Speciale intervista: Davide Sibaldi

E’ con estremo piacere che oggi presento al pubblico di cinemio Davide Sibaldi, regista di L’estate d’inverno, in questi giorni nelle sale, di cui abbiamo già pubblicato la recensione in anteprima. In questa intervista esclusiva per cinemio, Davide ci racconta la genesi, le difficoltà e le soddisfazioni ottenute con il suo primo film girato a soli 19 anni.

Davide, il film ruota attorno ad una conversazione di 60 minuti in tempo reale: com’è stato costruire una sceneggiatura, personaggi, e l’organizzazione “pratica” per creare cinemotagraficamente quest’ora di film?

Per esigenze di sceneggiatura mi serviva un set unico. Quindi ho seguito una doppia strada per strutturare il tutto: sul piano visivo ho diviso il set in una miriade di set minori in modo da avere una città e non più una suite dove ambientare il mio inseguimento e scontro di anime. Sul piano psicologico ho creato delle back-stories dei personaggi molto dettagliate (ogni personaggio aveva una biografia che risaliva fino al bisnonno ed ogni parente all’interno della biografia aveva una sua personale storia, breve, che spiegava come si era mosso nel mondo e quello che aveva fatto). Così, con questa miriade di personaggi il film non ne ha più solo due ma venti e più. Tutti con il compito di commuovere e far crescere lo spettatore.

Davide Sibaldi durante la conferenza stampa. Foto di Pasquale Mesiano

Davide Sibaldi durante la conferenza stampa. Tutte le foto sono di Pasquale Mesiano

A cosa e a chi ti sei ispirato per questa storia e per i suoi personaggi?

A una serie di dinamiche che ogni essere umano conosce alla perfezione. Prima tra tutte: l’abbandono. La tagline del film recita: “Tutti abbiamo abbandonato qualcuno” e tutti siamo stati abbandonati da qualcuno. L’abbandono non è solamente l’abbandono classico, il genitore, il figlio o il compagno che scappano di casa facendo perdere le loro tracce. Esiste un altro tipo di abbandono molto più dilagante e molto più malvagio perchè segnato da pigrizia: l’abbandono di chi rimane accanto ma non c’è. Del partner o del genitore che, pur essendo presente nella vita del compagno o figlio, ne è perennemente distaccato. Molte persone non pensano a tale modo di essere, lo metabolizzano fino a renderlo una parte importante della loro vita, ma questo tipo di abbandono è uno dei più molesti e viscidi. L’abbandono tocca tutti ed è solo rendendosi conto della sua esistenza che le persone lo fermano e se ne liberano.

Da sinistra: Fausto Cabra, Pia Lanciotti e Davide Sibaldi

Da sinistra: Fausto Cabra, Pia Lanciotti e Davide Sibaldi

A cosa è dovuta la scelta di ambientare la vicenda in un motel di Copenaghen?

La città che uno dei protagonisti cerca disperatamente è Hammerfest, una delle città più a Nord di tutta l’Europa. Copenaghen è a metà strada, circa, dalla città da cui il ragazzo è partito (Alessandria). Il centro del suo viaggio o la fine di tutto. Ma affrontando il suo problema all’interno di questo scontro di anime ciò che era il centro o la fine diviene l’inizio del suo futuro – ad ogni punto della nostra vita noi possiamo trovare la soluzione per quello che ci frena o ci fa soffrire. Basta volerlo davvero. E una volta risolto il problema, la destinazione verso la quale stavamo correndo e che credevamo il massimo da ottenere nella nostra vita ci appare come quello che è in realtà: un primo scalino di una scala immensa e maestosa.

Com’è stato girare l’intero film in 5 giorni e occuparti della post produzione per circa 7 mesi?

Molto divertente. Tre telecamere che riprendevano in continuazione per otto/nove ore al giorno in una suite d’hotel con più di dieci persone tra il cast artistico e tecnico. Un vero piacere e il montaggio durato 7 mesi più la post- produzione audio di quasi 3 mesi, uno splendido periodo nel quale, tra tensioni e gioie, ho imparato molto.

Il regista Davide Sibaldi

Il regista Davide Sibaldi

Come  è stato creare un film per una produzione indipendente? e nel futuro hai intenzione di continuare su questo cinema “off” o vuoi dedicarti ad un cinema per una distribuzione più ampia e competitiva?

Il film l’ho creato per me. In seguito ho cercato una produzione che mi permettesse di realizzare il film come desideravo nel profondo. All’epoca avevo 19 anni, il più giovane regista d’Italia, non erano in tanti a credere che un ragazzo di tale età potesse sostenere un film: Enzo Coluccio, Egidio Artaria, i produttori dell’Ardaco, e Franco Bocca Gelsi, il produttore associato, l’hanno fatto e il film è stato realizzato. Fin da quando pensavo all’idea avevo in mente un film che potesse essere prodotto con pochissimo denaro e fosse ambizioso soprattutto a livello contenutistico. Enzo ed Egidio hanno prodotto il film credendoci col cuore, hanno speso oltre 70.000€ di tasca loro, senza aiuti del Ministero e di nessun altro genere producendo un film che è una tappa storica per il cinema Italiano, Europeo e Mondiale. Per quanto riguarda i progetti futuri io ho chiara un’idea: l’importante è realizzare ciò che ci piace davvero e realizzarlo in massima libertà. La strada indipendente è certo interessante ma non è l’unica. Ogni progetto ha bisogno di una sua struttura solida ed adeguata alla sua mole.

I protagonisti: Pia Lanciotti e Fausto Cabra

I protagonisti: Pia Lanciotti e Fausto Cabra

Come hai vissuto l’accoglienza del tuo film nei vari festival internazionali e nazionali a cui ha partecipato?

Meravigliosamente positiva come pubblico. Mentre per quanto riguarda i critici e le giurie mi son sentito spesso dire: “Il tuo film è il migliore ma dato che hai 19 anni non possiamo darti il premio” (tranne negli Stati Uniti in cui il premio l’hanno consegnato con un immenso sorriso sul volto). Al momento mi infuriavo. Poi vedevo che chi cercava di ostacolarmi in questo modo erano sempre persone meschine o in declino e i grandi del settore come Morando Morandini o lo stesso Lars Von Trier, una volta visto il film, lo hanno elogiato senza paura, davanti a tutti, convinti della sua qualità. In molti altri festival invece le giurie non hanno avuto paura di premiare un ragazzo e questa è un’ottima cosa. Perchè più si cerca di fermare per pigrizia e più si rimane fermi. Più si fa e più si va avanti.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Film nuovi, liberi dai canoni “classici” nei quali molte volte per paura o timore di essere ci si rischia di nascondere.

La locandina del film

La locandina del film

Prima di chiudere, ecco un video della conferenza stampa seguita dai nostri collaboratori Pasquale Mesiano e Chiara Ricci, nel quale Davide parla del suo film.

In questo video Davide parla invece della scelta della musica

A questo punto non mi resta che fare un grande in bocca al lupo a Davide per la sua carriera da regista, ringraziandolo di cuore per la sua disponibilità.

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