locandina ufficiale del film Il Primo Uomo

Il Primo Uomo: Gianni Amelio ha trovato il suo alter ego…

Non c’è dubbio: Gianni Amelio ci ha fatto dono di un ottimo prodotto cinematografico.. e di una storia da pensare e da vivere accanto a ciascun personaggio scritto da Camus ma doppiamente vissuto e reso vivo dallo stesso Amelio.

di Chiara Ricci

La storia del film

locandina ufficiale del film Il Primo Uomo

locandina ufficiale del film Il Primo Uomo

Lo scrittore Jacques Cormery (Jacques Gamblin) ritorna nella sua terra natale: l’Algeria.

Egli è sempre più certo e convinto che sia possibile la convivenza dei musulmani e dei francesi senza che questa rechi danni agli uni o agli altri.

È proprio di questo che lo scrittore parla in aula universitaria ricevendo non troppi consensi.

Ma il viaggio in Algeria non è solo “ideale” è anche (e soprattutto) un viaggio della memoria.

Jacques incontra sua madre (Maya Sansa [da giovane] e Catherine Sola) e inizia a chiederle di suo padre.

L’uomo, nonostante abbia raggiunto la maturità, sente più che mai l’assenza dell’uomo che lo ha generato e che è morto a soli venticinque anni durante la Prima guerra mondiale.

Jacques inizia a scavare nei suoi ricordi, ritrova nella polvere del tempo gli affetti, “i personaggi” che lo hanno aiutato a crescere: la mamma, la arcigna e dispotica nonna (Ulla Baugué), lo zio Etienne (Nicolas Giraud), il maestro Bernard che gli ha insegnato a pensare e che ha istillato in lui l’amore per la cultura (Denis Podalydès).. tutto riaffiora nella sua memoria, tutte le persone che ha amato ad eccezione di suo padre che, seppure attraverso la sua assenza, è stata una presenza costante nella vita dello scrittore e di questo sapere tutto suo fa la sua forza, il suo baluardo per l’avvenire e per tutto ciò che ancora lo aspetta.

Una storia in parte autobiografica?

Il film che Gianni Amelio ha curato concettualmente, intellettualmente e affettivamente, emotivamente è tratto dall’omonimo romanzo incompiuto di Albert Camus.

Gli appunti di questo libro, infatti, sono stati rinvenuti nell’auto in cui lo scrittore morì a causa di un incidente il 4 gennaio 1964.

E’ stata sua figlia Catherine a ricomporre minuziosamente il materiale e a comporre il testo così come lo leggiamo oggi e che è stato pubblicato nel 1994.

Il primo uomo è una delle migliori prove di regia di Gianni Amelio.

Il regista, infatti, ha saputo dosare – con magica abilità – vita, infanzia, ideologia, ricordi, speranza, nostalgia.. tutte emozioni che messe insieme avrebbero potuto distogliere l’attenzione dello spettatore se non, addirittura, creare in lui una certa confusione.

Ma in questo film non si riesce a distrarsi perché tutto è raccontato, filtrato, descritto attraverso un occhio e un obiettivo coinvolti eppure attenti a non influenzare chi guarda.

Si potrebbe benissimo supporre che Jacques – Albert sia l’alter ego di Gianni Amelio. Infatti, come ha dichiarato lo stesso regista molti sono i punti in comune fra lui e lo scrittore: la forte presenza della nonna, l’assenza di un padre perché emigrato all’estero, la madre, il maestro.

Ed è forse questa particolare sensibilità che ha reso questo film così delicato, così puro – grazie anche alla bravura del piccolo Nino Jouglet che interpreta Jacques da bambino.. gli occhi del piccolo Jacques si sovrappongono a quelli del maturo Jacques, ormai marito e padre, eppure lo sguardo attento, curioso, indagatore è sempre lo stesso poiché è sempre lo stesso l’oggetto della sua ricerca: suo padre.

Ed è questa particolare visione a rendere questo un film un prezioso gioiello della nostra cinematografia tanto da vincere il Premio della Critica Internazionale allo scorso Festival di Toronto.

Infine, c’è anche un altro aspetto che va sottolineato e che rende questo film ancora più interessante: il doppiaggio.

Infatti, nella versione italiana magnifiche sono le “voci” che si sono prestate a dar vita a questi personaggi: da Pier Francesco Favino a Giancarlo Giannini, da Rita Savagnone a Ilaria Occhini.. un magnifico doppiaggio cui vale assolutamente la pena fare un plauso.

Gianni Amelio parla del suo film

Leggi e ascolta il regista Gianni Amelio che ha parlato del suo film al BIF&ST 2012.

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