Presentato a Venezia 2021 e ai Rendez vous del cinema francese a Roma, Madeleine Collins ruota intorno alle vite di una donna.
Madeleine Collins: le vite di una donna
Elegante signora che sceglie un abito in una boutique, signora colta che partecipa a una soirée a teatro, interprete simultanea, public relation woman: già dalle prime scene il film introduce le molteplici attività della protagonista, ma chi è effettivamente questa donna? Come si chiama in realtà? E perché ha tanti nomi? Madeleine, Margot, Judith?
Andando avanti si scopre che la bionda protagonista (Virginie Efira), ha due famiglie e che tre bambini la chiamano mamma: due ragazzi preadolescenti da una unione e una bambina piccola da un altro compagno.
Persino lo sguardo e certi atteggiamenti fanno capire che troppi scheletri sono nascosti nell’armadio della donna.
Anche se a volte lento, il film esplora una situazione inedita nelle narrazioni filmiche: la doppia vita o meglio le vite di una donna che, muovendosi tra Svizzera e Francia e costruendo un castello di bugie, diventa prigioniera dei suoi stessi inganni.
Il trailer del film
Madeleine Collins – Un film di stampo hitchcockiano
Antoine Barraud presenta a Venezia 78 un thriller psicologico dalle atmosfere cupe che richiama i grandi film di Alfred Hitchcock.
Virginie Efira, attrice belga popolare interprete di fiction in patria e assai quotata come interprete principale in Francia, incarna il ruolo della bella e tormentata dalla duplice esistenza.
La abilità del regista è soprattutto nel lento svelamento dei misteri della protagonista, anche se più volte lo spettatore crede di essere venuto a capo dell’enigma per poi continuare nel gioco del gatto e del topo.
Tornando alla cinematografia hitchcockiana, il film in certi punti ricorda La donna che visse due volte con le protagoniste che condividono la stessa personalità sdoppiata.
Tra gli interpreti del film la non più giovane Jacqueline Bisset in un ruolo minore e lo spagnolo Quim Gutierrez.
Thriller, ma anche melodramma, Madeleine Collins saprà colpire le corde degli spettatori.
E’ l’eterna condizione del “doppio” e dello “sdoppiamento” che colpisce più o meno profondamente noi umani, forse qualcuno in maniera più traumatica come avviene in questo flim.
Anche un desiderio di qualcosa di fortemente voluto e non realizzabile ci fa entrare nella condizione dello “sdoppiamento” tra realtà e fantasia.
La situazione si aggrava se il confronto non è solo tra realtà e fantasia, ma tra più realtà (non solo due, ma talvolta più di due) aprendo uno squarcio su di un “panorama” complesso ed inquietante come quello oggetto del film.
In questo caso è l’abilità del regista e la versatilità degli attori a fare la differenza.
Bel film sicuramente ed illuminante recensione
Grazie per l’interessante commento