Seconda coppia di film recensiti dai ragazzi della Giuria Giovani al Sudestival: Falchi di Toni D’Angelo e The habit of beauty di Mirko Pincelli.
Falchi
Nonostante gli attori abbiano interpretato in modo ineccepibile la propria parte, la trama non presenta un filo conduttore solido, i dialoghi sono scarni e, tralasciando la scena che apre Falchi, piuttosto accattivante, in seguito tutto procede in modo lento e confuso, poco convincente soprattutto il finale. Lascia a desiderare anche la stereotipizzazione di Napoli, rappresentata come città che fa unicamente da sfondo ad azioni criminali, tralasciando l’aspetto culturale e artistico che invece la caratterizza, cascando (ancora una volta) in un amaro e triste cliché.
Anche la rappresentazione dei Falchi non è immune da una rappresentazione politicamente scorretta, legata unicamente a droga, corruzione e illegalità, tacendo il vero valore e la vera importanza rivestita nella società.
L’idea di fondo sarebbe potuta anche essere buona, purtroppo però, non è stata sviluppata nel modo giusto e la buona interpretazione degli attori non basta a “salvare il film”.
Annalisa Palmisano, Liceo classico Galileo Galilei, V A
The habit of beauty
The habit of beauty, un film italiano dal titolo inglese che celebra due facciate della realtà, due aspetti che non sono altro che lo specchio della vita del regista Mirko Pincelli. Sin dalla giovane età di diciotto anni vive in Inghilterra, ma non ha dimenticato le sue radici, da qui la necessità di raccontare entrambi gli aspetti della sua vita attraverso la tragica storia di Ernesto (Vincenzo Amato) ed Elena (Francesca Neri).
Una coppia devastata dalla tragica morte del figlio Carlo dovuta ad un incidente automobilistico, avvenuto in Italia. Un dramma che separerà i due amanti. Ernesto, celebre fotografo, si rifugerà a Londra, dove si occuperà di volontariato in un penitenziario in cui incontrerà Ian, ragazzo ritenuto da Ernesto pieno di talento. Quando Ian viene scarcerato, Ernesto senza pensarci due volte, gli chiede di affiancarlo nella preparazione di una mostra fotografica.
Per allestire la mostra si rivolge alla moglie Elena, gallerista d’arte, che non vedeva dal giorno dell’incidente. Molto di quello che viene raccontato e mostrato nel film si ispira alla vita del regista. Un aspetto interessante è la scelta di preferire, per alcuni ruoli secondari, gente del luogo ad attori professionisti, è il caso della gang di ragazzi che frequentemente tormenta il giovane Ian, interpretato dall’intenso Nico Mirallegro.
Ciò che colpisce lo spettatore è l’originalità delle riprese, sempre diverse e la favolosa musica composta da Peter Michaels. Per contro vi sono, però, alcuni strappi nella sceneggiatura, come per esempio il motivo per cui Ernesto ed Elena si trovano a Londra. Altro punto debole è il doppiaggio che fa risultare meno convincente la recitazione degli attori.
Nonostante questi aspetti, il film risulta appetibile per un pubblico sia di giovani che di adulti per gli spunti di riflessione e discussione che offre: visione consigliata!
Alessandra Indolfi (IV ASU), Roberta Indolfi (IV AS), IISS Galileo Galilei