Pasta Garofalo ed il cinema: The Wholly Family e Armandino e il madre

In occasione della distribuzione da parte di Pasta Garofalo del nuovo cortometraggio The Wholly Family, diretto da Terry Gilliam, ecco analisi dettagliata e recensione, fatta da una nostra collaboratrice, di due cortomentraggi finanziati da Pasta Garofalo: The Wholly Family, appunto, e Armandino e il madre, diretto da Valeria Golino e distribuito lo scorso anno.

Tempo fa avevamo anticipato che il regista Terry Gilliam era in Italia a girare un cortometraggio, e per l’occasione avevamo intervistato uno dei protagonisti, il regista e attore Nico Cirasola. A qualche giorno dall’uscita del corto, ecco la recensione.

The Wholly Family

di Francesca Muscella

Cristiana Capotondi e Terry Gilliam

Una famiglia americana a passeggio per i vicoli di Napoli, marito (Douglas Dean) e moglie (Cristiana Capotondi) che discutono su quale strada prendere, mentre il bambino, Jack (Nicolas Connolly), è distratto dalle tante attrazioni che questi vicoli così caratteristici offrono: presepi, statuine di cartapesta, pulcinella, urla dei mercanti …. Accattivante la sigla iniziale con l’immagine della Sacra Famiglia in cartapesta e il gioco di parole tra HOLLY e WHOLLY.

Ecco ci risiamo, il solito corto, una famiglia, un bambino viziato, una moglie pesante, ansiosa. Il vecchio mercante che parla col bambino, facendo un confronto con la famiglia felice in cartapesta. Il bambino che ruba la statuetta di Pulcinella perché gli è stato detto che porta fortuna…

Ma poi all’improvviso tutto cambia, il sogno diventa realtà, la narrazione si vivacizza. La statuetta di Pulcinella si anima, si materializzano altri due Pulcinella a dimensione umana uno con il piatto di spaghetti, mentre l’altro fagocita il bambino con la pancia, espediente che ricorda le favole dei fratelli Grimm. Jack viene catapultato in un mondo fantastico, fatto di giochi di luci ed ombre.

Si trova di fronte ad un tavolo altissimo imbandito di ogni bene, un Pulcinella lo invita a sedersi e a mangiare, questo fa cenno ad altri Pulcinella di portare le prelibate pietanze, in un turbinio di movimenti e voci, ma il bambino non riesce a mangiare (scene che rimandano al film Il Labirinto del Fauno). Le scene del banchetto diventano un po’ macabre quando dai piatti spuntano fuori le teste dei genitori.

Finito il banchetto i Pulcinella prendono a spalla Jack, “per un ripasso della sua storia”, attraversano un ponte e giungono ad un padiglione dove si vedono i genitori del bimbo vestiti da sposi che danzano felici. Il tutto avvolto in un atmosfera da favola, dettata dai colori pastello dall’arancione del cielo, dal bianco, dal verde acqua…. e sottolineato dal tempo che si è fermato, rimandandoci ad un sipario veneziano del 1600.

Carosello dei Pulcinella, caos, il bimbo si risveglia, ma siamo ancora nel sogno, in uno strano posto dove predomina il bianco, un manicomio, un ospedale. I Pulcinella sono gli infermieri, hanno atteggiamenti da clown. Si susseguono scene surreali, bambini che nascono all’interno di gigantesche uova portate ai rispettivi genitori. Il nostro protagonista viene condotto presso un letto, dove si notano i suoi genitori che prendono dall’uovo un bimbo con la maschera da Pulcinella bianca, è lui.

I genitori cominciano a litigare, all’apice di questa disputa la madre scaraventa per terra il bambino che si rompe come fosse una bambolina. Il Pulcinella si china a raccoglierlo e lo porta in una bottega per aggiustarlo (e il dottore delle bambole è proprio Nico Cirasola n.d.r), ma non c’è niente da fare e così lo buttano nel fuoco, tra le urla dello stesso protagonista, che, anche se trasformato in bambola, è cosciente.

