Dopo aver recensito il suo film In the market, in questi giorni al cinema, eccoci arrivati all’intervista al regista Lorenzo Lombardi che ha gentilmente risposto alle nostre domande sul film.E’ davvero molto giovane Lorenzo Lombardi, classe 1986, ma è già regista, sceneggiatore e produttore. I primi cortometraggi li ha realizzati a soli 11 anni ma è dal 2001 che ha iniziato a fare sul serio: i suoi progetti vengono presentati in numerose rassegne nazionali ed internazionali tra le quali dobbiamo citare la 62° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (2005 con Nome 7397), il 59° Festival di Cannes (2006 con Piange) e la I° Festa del Cinema di Roma (2006 con Nome 7397).
Nel 2006 fonda, insieme ai suoi collaboratori storici, la casa di produzione e distribuzione Whiterose Pictures con il quale produce prima il film Life’s but e poi In the market che dal 2009, anno di uscita del film, ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra i quali 5 premi al Tenebria FF 2009, l’importante selezione al Festival del Cinema Indipendente 2009 di Foggia, la Palma d’Oro al Mexico International FF 2010 e la proiezione nella prestigiosa rassegna inglese Fantastic Films Weekend 2010 di Bradford.
Nel maggio 2009 ha lavorato al fianco del regista Chris Weitz come assistant director nel set italiano del film NEW MOON – the TWILIGHT saga e dal 2010 è direttore artistico del Fantasy Horror Cine Festival di Ancona e Perugia. In the market, il suo secondo film, è nelle nostre sale dallo scorso 5 agosto.
Le domande al regista
Ciao Lorenzo. Innanzitutto grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande. Il film è ispirato ad una storia vera: vuoi raccontarci come sei arrivato alla stesura del soggetto?
Era un po’ che volevo realizzare un film tratto da una storia vera e quando nell’estate 2007 cercavo curiosità su internet, m’imbattei in un “Missin Person Report” originale della polizia del Texas, datato 2005: mi sembrò l’ingrediente mancante per il mio timballo di splatter. In the market prende spunto da un fatto realmente accaduto a tre ragazzi in viaggio con la loro jeep.
Purtroppo di David, Sarah e Nicole dall’estate del 2005 non si sa più niente: si sono perse le tracce e gli ultimi avvistamenti si hanno di testimoni che li hanno visti entrare, attorno all’orario di chiusura, all’interno di un Market. I genitori, che denunciarono la scomparsa, ebbero notizia dalla polizia, del ritrovamento della loro jeep parcheggiata da giorni di fronte al Market in questione che si trova a Belen in New Mexico.
Prendendo questo fatto come incipit della nostra storia, ci siamo messi a otto mani, con Eleonora Stagi, N. Santi Amantini e Marco Martini, a scrivere prima il soggetto e poi la sceneggiatura di In the market, che anche nel titolo vuole ricordare questo avvenimento.
Il tuo secondo film l’hai scelto nel genere horror: cosa ti lega particolarmente a questo genere?
Mi ha sempre affascinato il mistero, l’occulto, l’horror in genere. Credo che lo spettatore abbia voglia di vedere qualcosa fuori dal comune, storie che lo possano emozionare o incuriosire. Nel mio film precedente dal titolo Life’s but, girammo delle sequenze horror, che poi risultarono molto bene nel film. Da lì, decidemmo che in un film futuro avremmo puntato molto su questo.
Sicuramente all’horror mi legano anche altri motivi, quali la mia età e quella media, molto giovane, dei miei collaboratori di Whiterose Pictures (la casa di produzione e distribuzione che ho creato assieme a Eleonora Stagi); è molto più facile realizzare un film horror alla mia età, che un film “impegnato”, anche se non escludo che in futuro mi piacerebbe toccare temi alti come l’Amore (quello con la “A” maiuscola) e la Vita.
Il budget ristretto è sicuramente un altro vincolo: realizzare un film di genere aiuta ad abbassare i costi, perché volendo si ha bisogno anche di poco per creare paura! Infine, volevo realizzare un film spettacolare, e per spettacolare intendo non con esplosioni o effetti digitali particolari, ma nel nostro piccolo, qualcosa che potesse incuriosire il pubblico e al tempo stesso essere una prova tecnica accattivante e divertente nella realizzazione.
In the market ha chiare ispirazioni ai film di Tarantino e al Torture-porn stile Hostel. Come mai questa scelta?
In In the market ho voluto inserire chiari omaggi a Quentin Tarantino, per omaggiare il suo stile nel modo in cui lui lo fa per i suoi registi preferiti. Tarantino è uno dei miei registi favoriti, sicuramente il primo su tutti. Volevo citarlo non troppo velatamente nel mio film, nel modo più divertente possibile. Ho voluto inserire anche una scena di Death Proof vista alla stazione di servizio dal benzinaio che si diverte a guardarla mentre pranza con un hamburger grondante ketchup.
Hostel, invece, è il film più vicino come torture-porn a In the market. Quando uscì, per me fu veramente un lampo a ciel sereno. Un’illuminazione! Un film diverso dalla massa che mi colpì profondamente. Un film che mostrava torture forti, crude, vere, senza lasciare niente fuori campo. Volevo realizzare un horror a quella maniera, senza nascondere gli effetti speciali, ma mostrandoli dettagliatamente.
Volevo fare un film che attirasse l’attenzione e lo splatter è stato sicuramente un punto saliente.
Termina qui la prima parte dell’intervista a Lorenzo Lombardi. Leggi la seconda parte.