Sesto autore in concorso al Sudestival 2019 il regista Francesco Carnesecchi alla sua opera prima presenta il film La partita. Nell’articolo l’intervista completa.
Intervista a Francesco Carnesecchi
Del film sei autore di soggetto e sceneggiatura. Vuoi raccontarci la genesi? Come mai l’idea di raccontare il mondo così tanto amato ma nello stesso tempo odiato del calcio?
Francesco Carnesecchi: Volevo raccontare un mondo che conoscevo molto bene visto che ci sono cresciuto in quei campi, e quando ho girato il cortometraggio mi sono reso conto che era una storia troppo breve per i personaggi che avevo a disposizione, e così ho deciso di fare il film. In realtà è stato molto semplice il processo di scrittura, proprio per la mia esperienza, però non volevo che fosse una storia puramente drammatica
sulla realtà delle scuole calcio, quindi ho giocato con lo spazio e il tempo.
Mi piace perché si muove dalla commedia al film d’azione, con momenti fortemente drammatici… a tratti sembra anche un western. Non ho nessun odio verso il mondo del calcio anche se so che certe cose succedono per davvero, ma nonostante questo, ho tanta nostalgia di quei giorni.
Ho notato che del film sei anche produttore. Potremmo dire chi fa da se fa per tre: è stata voglia di indipendenza o necessità di portare avanti le proprie idee?
Francesco Carnesecchi: Entrambe le cose. Il film è prodotto da Andrette Lo Conte per Freak Factory, io sono Co-produttore insieme al mio socio Giovanni Pompetti che è anche il montatore del film. La cosa nasce dal bisogno di sopperire ad alcune spese, e visto che io e Giovanni abbiamo la nostra compagnia di produzione, la Wrong Way Pictures, abbiamo deciso di entrare in quota. E non siamo gli unici! Anzi, colgo l’occasione per ringraziare Duel Produzioni, Pyramid Factory e Rotornoise Soundtrack che ci hanno supportato in questo viaggio. Siamo in tanti! Il cinema indipendente si fa in tanti.
Il cast vanta la presenza di attori del calibro di Francesco Pannofino, Giorgio Colangeli, Alberto Di Stasio, Lidia Vitale. Come li hai scelti e come hai lavorato con loro per la definizione del personaggio?
Francesco Carnesecchi: I ruoli di Bulla, Italo e Umberto li ho scritti pensando a Pannofino, Di Stasio e Colangeli, quindi sono stato molto felice di riuscirli poi ad avere nel film, perché per me non è mai facile riuscire a cambiare quando ho una visione molto forte. Francesco poi ha giocato a pallone, e conosce molto bene quel mondo, il personaggio gli ricordava il suo allenatore, quindi è stato facile. Anche con Alberto lo è stato, perché porta addosso la stessa malinconia di Italo, sono contento per lui perché secondo me è uno degli attori più sottovalutati della scena italiana, e in questo film lo dimostra in ogni scena, spero possa finalmente prendersi quello che gli spetta.
Con Giorgio e Lidia non avevo mai lavorato (Pannofino e Di Stasio sono presenti anche nel corto) e mi sono trovato benissimo. Non avevamo molto tempo, ci siamo incontrati per parlare dei personaggi nello specifico e poi ci siamo visti direttamente sul set. Quando hai dei grandi attori è tutto più facile e questo non vale solo per loro, ma per tutto il cast. E’ un film corale, con tanti personaggi, e la riuscita è stata possibile soprattutto grazie al lavoro degli attori.
Parliamo un po’ della fase delle riprese. Com’è andata? Ci sono aneddoti che ti va di raccontare?
Francesco Carnesecchi: Ho ancora l’incubo delle scene di calcio. Per renderle realistiche dovevi coordinare i movimenti di macchina con 22 ragazzini sotto il sole di fine agosto, non è stato facile. Di aneddoti carini ce ne sono tanti, dalle partitelle in pausa a pranzo al catering che per la prima settimana ci è stato fatto dallo stesso camioncino dei panini presente nel film, ma poi abbiamo optato per una cucina più leggera 😊
Per concludere parliamo un po’ di te. Italiano, ha proseguito i tuoi studi a New York dove hai fondato anche una società di produzione. Che differenza hai trovato tra il mondo cinematografico italiano e quello americano? E come mai hai scelto di girare la tua opera prima in Italia?
Francesco Carnesecchi: Si, mi sono trasferito a NY a 22 anni appena compiuti, e sono rimasto di base lì per 10 anni, fino a che di fatto non ho girato La Partita che mi ha portato per forza di cose a ritrasferirmi a Roma. La differenza principale nel cinema sta nelle ore di lavoro: in America sono 12 mentre in Italia 10, questo mi ha provocato qualche difficoltà sul piano di lavoro ma alla fine siamo riusciti a gestircela. Girare il film in Italia più che una scelta è stata una conseguenza. Ho vinto parecchi premi con un corto fatto a NY e tra questi, alcuni italiani che mi hanno dato dei fondi per girare un cortometraggio in Italia. Quello è stato l’incipit del corto La Partita, e poi il resto già l’ho detto.
La partita è la tua opera prima. Hai già nuovo progetto nel cassetto?
Ti va di parlarcene?
Francesco Carnesecchi: Non dico niente fino a che non succede. Grazie mille Antonella! Saluti da Roma.
Ringrazio Francesco Carnesecchi per la sua disponibilità e gli faccio, a nome della redazione di Cinemio, un in bocca al lupo per il concorso del Sudestival.
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@Foto Credits Sudestival.org