Jack si risveglia, l’incubo è finito. Si veste da Pulcinella e porta a letto la colazione ai suoi genitori. Fermo immagine, la famiglia che ritrova, o forse scopre per la prima volta la felicità, si trasforma in una statua di cartapesta sotto la campana di vetro.

Ciò potrebbe avere più letture: una maledizione causata dal figlio, per aver rubato la statuina? La felicità finalmente raggiunta? Questo corto è stupefacente, pieno di bellissime idee; un corto dove si nota una tessitura narrativa sistemica dettata dalla ricerca della felicità, da un senso di moralità, attraverso atmosfere oniriche e circensi.

Per alcuni aspetti sembra di ritornare agli albori del cinema muto ed in particolare al film di Méliès, La lune à un metre anche questo un sogno. Un confronto scandito dall’energia, dalla frenesia del racconto, dalle atmosfere surreali.

La scelta di adoperare la figura del Pulcinella, sicuramente non è casuale, infatti nella tradizione napoletana essa impersona lo spirito genuino, fatto di arguzia di spontaneità, di generosità e furbizia, diventando il cuore ed il simbolo di Napoli con tutte le sue contraddizioni ed il caos che la contraddistingue.

Armandino e il madre

di Francesca Muscella

Una storia d’amore tra i vicoli di Napoli, due ragazzi di estrazione sociale e nazionalità differenti. Lui cerca di riconquistare la sua amata portandole delle ambasciate, fiori, poesie con la complicità del fratellino, come era d’uso negli anni ’50.

Belle alcune scelte registiche, come l’ingresso di Armandino all’interno di una stanza preceduto dalla sua stessa ombra, forse per dargli più importanza. Interessante, anche emotivamente, il teatrino, che si scorge dalla finestra di fronte, realizzato dai due fratelli per riconquistare la ragazza francese.

Coraggiosa la scelta di far arrampicare sui tetti il ragazzo (anche se poco rassicurante da parte di chi guarda): sicuramente bisogna leggere e cercare in essa la sfida e la voglia di riconquistare il cuore dell’amata attraverso alcune peripezie. Molto carina l’idea di fare continuare il film dopo i primi secondi delle battute iniziali della sigla finale.

Gli attori sono bravi, convincenti e presi dal loro ruolo. Fondamentalmente però il lavoro presenta una trama un po’ scontata e noiosa. Sfugge un concetto: che ruolo ha il mare? Compare solo nella sigla iniziale e poi?

Continua a leggere l’intervista ad Edo Tagliavini, regista di Alchimia del gusto, cortometraggio del 2008 finanziato e prodotto sempre da Pasta Garofalo.

ARMANDINO E IL MARE

Una storia d’amore tra i vicoli di Napoli, due ragazzi di estrazione sociale e nazionalità differenti. Lui cerca di riconquistare la sua amata portandole della “ambasciate”, fiori, poesie con la complicità del fratellino, come era d’uso negli anni ’50. Belle alcune scelte registiche, come l’ingresso di Armandino all’interno di una stanza preceduto dalla sua stessa ombra, forse per dargli più importanza, interessante, anche emotivamente, il teatrino, che si scorge dalla finestra di fronte, realizzato dai due fratelli per riconquistare la ragazza francese. Coraggiosa la scelta di far arrampicare sui tetti il ragazzo, ma poco rassicurante da parte di chi guarda, sicuramente bisogna leggere e cercare in essa la sfida e la voglia di riconquistare il cuore dell’amata attraverso alcune peripezie.

Molto carina l’idea di fare continuare il film dopo i primi secondi delle battute iniziali della sigla finale.

Gli attori sono bravi, convincenti e presi dal loro ruolo.

Fondamentalmente il lavoro presenta una trama un po’ scontata e noiosa.

Sfugge un concetto: che ruolo ha il mare? Compare solo nella sigla iniziale e poi!


THE WHOLLY FAMILY

Una famiglia americana a passeggio per i vicoli di Napoli, marito e moglie che discuto su quale strada prendere, mentre il bambino, Jack, è distratto dalle tante attrazioni che questi vicoli così caratteristici offrono, presepi, statuine di cartapesta, pulcinella, urla dei mercanti ….

