Continuiamo l’intervista al regista Davide Sibaldi in occasione della presentazione della sua opera seconda, dal titolo In guerra, al Torino Film Festival 2014. Dopo averci parlato della storia e della produzione oggi ci racconta più nei dettagli il film.
Davide Sibaldi: l’intervista al regista
Ciao Davide bentornato su cinemio. Ancora una volta, dopo ‘L’estate d’inverno’, un film incentrato su una coppia. Ti piace analizzare questo tipo di dinamiche, soprattutto in situazioni, in qualche modo, ‘estreme’?
Certo, la coppia è da sempre uno dei miei “argomenti” preferiti. Soprattutto le relazioni di coppia e le loro diramazioni all’interno delle famiglie dei personaggi. E le situazioni estreme sono i luoghi che preferisco per ambientare tali film perché sono sempre delle nuove sfide da affrontare artisticamente e produttivamente. Il cinema è arte, e il punto di partenza dell’opera d’arte è rappresentare un qualcosa di reale (anche un concetto) traslandolo su diversi livelli di irrealtà.
In questa linea di pensiero è bellissimo usare a pieno le potenzialità che il cinema permette e tra queste vi è chiaramente il poter immergere dei personaggi in situazioni nelle quali pochi degli spettatori vorrebbero trovarsi in persona. E spesso queste sono proprio le situazioni estreme.
A tal proposito vi ricordiamo di leggere la recensione del film L’estate d’inverno e l’intervista a Davide Sibaldi in quell’occasione.
I due protagonisti provengono entrambi dal teatro. Come li hai scelti e come hai lavorato con loro sul personaggio?
Esatto, Fausto Cabra e Anna Della Rosa, come la gran parte degli attori del film, nascono nel teatro. A me piace molto lavorare con attori teatrali perché, almeno in Italia, sono tra i migliori e non hanno affatto paura di sembrare brutti, mostruosi o estremamente malvagi. E poi io li considero come dei samurai della recitazione. Vivono per recitare e i muscoli della loro mente e del loro corpo sono allenati a sopportare ritmi di lavoro estenuanti.
Infatti, la gran parte degli attori che ha partecipato al film ha spesso recitato, e recita, in spettacoli che durano più di quattro ore. Sempre al massimo della tensione e sempre in prima persona davanti al pubblico: il che vuol dire mantenere alta l’attenzione dello spettatore usando solamente la propria bravura interpretativa del momento e l’energia dei loro corpi. Con attori del genere è un piacere creare opere d’arte.
Il lavoro che abbiamo fatto sul personaggio è stato da un lato di capire la sua psicologia, il suo passato e le sue motivazioni e dall’altro il trasportare queste nozioni nei corpi degli attori. infatti, In guerra è un film molto fisico. Sia per quello che riguarda i contatti tra i personaggi che per quello che riguarda il modo in cui essi sono inquadrati: quasi sempre a figura intera.
Perciò, caso raro nel cinema recente, gli attori hanno dovuto recitare con tutto il loro corpo. Dai capelli ai piedi. E su questo abbiamo lavorato creando movimenti scattanti e nervosi per il personaggio interpretato da Fausto e movimenti flessuosi e delicati per il personaggio interpretato da Anna. E lo stesso è avvenuto per tutti gli altri attori.
E ora qualche domanda più specifica sul film. Daniel e la sua rabbia interiore sono la metafora della vita moderna nelle metropoli?
In un certo senso sì. Ma soprattutto sono l’espressione della paura che molti giovani, e meno giovani, hanno di cambiare e di seguire i loro desideri che li porterebbero alla felicità ma anche a scontrarsi con tutta una serie di imposizioni di quella società occidentale contaminata dall’idea del guadagno economico come unica motivazione di vita.
La rabbia è l’espressione di chi vuole cambiare ma ha paura di farlo. Di chi vuole essere felice ma ha paura di esserlo. È l’espressione di Daniel, il protagonista del film. E nel film viene narrato un modo per superare questa paura.
Che significato ha per te la notte? Contribuisce a tirar fuori i nostri conflitti?
Cinematograficamente parlando la notte, il cuore della notte, ha una potenza sconfinata. Permette di intervenire drasticamente sui colori delle scene ed, inoltre, è un luogo al quale la gran parte degli spettatori sono estranei. La città di notte, la periferia di una metropoli di notte, con le sue strade deserte, i palazzi bui e il cielo nero, le ore prima dell’alba non sono all’ordine del giorno nelle esperienze personali di molti spettatori.
Perciò è come portarli in un mondo nuovo che hanno a portata di mano ma che non hanno ancora visitato a fondo. Nel cast di In guerra pochissimi attori avevano visto di recente delle albe in città: nei venti giorni di riprese ne hanno viste venti.
Inoltre, di notte, la gran parte delle persone dormono e quando dormono la loro mente riesce a stento a tenere bloccato l’inconscio. Così di notte vengono alla luce i pensieri più nascosti, le paure, i desideri. Nei sogni. Ed In guerra è un sogno. Strutturato come un film. Ma è un sogno. Un’opera onirica nella quale l’eroe deve affrontare i demoni che non vuol vedere durante il giorno e deve batterli per vivere a pieno la luce che essi spesso gli nascondo.
La città e la vita sono male come direbbe Leopardi? Perché la speranza si accende sul far del giorno?
Diciamo che Leopardi è l’opposto esatto del mio eroe benché siano entrambi scrittori. Daniel è fisicamente forte, aggressivo, combattivo, proletario, spietato e rissoso. Determinato ad essere felice, combatte per ottenere il suo obiettivo. Per lui, come per me, la città non è un nemico e la vita non è un male: sono i blocchi che una persona ha nel profondo che storpiano la sua visione del mondo.
E i blocchi sono le ombre che si muovono nella notte. Spesso sono molto grandi. Spesso giganti come palazzi. Ma è solo affrontandoli con coraggio che si superano. Ed è solo superandoli che si raggiunge l’alba.
Il film è stato selezionato al TFF. Com’è andata? E ora? Dove potremo vedere ‘In guerra’?
Esatto, In guerra è stato selezionato al TFF nella sezione After Hours. È il primo film italiano a partecipare a questa sezione nella storia del festival. È stata una bellissima esperienza, carica di tensioni ed emozioni ed il pubblico ha accolto molto bene il film infatti, in tutte e tre le proiezioni i posti a sedere erano esauriti fin dal giorno prima.
Adesso il percorso festivaliero del film continua, abbiamo appena partecipato al festival del Museo del Cinema, Piccolo grande Cinema (29 Novembre), e diversi festival ci hanno contattato per i primi mesi del 2015. Vi terremo aggiornati.
Ringrazio Davide Sibaldi per la disponibilità e gli faccio un grande in bocca al lupo per il futuro del suo film.