Ritroviamo con molto piacere il regista Germano Maccioni. Lo avevamo lasciato vincitore della categoria dei cortometraggi del BIF&ST 2012 e lo ritroviamo autore di un interessante documentario, dal 10 maggio al cinema.
Fedele alla linea
di Francesca Barile
Lunga intervista a Giovanni Lindo Ferretti, leader dei CCCP prima, CSI poi, infine scioltisi nel 2000 con la fine delle Ideologie. Il docufilm accompagna il cantante nella sua confessione pubblica in cui parla della sua infanzia, i rapporti con la madre, la fede di bambino, la fede persa e poi ritrovata, le esperienze in Mongolia, la malattia.
Foto e brani di canzoni si alternano a filmati d’epoca e soprattutto si erge a protagonista la natura, complice una splendida fotografia che cattura tutti gli ambienti che Lindo Ferretti ama e vive. Poetico, sincero, il documentario di Germano Maccioni cattura un lungo periodo di vita italiana ed è un inno alla relazione tra Musica e Parola.
Le domande al regista
Ciao Germano, bentornato su cinemio. Oltre ad essere regista sei anche autore di soggetto e sceneggiatura di ‘Fedele alla linea’. Puoi raccontarci la genesi del tuo documentario? Perché questa scelta di raccontare la vita di Giovanni Lindo Ferretti?
La genesi è da ricondurre alla nuova impresa di Giovanni; un’opera epica equestre dal titolo ‘Saga’. Ci conosciamo da 10 anni e ho accettato di seguire il progetto e raccontarlo in un documentario… in corso d’opera le cose si sono trasformate; ‘Saga’ è diventato ‘Fedele alla Linea’. Ovvero la Saga umana e artistica di Ferretti, cui perno rimane però l’altra Saga, quella epica equestre… ma non è un film biografico.
Il documentario ha una linea narrativa precisa partendo dai racconti d’infanzia seguendo le esperienze di vita di Ferretti: come mai questa scelta?
Mi pareva che il suo arco esistenziale fosse denso di avvenimenti che in qualche maniera possono parlare a tutti. Era necessario trovare una narrazione vera e propria… in questo caso è cronologica ma il fatto di essere narrata in prima persona sfonda l’idea spazio temporale…
Splendide le immagini che intervallano l’intervista. Si tratta di una scelta dell’intervistato per rafforzare le sue affermazioni o è una tua idea per sottolineare il legame tra il cantante e la natura?
Non c’è nulla che Giovanni abbia scelto all’interno del film. Ha visto il film per la prima volta nella versione finita all’anteprima nazionale il 10 maggio. Come ogni vero artista non si è mai sentito di darmi limitazioni o impormi qualcosa… anche di estetico. C’è molto della mia fascinazione per quel mondo appenninico perduto, abbandonato e pasoliniano. Ci tengo a specificare che non si tratta di un’intervista; quella che stiamo facendo io e te è un’intervista… ho chiesto e guidato Giovanni verso qualcosa d’altro… di sicuro un dialogo nel senso greco del termine…
Raccontaci qualcosa della fase di preparazione del documentario. Com’è andata con Giovanni Lindo Ferretti? Ci sono degli aneddoti che puoi raccontarci?
Ci conosciamo da anni come ti dicevo, non c’è nulla che mi venga in mente di saliente… tutto è stato fluido e in un certo senso saliente… diciamo che il frequentare improvvisamente una decina di cavalli quotidianamente ha dato un pò di filo di torcere alla troupe…
Quali sono i tuoi progetti futuri? Dopo tanti lavori nel mondo del documentario, pronto per il tuo primo lungometraggio?
Molto pronto. Come diceva qualcuno, L’importante è essere pronti! Non ne parlo per ora, ma si… inizio a vederlo. Grazie molte Antonella, alla prossima.
Ringrazio anch’io Germano Maccioni per la disponibilità augurandomi di averlo nuovamente nostro ospite per il suo nuovo interessante progetto.