Accattivante la sigla iniziale con l’immagine della Sacra Famiglia in carta pesta e il gioco di parole tra HOLLY e WHOLLY.

Ecco ci risiamo, il solito corto, una famiglia, un bambino viziato, una moglie pesante, ansiosa. Il vecchio mercante che parla col bambino, facendo un confronto con la famiglia felice in carta pesta. Il bambino che ruba la statuetta di Pulcinella perché gli è stato detto che porta fortuna.

Ma poi all’improvviso tutto cambia, il sogno diventa realtà, la narrazione si vivacizza. La statuetta di Pulcinella si anima, si materializzano altri due Pulcinella a dimensione umana uno con il piatto di spaghetti, mentre l’altro fagocita il bambino con la pancia. Espediente che ricorda le favole dei fratelli Grimm.

Jack viene catapultato in un mondo fantastico, fatto di giochi di luci ed ombre. Si trova di fronte ad un tavolo altissimo imbandito di ogni bene, un Pulcinella lo invita a sedersi e a mangiare, questo fa cenno ad altri Pulcinella di portare le prelibate pietanze, in un turbinio di movimenti e voci, ma il bambino non riesce a mangiare (queste scene possono rimandare al film “Il Labirinto del Fauno”). Le scene del banchetto risultano un po’ macabre quando dai piatti spuntano fuori le teste dei genitori.

Finito il banchetto i Pulcinella prendono a spalla Jack, “per un ripasso della sua storia”, attraversano un ponte e giungono ad un padiglione dove si vedono i genitori del bimbo vestiti da sposi che danzano felici. Il tutto avvolto in un atmosfera da favola, dettata dai colori pastello dall’arancione del cielo, dal bianco, dal verde acqua…. e sottolineato dal tempo che si è fermato, rimandandoci ad un sipario veneziano del 1600.

Carosello dei Pulcinella, caos, il bimbo si risveglia (ma siamo ancora nel sogno) in uno strano posto dove predomina il bianco, un manicomio, un ospedale. I Pulcinella sono gli infermieri, hanno atteggiamenti da clown.

Si susseguono scene surreali, bambini che nascono all’interno di gigantesche uova portate ai rispettivi genitori. Il nostro protagonista viene condotto presso un letto, dove si notano i suoi genitori che prendono dall’uovo un bimbo con la maschera da Pulcinella bianca, è lui.

I genitori cominciano a litigare, all’apice di questa disputa la madre scaraventa per terra il bambino che si rompe come fosse una bambolina. Il Pulcinella si china a raccoglierlo e lo porta in una bottega per aggiustarlo,ma non c’è niente da fare e così lo buttano nel fuoco, tra le urla dello stesso protagonista, che anche se trasformato in bambola è cosciente.

Jack si risveglia, l’incubo è finito. Si veste da Pulcinella e porta a letto la colazione ai suoi genitori.

Fermo immagine, la famiglia che ritrova, o forse scopre per la prima volta la felicità, si trasforma in una statua di cartapesta sotto la campana di vetro.

Ciò potrebbe avere più letture: una maledizione causata dal figlio, per aver rubato la statuina! La felicità finalmente raggiunta!

Questo corto è stupefacente, pieno di bellissime idee; un corto dove si nota una tessitura narrativa sistemica dettata dalla ricerca della felicità, da un senso di moralità, attraverso atmosfere oniriche e circensi. Per alcuni aspetti sembra di ritornare agli albori del cinema muto ed in particolare al film di Méliès, “La lune à un metre” anche questo un sogno………. Un confronto scandito dall’energia, dalla frenesia del racconto, dalle atmosfere surreali.

La scelta di adoperare la figura del Pulcinella, sicuramente non è casuale, infatti nella tradizione napoletana, essa impersona lo spirito genuino, fatto di arguzia di spontaneità, di generosità e furbizia, diventando il cuore ed il simbolo di Napoli con tutte le sue contraddizioni ed il caos che la contraddistingue.

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