il nostro regista Gianni Amelio

[video] ‘Il primo uomo’ raccontato da Gianni Amelio – prima parte

Mentre Il primo uomo di Gianni Amelio è ancora nelle nostre sale ecco la lezione di cinema dedicata al film che il regista ha tenuto durante l’ultima edizione del BIF&ST. All’interno tanti interventi video del regista che racconta soprattutto l’aspetto autobiografico del film.

L’ultima lezione di cinema del BIF&ST 2012 è stata sostituita dal convegno Albert Camus, il cinema, l’Africa con il regista Gianni Amelio, il giornalista Bernardo Valli, Akila Ouared, militante del fronte di liberazione nazionale algerino, e la giornalista tunisina Noura Borsali.

Il convegno, incentrato sul filosofo e scrittore Albert Camus, Premio Nobel per la letteratura nel 1957, si è soffermato in particolare sulla sua ultima opera, autobiografica e pubblicata postuma, Il primo uomo, sulla quale Gianni Amelio ha basato la sceneggiatura del suo ultimo film dall’omonimo titolo.

Il manoscritto de Il primo uomo è stato trovato nel 1960, dopo la morte di Camus a seguito di un incidente in auto avvenuta il 4 gennaio. La scrittura era molto fitta e senza punteggiatura e c’è voluto un lungo lavoro della figlia dello scrittore per arrivare al libro che oggi possiamo leggere.

Fortemente autobiografico, Il primo uomo è stato scritto intorno al 1958, anno cruciale della guerra in Algeria durata dal 1954 al 1962 e sottolinea il rapporto dello scrittore con l’Algeria e riassumendo un po’ tutti i dubbi e le perplessità di chi questa guerra l’ha seguita.

Il film, premio FIPRESCI consegnato dalla critica internazionale all’ultimo Festival di Toronto, cerca di portare sullo schermo il sentimento del libro e, contemporaneamente, qualche aspetto biografico del regista che, in molti tratti si indentifica con quella dello scrittore.

il nostro regista Gianni Amelio

il nostro regista Gianni Amelio

L’interpretazione del lavoro di Camus

Gianni Amelio:

In ogni film c’è una scena dura, difficile già in partenza quando scrivi il soggetto. In questo caso di scene difficili ce n’erano molte perchè raccontavo una storia con un protagonista realmente vissuto anche se nascosto dietro un altro nome.

Per la stesura della sceneggiatura non ho voluto l’aiuto di uno storico, che invece mi avevano suggerito, perchè mi sarebbe parsa una specie di vigliaccheria da parte mia affidarmi a qualcuno per raccontare quello che c’era intorno al personaggio, oltre che dentro.

Quindi mi sono preso l’incarico di studiare a fondo, attraverso tutto quello che ho potuto trovare, la storia dell’Algeria, non solo la situazione negli anni ’50, per non aver bisogno di qualcuno che mi dicesse se stavo sbagliando. Anche se, spesso, si ha la tendenza a guardare l’errore di una data e non quello di un pensiero tradito.

Nel video che segue Amelio spiega il lavoro fatto sul libro di Camus grazie anche all’aiuto della figlia dello scrittore, Catherine

La scena della radio

Gianni Amelio:

Una scena difficile è stata per me quella della radio dove si esprime il sentimento che Camus ha nei confronti della sua visione del mondo ma soprattutto della guerra in atto. Quando lui dice ‘Nella faccia di un algerino io ho riconosciuto il mio paese molto più che guardando un francese‘ dice una cosa estremamente forte.

Nel film io l’ho fatto insistere almeno tre volte nel dire ‘Io sono algerino‘. Camus era per una ricomposizione politica del conflitto e che non giustificava in nessun modo il terrorismo. Lui è stato di una chiarezza assoluta e forse altri hanno interpretato la sua posizione in una chiave sbagliata. Io tutto questo l’ho sottolineato proprio nella scena della radio.

Da sinistra Felice Laudadio (direttore del BIF&ST), il giornalista Bernardo Valli e Gianni Amelio

La posizione di Camus ed il senso del libro nel film

Nel video che segue Amelio esprime la sua opinione sulla posizione di Albert Camus riguardo la guerra e di come ha reinterpretato il libro nel suo film

Io penso che in nessun momento Camus abbia ripensato all’Algeria della sua infanzia come un paradiso perduto. E’ però quasi naturale che ai ricordi dell’infanzia si associno momenti piacevoli, anche perchè da piccoli non si avevano gli strumenti per poter giudicare le cose.

Però io ho voluto inserire già nelle scene della scuola il personaggio del bambino arabo che si rifiuta di parlare francese e che di fronte alla storia di Napoleone volta le spalle per poi riportare come il conflitto di bambini si trasforma in una richiesta di aiuto nel momento in cui il protagonista è un uomo importante e potrebbe scrivere a Mitterand ed il bambino arabo, suo antico nemico, gli chiede aiuto per salvare il proprio figlio.

Questa parte è tutta di mia invenzione ma non inficia il pensiero camussiano.

Termina qui la prima parte della lezione di cinema dedicata ad Il primo uomo ed alla figura di Albert Camus. Continua a leggere la seconda ed ultima parte.

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