Il giovane favoloso arriva all’Alaska

Alaska di Claudio Cupellini: un (melo)dramma tra la Francia e l’Italia..una discoteca e un amore che diventa ossessione.

Alaska

Alaska

Alaska

Fausto (Elio Germano) è un giovane italiano che lavora in un prestigioso albergo francese in qualità di cameriere. Nadine (Astrid Berges-Frisbey) è un’aspirante modella francese di vent’anni. I due si incontrano per caso sulla terrazza dello stabile dove l’uno lavora e l’altra si è recata per un provino per fumare una sigaretta. Tra i due scatta subito la sintonia. Infatti, entrambi sembrano essere soli al mondo, non hanno radici, legami solidi alle spalle. Sono insoddisfatti di quello che hanno e guardano all’orizzonte della terrazza come per cercare quale sia il loro posto nel mondo. Ed è subito attrazione. Fausto è attratto dalla ragazza la quale, a sua volta, non sembra essere indifferente a questo ragazzo apparentemente timido che nasconde un istinto violento e aggressivo. Ed è proprio a causa di questo suo atteggiamento che Fausto viene licenziato e mandato in prigione per aggressione. Qui dichiara a Nadine il suo amore e le chiede di aspettarlo quando uscirà. Il tempo passa.

Alaska

Una scena di Alaska

Fausto esce di prigione e quando vedrà Nadine la ritroverà una modella affermata ma spaventata dal suo immutato atteggiamento violento. I due iniziano una relazione e vanno a vivere insieme. Fausto si adatta con lavori di fortuna ma vuole di più per sé e la sua ragazza. Così, le prende tutti i suoi risparmi per entrare in società con Sandro (Valerio Binasco) per aprire l’Alaska: la discoteca più alla moda che si sia mai vista. Fausto e Nadine hanno una lite in auto e la ragazza resta vittima di un grave incidente compromettendo la sua carriera. La carriera di Fausto, invece, è in ascesa: la discoteca ha successo e ritrova anche l’amore. Ma Nadine si ripresenta e tutti i presunti progetti del ragazzo vanno all’aria. Soprattutto quando l’ex modella, per poter tornare in Francia, ruba del denaro al suo datore di lavoro che accortosi del fatto l’aggredisce rimanendo ucciso. Fausto corre in soccorso della ragazza ma i guai non sono ancora finiti e la loro ossessiva passione deve superare ancora molti ostacoli.

Elio Germano Alaska

Una scena di Alaska

Il trailer

Il film 

Alaska presentato in anteprima nella “Selezione ufficiale” della Festa del Cinema di Roma che si è appena conclusa uscirà nelle nostre sale il prossimo 5 novembre. Ciò che traspare è che il regista Claudio Cupellini ha fatto davvero di tutto per rendere questo film di ottima qualità. E grazie all’interpretazione di Elio Germano, bravissimo anche nella recitazione in lingua francese, una parte del successo è assicurato. Ciò che non convince affatto è la recitazione della giovane Astrid Berges-Frisbey che proprio sembra scomparire accanto al nostro bravo attore. Certo è che qui siamo ben lontani dalla prova d’attore de Il giovane favoloso ma la bravura e lo stile di Germano conservano un ottimo smalto.

Alaska Astrid Berges-Frisbey

Astrid Berges-Friesbey in una scena di Alaska

Altro elemento che non convince in Alaska è la struttura circolare della storia che fa perdere ogni attrattiva della stessa già a metà film quando ormai si può intuire come andrà a finire. Infatti, i due partono da una stessa condizione di insofferenza e insoddisfazione. Lui va in prigione e lei ha successo. Lui prende i soldi a lei e la carriera di lei si blocca. Fausto ha successo, Nadine perde tutto e questa volta è lei a commettere un furto con tutto quello che ne consegue. Forse, il solo elemento fisso della storia che funge da Grillo della Coscienza, da Gatto e la Volpe tutti insieme è il ruolo di Sandro il quale è l’unico, a suo modo, a ristabilire un certo ordine. Seppur discutibile e opinabile e più o meno condivisibile.

Alaska Valerio Binasco

Valerio Binasco in una scena di Alaska

Alaska è la storia di un amore malato, ossessivo e possessivo che nonostante tutto si ritrova e si perpetua. Ma questo elemento viene portato sino al limite della narrazione e sviscerato in ogni sua possibilità diegetica divenendo spesso troppo ingombrante e niente affatto naturale. Si sente la guida di una mano che vuole spingere sempre di più, andare sempre oltre e i personaggi sono costretti – giocoforza – a seguire questi comandi perdendo anch’essi, in alcuni tratti, naturalità e spontaneità.

Questo di Cupellini resta comunque un film che merita di essere visto perché proprio per questo suo turbine di eventi e questo continuo dare/avere da un personaggio all’altro con le rispettive vicende è un esempio di parossismo della passione che diviene unica e vera protagonista sul grande schermo.

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