Dall’intuizione di due baresi emigrati a Roma nasce U Mègghie Paìse, film documento su Bari, sui baresi e sul loro amore per la città e per la squadra.
Il progetto
Tutto è iniziato con un’idea: campionato 2008-2009, il Bari è in serie B ma in forte ascesa e punta alla serie A. Ivan D’ambrosio, produttore del film e Vanni Bramati, regista, decidono di girare un documentario su una particolare categoria di baresi, i tifosi. Scesi a Bari si mettono subito all’opera: seguono con discrezione nove personaggi baresi negli ultimi 4 mesi del campionato.
C’è Michele Salomone, che da più di trent’anni è la voce della radiocronaca delle gesta del Bari: una partita senza Salomone non ha gusto, lui è un simbolo dell’attaccamento alla squadra. Poi c’è Vittorio Sbisà, avvocato settantenne che segue il Bari da bambino e continua a collezionare gli album panini dei campionati di calcio. C’è Gaetano Errico, impiegato sindacalista che ha fondato il gruppo di Ultras Kuei Vekki e segue la squadra anche in trasferta. Roberto Sblendorio, capo degli ultras della curva nord, che coordina le trasferte e le coreografie. Giuseppe Porcelluzzi, che ha fatto innamorare la moglie Patrizia dello stadio portandola una volta a vedere una partita e ora sono abbonati fissi.
C’è Giorgio De Trizio, icona e capitano del ‘Bari dei Baresi’, la mitica squadra che negli anni ottanta fece sognare la città e che ora allena i giovanissimi del Bari. Enzo De Santis, non vedente con un amore spassionato della vita, in particolar modo della musica, il pesce (preferibilmente crudo) e ovviamente del Bari allo stadio, che segue grazie alla radiocronaca di Salomone. Alberto Savarese, detto il Parigino, personaggio controverso, che con Sblendorio è il capo degli Ultras. E Onofrio Vittorio, detto Jair, tipico barivecchiano (perchè abita nella zona antica di Bari, Bari vecchia appunto), che è uno degli eletti che porta la statua di San Nicola durante la processione della festa patronale ed oltre al santo ha una sola altra passione: il calcio.
Il film
Il film li segue nella vita di tutti i giorni, scoprendo la loro passione per la squadra non solo allo stadio ma in ciò che fanno: nel loro lavoro, il non far niente, il fare la spesa. Nasce così U Mègghie Paìse: un viaggio lungo quattro mesi, bello nella sua semplicità di storia corale, nelle sue musiche riarrangiate con i cori degli Ultras da Costantino Ladisa, o cantate da molti altri autori baresi (come i Folkabbestia, Gianni Ciardo e tanti altri), nelle sue immagini notturne e diurne che sembrano attingere dalla vita reale senza la voglia di appropriarsene.
Dalle parole degli autori scopriamo che il film è nato giorno dopo giorno: nessuno all’inizio poteva aspettarsi quello che è accaduto, dall’ascesa del Bari in serie A, avvenuta proprio durante la festa di San Nicola, all’arrivo di Tim Burton, magnate texano con l’intenzione di comprare la squadra, dalla vittoria alle elezioni del sindaco Emiliano all’esonero, avvenuto qualche giorno dopo, dell’amato allenatore leccese Conte. E l’effetto del film sta anche in questo, nel rivivere quei giorni con lo stupore di coloro che li hanno vissuti con passione e con amore verso la loro città e la loro squadra.
Il film attualmente è distribuito nella sola città di Bari, ma gli autori sperano di ripetere il successo di un altro film barese del 1999, La capa gira.
Se vuoi conoscere le parole di alcuni dei protagonisti, leggi il mio articolo sulla conferenza stampa.