vivere un qualcosa che si possa avvicinare di più al “normale”.
Questo avviene nel conflitto tra Dracula e la donna che lo porterà alla morte, avviene nell’incontro tra Frankenstein e la sua sposa, avviene in King Kong. E Tim Burton decide più di una volta di portare questo rapporto, quest’essenza, nella sua filmografia: proprio in Edward mani di forbice, il diverso si avvicina alla bella che sarà determinante nei suoi comportamenti e conseguenze degli stessi (Winona Ryder, che è anche la bella che colpisce il Dracula interpretato da Gary Oldman nel 1992); allo stesso modo questo avviene per l’agente Ichabod Craine (Johnny Depp) in Il mistero di Sleepy Hollow che riesce a ritrovare il coraggio e la voglia di combattere non più nella tanto amata scienza quanto nell’amore scoperto per la sua bella (Christina Ricci; Casper, Monster);
Trailer “Sweeney Todd – il diabolico barbiere di Fleet Street” (2007):
ancora in Sweeney Todd – il diabolico barbiere di Fleet Street troviamo sempre Johnny Depp che, in modo opposto a quanto detto sin’ora, ritrova la propria natura di “mostro” e si allontana dagli altri acquistando il titolo di “diverso” proprio per la morte della moglie, della bella, che è frutto di ogni sua conseguente, macabra azione che pone il via alla storia del film.
Ma anche nell’animazione Burton non manca di ricordare il fulcro attorno alla figura della bella ed ecco che in Nightmare before Christmas la bella Sally (che riprende la fisionomia della creatura di Mary Shelley, proprio per sottolineare il punto di congiunzione con la storia sempre onnipresente) diventa la salvezza, la via di fuga per Jack Skeletron e in La sposa cadavere sono due belle diametralmente opposte al centro dell’azione e delle scelte del protagonista Victor.
Ecco che, allora, Il mostro della laguna nera (e se sei tanto curioso, anche i due sequel) è il nuovo film di questa settimana che ti consiglio vivamente di vedere ancora una volta non tanto per la prospettiva orrorifica che, col passare degli anni, si è ormai del tutto persa quanto per i valori psicologici e interiori di un personaggio che sembra lontano da noi anni luce ma in realtà è più vicino di quanto non si possa pensare. È proprio Gill-Man la creatura che oggi ti propongo di scoprire ed approfondire. E l’appuntamento rimane, come al solito, per il prossimo Giovedì per un’altra piccola perla da scoprire o ri-scoprire, amare o odiare.
Ancora una volta, come sempre, ti auguro i sogni più oscuri e macabri!
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