Al cinema solo per qualche giorno (13, 14, 15 e 16 settembre) il capolavoro di Hayao Miyazaki Si alza il vento.
Si alza il vento
Nelle oltre due ore di durata (che sono assolutamente godibili e leggere) Miyazaki porta sullo schermo in versione animata la storia realmente esistita del giovane Jiro Horikoshi, un ragazzo di semplici origini che sogna di diventare ingegnere aeronautico e di progettare, creare aeroplani poiché la sua pronunciata miopia non gli consente di pilotarli. Cresciuto, il giovane si reca a studiare a Tokyo dove il suo entusiasmo, la sua passione, la sua intelligenza e la sua determinazione – benché sia altrettanto timido e riservato – non passano inosservati iniziando a farsi strada. Infatti, arriverà a creare un aereo che ha segnato una tappa fondamentale nella storia dell’aviazione: il Mitsubishi A6M1, noto come aereo da combattimento “Zero” che, dal 1940 al 1943, è stato considerato il migliore del mondo.
Nel raccontare la vita del giovane progettista, Miyazaki non ha mancato di raccontare parte della storia del suo Giappone e, in un cero senso, raccontando anche di se stesso diventando una sorta di personaggio invisibile ma costantemente presente. Così, attraverso le immagini narra del terremoto di Kanto del 1923, la Crisi del 1929, la povertà, le malattie, la Seconda Guerra Mondiale, Hitler e il Fascismo seppur facendolo con molta delicatezza senza addentrarsi troppo nello specifico ma fornendo, comunque, un preciso quadro della situazione.
Il trailer
L’onirico Gianni Caproni
E a rendere tutto ancor più leggero, o meglio, leggiadro, colorato (nel vero senso della parola), surreale, divertente è la presenza di un altro personaggio, anche questo realmente esistito: si tratta di Giovanni Caproni – italiano – anch’egli progettista di aeroplani che compare nei sogni di Jiro. L’ingegnere, che nonostante lo scorrere del tempo, non invecchia mai è una sorta di Virgilio dantesco che guida il giovane giapponese (è così che lo chiama sempre) all’interno dei suoi sogni ed è lì che si ritrovano perché condividono lo stesso sogno che vivono, animano, progettano e persino scambiandosi qualche consiglio. Il progettista italiano sembra assumere una figura, se non prettamente paterna, di certo difensiva nei riguardi di Jiro accompagnandolo dai suoi sogni di bambino sino a quelli della sua maturità che restano gli stessi, perché è in essi che il ragazzo, poi adulto, continua a vivere anche dopo essersi innamorato e sposato con la dolce e fragile Nahoko che non si piega nemmeno davanti alla malattia.
Il film
In questo fantastico (nel senso più ampio del termine) film Miyazaki fa incontrare tre persone realmente esistite: i già citati Jiro Horikoshi, Giovanni Caproni ma anche – seppur senza comparire sul grande schermo – lo scrittore Tatsuo Hori che ha scritto l’omonimo racconto da cui è stato tratto il film e che, tra l’altro, è contemporaneo del “giovane giapponese”. Anche nel racconto il perno risulta essere la frase – che dà il titolo al film animato – tratta da una poesia di Paul Valéry: “Il vento si alza. Bisogna provare a vivere”. E quale miglior verso per accompagnare un film che racconta di viaggi (reali o presunti, nella realtà o nei sogni), di voglia di ricominciare, di cambiare, di tentare, di fare innovazioni.. perché tutto questo si respira in ogni fotogramma dell’opera di Miyazaki. Tutto questo, inoltre, viene reso ancor più suggestivo dalla splendida e delicata colonna sonora firmata da Joe Hisaishi e dagli splendidi scenari ricreati che non imitano ma simulano la realtà raccontando la storia di un Giappone assediato dalla guerra e dalla malattia ma anche ricreando i suoi meravigliosi paesaggi verdi.
Ma nel film si ride anche molto: della goffaggine, della timidezza, dello star apparentemente sopra le nuvole, degli ingenui timori di Jiro che poi sono quelli che appartengono a qualsiasi ragazzo innamorato della vita e immerso continuamente nei propri sogni da realizzare. Si ride soprattutto delle riunioni di lavoro le cui scene per non appesantirle sono state rese ironiche; si parla di tecnica e tecnologia, di viti e portelloni senza che questo distolga l’attenzione dalla storia, senza frantumarla, interromperla o disturbarla. Ogni cosa fa parte del tutto. In questo il Maestro Miyazaki ci ha dato ulteriore conferma della sua abilità e della sua grandezza.
Insoliti effetti sonori
Per Si alza il vento Miyazaki ha trovato un’idea tutta particolare per la realizzazione degli effetti sonori. Questi, infatti, sono stati generati dalla voce umana. Così, i rumori che accompagnano il terremoto del 1923, i rumori degli aerei, del vento, il fischio della locomotiva sono stati meravigliosamente realizzati attraverso l’uso dello strumento musicale per eccellenza: la voce.
Si alza il vento secondo Miyazaki
Il regista è molto affezionato a questa sua creatura che coccola ma che, allo stesso tempo, vede crescere con precisa obiettività. Ed è con queste parole che il Maestro parla della sua opera che, seppur fuori da ogni schema temporale, rimane ben fissa nella memoria lasciandoti nella mente e nel cuore l’entusiasmo di un giovane appassionato, la storia di una rinascita, di perdite ma anche di un continuo rinnovarsi. Ed è questo ciò che il regista dice riguardo Si alza il vento: “è la storia di un individuo dedito al suo lavoro, che ha perseguito tenacemente il suo sogno. I sogni contengono un elemento di follia, e questo progetto “velenoso” non può essere nascosto. Desiderare ardentemente qualcosa di troppo bello può distruggere. Accostarsi alla bellezza può richiedere un prezzo da pagare (…)”.