Ispirato all’autobiografia del grande ballerino cubano Carlos Acosta, No way home (Nessuna via di casa), Yuli, ( nome del figlio di un’antica divinità afro-americana), nomignolo con cui Pedro, padre del danzatore chiamava il figlio, è un biopic realizzato con grande cura a partire dalle riprese esterne e dalla fotografia tesa a valorizzare al massimo i colori di Cuba e il contrasto con i quartieri popolari che videro i natali e l’infanzia del piccolo Carlos/ Yuli.
Yuli – Danza e libertà
Nato in una famiglia numerosa ( ben undici figli) Carlos, ultimogenito, ha un’indole pigra e ribelle preferendo alla scuola il vagabondare solitario nelle strade de L’Havana, sua città natale.
Pedro, suo padre, di professione camionista intuisce nel ragazzo un talento artistico e lo iscrive alla scuola nazionale di ballo con il duplice desiderio di farne un artista dando così una svolta al destino di miseria a cui sembra indirizzato e anche con l’idea di disciplinarne il carattere del tutto privo di senso di sacrificio.
Yuli combatte aspramente contro le intenzioni di suo padre ma alla fine la sua arte innata ha il sopravvento facendo di lui il più grande ballerino cubano e uno dei più grandi danzatori dell’ epoca contemporanea.
Il trailer del film
La danza come metafora di vita
Yuli – Danza e libertà, realizzato dalla spagnola Iciar Bollain, può essere divisa in due parti ben distinte. La prima che parla dell’infanzia di Carlos sembra vertere fondamentalmente sul bambino e la sua indole ribelle e sul padre che, a differenza di altre storie similari (vedasi il mitico Billy Elliott) anziché contrastare al contrario auspica che il ragazzo venga avviato alla carriera di danzatore classico.
La seconda parte è invece più confusa e meno lineare perché interrompe la narrazione cronologica per fare continui salti tra diversi periodi temporali non escluso il presente che vede come io narrante lo stesso Carlos Acosta adulto alle prese con un balletto autobiografico che però non potrebbe corrispondere totalmente alla autentica realtà dei fatti.
Diventa quindi più difficile per lo spettatore ricostruire la linearità degli eventi anche se appare comunque chiaro il senso che sembra voler attraversare l’intera storia: la relazione tra padre e figlio, spesso difficile e altrettanto sovente compiuta solo quando il figlio giunge a piena maturità ed è in grado di capire le ragioni del genitore.
Altra tematica della pellicola, l’importanza del talento che pur non compreso se portato avanti anche a dispetto della propria volontà finisce comunque con l’affermazione del sè.
La danza assurge comunque a simbolo di autoaffermazione non solo personale ma addirittura di un intero popolo. Carlos, di umili origini, discendente da schiavi, appartenente ai reietti con il suo innato talento riscatta i sacrifici e la tenacia del padre, l’emarginazione degli ultimi.
Presentato in prima istanza al festival di San Sebastian, Yuli – Danza e libertà è ora una tra le pellicole del Festival del Cinema Spagnolo a Bari.