Premiato al Sundance Festival 2012, e vincitore dell’Oscar 2012 come miglior documentario, “Searching for Sugar Man” diretto dallo svedese Malik Bendjelloul, è un interessante documentario su un musicista poco noto.
Chi è Sugar Man
Sixto Rodriguez vive a Detroit nei primi anni Settanta. Scoperto casualmente in un bar pubblica due album che però pur interessanti non lasciano grosse scie. Tuttavia è protagonista di un tour di successo che prefigura una carriera promettente, ma al contrario scompare senza lasciare tracce di sè. La sua strana parabola colpisce la curiosità di due fan che si recano in Sudafrica dove scoprono che la fama dell’artista è al contrario molto alta. Rintracciato, l’artista, noto al pubblico come Sugar Man, riceve nel maggio del 2013 un dottorato honoris causa dalla Wayne State University di Detroit.
La storia del cantante “scomparso”
Essenzialmente basata su interviste a persone che lo hanno conosciuto all’epoca del suo effimero successo negli Stati Uniti intervallate dalle canzoni ( del tipico stile pseudo-country in voga negli anni Settanta) e da una testimonianza dello stesso artista, il documentario è una interessante ricostruzione di un mito. Il cantante, che aveva fatto perdere ogni traccia di sè al punto da essere creduto morto è diventato un’icona della lotta contro l’Apartheid e a tutt’oggi è popolarissimo e osannato. I testi delle sue canzoni che approfittando dell’inaspettata e rinnovata fama sono state pubblicate in un album anche da noi in Italia erano simbolo di speranza e di pace per le varie etnìe segregate nello stato sudafricano e il documentario mostra con quanta partecipazione il pubblico di ogni colore ascolta i concerti di Rodriguez.
Una tecnica innovativa
Anche se costruito come un tipico biopic, il documentario di Bendjelloul, è accattivante per vari aspetti: anzitutto per l’idea di detective story che reca insita: il giornalista esperto di musica Stephen Segerman inizia come un segugio a cercare varie piste e talvolta disorienta lo spettatore con false informazioni che fanno quasi pensare a un mockumentary ( un lavoro di fiction costruito come un documentario). Bella anche la tecnica filmica usata: il documentario è girato con un i-phone e accanto alle normali sequenze di interviste con il primo piano della persona intervistata , il regista propone delle scene animate con la musica di Rodriguez creando dei veri e propri videoclip, interessante anche l’abbondanza di immagini in notturna molto scure che ricordano un po’ alcuni quadri del pittore realista americano Dennis Hopper e che fanno sembrare l’ombrosa Detroit , luogo che vide nascere l’artista Sugar Man Rodriguez a una Los Angeles da thriller anni Quaranta .
Sugar Man in Italia
Distribuito nel nostro paese da Unipol Biografia Collection che si occupa delle biografie di uomini e donne celebri in ogni campo, il film è presentato in anteprima nazionale al Biografia Film Festival di Bologna mentre esce in tutta Italia a partire da domani, lunedì 10 giugno. Un’occasione per vedere un ottimo lavoro documentaristico e nel contempo conoscere un artista che pur avendo inseguito il successo inutilmente è riuscito a sua insaputa a diventare famoso.
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