Power Rangers: la rivolta dei ’90

Arriva nelle sale italiane il prossimo Giovedì 6 Aprile il film diretto da Dean Israelite su una delle serie televisive più longeve, quella ispirata dai personaggi creati da Hai Saban, Shuki Levy e la Toei Company: Power Rangers.

Power Rangers

Power Rangers

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Angel Grove, oggi. Jason (Dacre Montgomery), Kimberly (Naomi Scott; The Martian – Sopravvissuto), Billy (RJ Cyler; Quel fantastico peggior anno della mia vita), Trini (Becky G) e Zack (Ludi Lin) sono cinque ragazzi con evidenti problemi d’integrazione che finiranno per condividere un’avventura dopo aver ritrovato insieme delle strane pietre colorate…

Trailer del film “Power Rangers”:

Adattare con misura

“Sono imbattibili, indistruttibili!” era una delle frasi più note dell’altrettanto nota sigla dei Power Rangers, inspiegabile fortunata serie che dal 1993 ha spopolato in tutto il mondo in termini di merchandising per quanto, già negli anni novanta, risultava uno show dalla messa in scena povera quanto l’effettistica utilizzata e rappresentava i Power Rangers con le loro tutine colorate e le loro estensioni robotiche come qualcosa di estremamente naif.

Eppure le 26 stagioni e i 900 episodi all’attivo dimostrano che malgrado ad oggi sembri esteticamente qualcosa di quanto più lontano dall’adattarsi alla contemporaneità, qualcosa di semplice e forte dentro c’era. E allora perché non farne un film marchiato Hollywood?

Power Rangers

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L’intuizione

L’ottima trovata del regista Dean Israelite (al suo secondo film dopo ‘Project Almanac – Benvenuti a ieri’, 2015) è stata quella di non rielaborare in chiave post-moderna i contenuti e l’essenza del format televisivo ma solo quella di renderlo contemporaneo nell’estetica e nella messa in scena, facendo convogliare il cinema supereroistico nella costruzione visiva, passando dal cinema anni ottanta per ragazzi nella prima parte della storia fino al Pacific Rim di Del Toro nella seconda parte.

Sigla originale delle Serie ‘Power Rangers”:

Pro e contro

Piena di ritmo la prima parte del film, una volta giunti al significato (e al significante) delle pietre colorate, tutto tarda ad arrivare e senza la giusta indagine psicologica dei personaggi che a noi rimangono sempre nella superficiale rappresentanza dei loro archetipi, sembra come se tutto perdesse di ritmo e si andasse avanti a tentoni, con dei personaggi che non sanno dove e come muoversi, piena rappresentanza della loro generazione, cosa sempre (giustamente) sottolineata dal loro nuovo mentore Zordon, interpretato da Bryan Cranston (Breaking Bad, Donal Trumbo), già doppiatore di alcuni episodi della prima stagione del 1993, e che funge come unica labile analisi in un film che permea, tra colori sgargianti e battute ben inserite, tutto un cinema che oggi difficilmente si ha il coraggio o l’ardire di rappresentare, sopratutto in un’epoca post-nolaniana in cui senza l’approfondimento e il legame al verosimile nulla sembra avere senso.

Elizabeth Banks

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Grande punto a favore del film l’energia e il fascino di Elizabeth Banks (Hunger Games Saga, Una notte in giallo) che qui interpreta l’eterno rivale dei Rangers Rita Repulsa: la Banks qui si diverte, pur rimanendo nella leggerezza di un personaggio fin troppo colorato e sopra le righe per essere preso sul serio, a sostenere l’immaginifico generale e donando un contrappunto equo alla ‘sfida’ cui i ragazzi giungeranno nell’ultima parte della storia.

In generale, il film dei Power Rangers riesce ad adattare al contemporaneo i Rangers meglio del film precedente del 1995 ma senza far perdere loro l’essenza della loro semplicità e dell’altrettanto semplice arco narrativo che di episodio in episodio li ha portati ad essere tra i personaggi più longevi (inspiegabilmente) del piccolo schermo. La voglia di un sequel sul grande schermo risulta invece meno possibile. Ma quello dipenderà dal box office e probabilmente non gli sarà difficile superare globalmente i 100 milioni del budget di partenza.

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