Nymphomaniac Vol.1 – Il labirinto di Lars

Il doppio capitolo di Nymphomaniac, in uscita il 3 e il 24 Aprile in Italia nella versione light dopo essere stato presentato allo scorso Festival di Berlino 2014 chiude la famosa e discussa Trilogia sulla depressione del regista Lars Von Trier dopo “Antichrist” (2009) e “Melancholia” (2011).

Il primo di questi due volumi arriva oggi al cinema e non tarderà, come già sta facendo, a far discutere pubblico, fans e critica.

Nymphomaniac Vol.1

La storia viene raccontata dalla protagonista Joe (Charlotte Gainsbourg; Antichrist, Melancholia), che ripercorre la storia della sua vita dall’infanzia ai cinquant’anni, e nello specifico delle sue numerose esperienze sessuali. Il film è divido a capitoli, il primo in cinque.

Trailer del film:

Nel labirinto degli impulsi

Si sa, l’autorialità di Von Trier è principalmente provocatoria. Lui narra delle sue fobie, delle sue paure, del suo inconscio e attraverso i film esorcizza i demoni che corrodono la sua anima. Dopo il discusso e contorto “Antichrist” arriva il doppio capitolo che chiude la sua trilogia sulla depressione che percorre con un cast all stars gli impulsi e i disturbi sessuali che invadono la protagonista Joe, interpretata dall’ormai sua musa Carlotte Gainsbourg. Insieme a lei, in questo primo capitolo l’accompagnano Stellan Skarsgard, Shia Labeouf, Uma Thurman e soprattutto Stacy Martin, interprete di Joe da giovane, protagonista assoluta di questa prima parte della storia. Come sempre il cast viene messo alla dura prova da un regista che chiede loro l’estremo confine tra la finzione e la realtà, tra il pudico e il mero film hard, tra la strumentalizzazione del corpo e lo sforzo mentale ed emotivo.

Ma Nymphomaniac è di più, è una metafora attraverso l’utilizzo di un amo da pesca, l’uomo adescato e “usato” per un mero sfogo e istinto sessuale, è l’alto e il basso condensato insieme in un mix più o meno riuscito dove l’esplicito si fonde alla riflessione più profonda e molto più moralistica del previsto, narrata e affrontata quasi come ad una lezione dalla protagonista Joe ormai cinquantenne e Seligman (S. Skarsgard).

Rimanendo in sospeso in attesa del secondo capitolo, due ore per uno nella versione light e due ore e trenta e tre ore nella versione hard, Von Trier riesce a infondere in un racconto fluido diverse scene madri (il monologo di Uma Thurman su tutti), a rendere reali i personaggi grazie alle scelte degli interpreti e a fondere tutta la summa del suo cinema in un lungo, intenso, copione raccontando del suo intimo, del suo lato malato ed interiore attraverso (ancora una volta) la figura di una donna, da sempre temuta dal regista danese poiché “oggetto” che si vorrebbe poter controllare ma che si è impossibilitati dal farlo.

Film tabù, film discusso, scene di sesso e controfigure, è tanto facile parlare e incrementare il sentore del film-scandalo dell’anno ma questo Nymphomaniac è tanto altro e il sesso è uno strumento, solo una mera esplicitazione di argomenti e discussioni filosofico-esistenziali molto più profonde e stratificate che non mancheranno di ampliare e (forse) concludere il discorso iniziato dal regista sin da “Idioti” e “Onde del destino” nel prossimo capitolo conclusivo, in uscita a fine mese. Per la versione hard toccherà invece aspettare, forse, fine anno.

Alcune clip dal film

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