Dell’ultimo film di Gabriele Salvatores si è già parlato abbondantemente su queste pagine, prima con la recensione di Happy Family da parte di Antonella, e poi con il confronto Salvatores vs. Ozpetek da parte di Paola. Per una valutazione complessiva del film, non ho nulla da aggiungere alle loro considerazioni: vorrei invece riflettere su una singola scena del film, che ha fatto molto discutere gli amici con cui sono andato al cinema.
Se avete visto il film la ricorderete sicuramente, e se non l’avete visto la riassumo in breve: siamo circa a tre quarti della storia, ed il protagonista/autore (Fabio De Luigi) si sta per innamorare di uno dei suoi personaggi (Valeria Bilello). Il momento magico avviene quando la sente suonare Chopin al pianoforte: in corrispondenza della musica, le immagini della “realtà” scompaiono e De Luigi si lascia trascinare in un sogno ad occhi aperti. In un patinatissimo bianco e nero scorrono allora immagini di Milano, una Milano notturna e semideserta, popolata solo da sparse creature come gli operai della nettezza urbana al lavoro.
Non ho idea di quanto duri questa scena, e infatti in essa il tempo è sospeso. Visivamente non c’entra nulla con il resto, eppure mi ha fatto pensare che, al di là dei suoi plateali pirandellismi, proprio qui si nasconda il senso profondo del film (che poi sia bello o meno è un altro discorso, e io stesso non ho ancora capito se mi è piaciuto).
Secondo questa possibile interpretazione, è Milano la vera protagonista di Happy Family: una Milano inaspettatamente romantica, serena, armonica, nella quale lo sguardo poetico (di Salvatores) si integra alla perfezione con il suo vecchio fascino da città della moda. Questo videoclip mette in scena una sorta di “Milano da bere” a ormai trent’anni di distanza, non senza un tocco di comunismo – le figure inquadrate appartengono a classi sociali ben inferiori a quelle degli agiati personaggi del film – e però potrebbe allo stesso tempo essere un perfetto spot per la giunta Moratti. O per l’expo 2015, come suggerisce questo post delle Malvestite.
Raffigurare in questo modo la laboriosa capitale del Nord può sembrare addirittura eretico, o forse semplicemente marchettaro: eppure Milano è anche questa, e (avendoci vissuto qualche anno) devo essere grato a Salvatores per avere mostrato sul grande schermo questo suo volto solitamente così trascurato. Ma nel complesso, mi sento indeciso come De Luigi: non riesco davvero a decidermi se questo inserto in bianco e nero sia un colpo di genio o una gigantesca paraculata. Voi l’avete visto? Cosa ne pensate?
In effetti sembra un pò messa lì senza motivo. Anche nel mio articolo ho sottolineato l’aspetto ‘da palcoscenico’ del film, nel senso che le scene di esterno sono a mio avviso molto di contorno.
In un’intervista sembra che Salvatores abbia detto che ha voluto esaltare la bellezza di Milano: ‘Milano è bella dal naso in su’ ha affermato. Ma in realtà, a parte quella scena (sarà dunque davvero un megaspot di Milano?), non è che Milano si veda poi tanto….
Guardate, lo sapete che nn lo avevo notato? non so come ho fatto, forse nn me lo ricordo, ma se è così vuol dire che, perlomeno per quanto mi riguarda, nn ha avuto molto effetto…
Da come si è capito a me questo film nn è piaciuto, quindi sono molto critica, ma credo che, anche se l’idea di far risaltare una Milano bella, poetica, romantica e un pò retrò è assolutamente da apprezzare, in fondo non risalta più di tanto nel contesto del film a mio parere.
Forse era proprio questo che si voleva ottenere o forse nn avendo mai vissuto a milano e non conoscendola non riesco a capire, ma da questo punto di vista l’unica cosa che sono riuscita a vedere in questo film è il tentativo di far apparire Milano come una città più vivibile di quello che forse effettivamente è.
Sicuramente è una Milano idealizzata e fantasticata… basta vedere, in un’altra scena, come salvatores ha “ricostruito” la zona paolo sarpi. quello che volevo dire è che non mi pare un aspetto necessariamente negativo: anzi, forse è l’unico degno di interesse del film (per il resto davvero scarsino)