Il quinto potere: arma politica dal ritmo spento

Bill Condon, dopo la doppietta con l’ultimo capitolo della Twilight Saga, decide di tornare al suo cinema più impegnato e punta tutto sulla storia e l’ascesa di WikiLeaks e dei suoi due protagonisti, prima l’uno accanto all’altro e poi in etico contrasto: Il quinto potere. Dal 24 Ottobre al cinema.

Il quinto potere

Il film parte dalle idee e le prospettive di pensiero del fondatore di WikiLeaks, Julian Assange (Benedict Cumberbatch; Star Trek: Into Darkness, La talpa), e del suo collega Daniel Domscheit-Berg (Daniel Bruhl; Rush, Intruders) e dell’idea di creare un sistema di informazione senza censura, integrale e libera contro al sistema di potere instaurato dal potere dello Stato e dalla stampa.

Da qui la nascita del sito web WikiLeaks. E le inevitabili conseguenze.

Trailer del film:

La verità è sotto i vostri occhi

di Luca Arcidiacono

La prima cosa di cui si ci accorge una volta iniziato il film è l’enorme costruzione con cui lo stesso Condon e lo sceneggiatore Josh Singer hanno impostato l’intera storia, per sottolineare l’importanza sociale e ancor più politica del potente mezzo internet e della possibilità di coercizione dell’informazione o informazione libera su cui ruotano tutti i macrotemi proposti nel film e legati alla nascita ed esponenziale crescita del sito WikiLeaks.

Basandosi principalmente sui due libri “Inside WikiLeaks” e “WikiLeaks: la battaglia di Julian Assange contro il segreto di Stato”, il nuovo film di Bill Condon basa la sua forza su dialoghi tipicamente costruiti che ricordano molto la solita morale e costruzione hollywoodiana e sul fascino degli interpreti: fantastici Benedict Cumberbatch e Daniel Bruhl come protagonisti insieme ad un cast di contorno non da meno in cui troviamo Stanley Tucci, Anthony Mackie, Nick Davies.

Viene dunque confezionato un film, un thriller politico, che fa forza su un movimento sovversivo dal forte impatto sociale e di certo affascinante seppur è ancora presto per condurre un film più diretto sull’argomento vista ancora la prematura età.

Un film che sarebbe potuto tranquillamente durare di meno e che fa fin troppa fede sui suoi interpreti e sui dialoghi del cast secondario ma che ha il fascino di raccontare un tema attualissimo e di portare avanti principi etici e morali importanti ed immortali che furbamente il regista sa mantenere sempre vivi durante le due faticose ore che dirige ormai con esperienza e con un montaggio stanco.

Il finale volutamente furbo resta in realtà una trovata superficiale e per molti sicuramente irritante nel voler giustificare e non giustificare quanto detto nelle due ore precedenti.

Impatto visivo con poca profondità

di Laura Tanziani

Il Quinto Potere è un thriller drammatico basato su fatti realmente accaduti e non è facile l’intento che si pongono il regista Bill Condon e lo sceneggiatore Josh Singer: raccontare la nascita e la storia di WikiLeaks tra il 2008 e il 2010 soprattutto a chi non è espertissimo di tecnologia. La scelta registica di usare un linguaggio visivo super cibernetico rende allo spettatore ancora più difficile e faticoso seguire gli eventi.

Basato sui libri Inside WikiLeaks di Daniel Domscheit-Berg e WikiLeaks di David Leigh e Luke Harding dà una visione dei fatti parziale, perché visitati secondo una lettura di parte e quindi attendibile forse solo per metà. Il film ci porta negli anni della fondazione del portale che ha rivoluzionato il sistema di comunicazione mondiale e nel tempo in cui Assange (un inquietante e bravo Benedict Cumberbatch) incontra e recluta per la sua causa Daniel Domscheit-Berg ( molto ben interpretato da Daniel Bruhl, attore conosciuto dal grosso pubblico per il ruolo dell’eroe di guerra in Bastardi senza Gloria di Tarantino e nel recente Rush di Ron Howard). I due protagonisti danno così vita a un sistema d’informazione senza censure che riesce a portare a galla segreti e malefatte di banche, dittature, associazioni internazionali, sino a scardinare l’impenetrabilità del Governo degli Stati Uniti d’America attraverso la pubblicazione on line di war logs relativi a Iraq e Afganistan.

La regia e la sceneggiatura mettono al centro del film la pubblicazione della notizia priva di censura facendo diventare la Rete una nuova Democrazia. Ma la superficialità con cui l’argomento difficile e sempre attuale dell’informazione è trattato, il racconto per frammenti, le numerose e troppo ripetute affermazioni dictat sulla relatività della verità, rendono il film patinato e ruffiano, come una bella cartolina di design, senza mai entrare in profondità. Potrebbero volerci decenni per comprendere a fondo e veramente l’impatto che ha avuto WikiLeaks e quanto abbia realmente rivoluzionato la diffusione delle informazioni, difficile quindi risolverla con messaggi d’impatto visivo senza sfondamenti profondi.

La lunghezza eccessiva del film favorisce forse momenti di deconcentrazione da parte dello spettatore, vanificando in parte, la meraviglia o l’incubo della realtà virtuale che tende a far digerire qualsiasi cosa messa in Rete.
La Rete quindi come reale Quinto Potere del XXI secolo, da cui forse bisogna prendere una certa distanza emotiva anche in virtù della più volte citata frase di Oscar Wilde: “Datemi una maschera e vi dirò la verità”.

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