Rashomon _ L’oriente conquista l’Occidente

Rashomon è un film giapponese del 1950 diretto da Akira Kurosawa. I protagonisti della pellicola sono Toshirō Mifune (che grazie al film si impose nel cinema internazionale), Machiko Kyō, Masayuki Mori, Takashi Shimura e Minoru Chiaki.

Il film aveva un budget limitato, per cui all’inizio venne distribuirlo solo in Giappone, poiché i produttori credevano potesse divenire un flop. Tuttavia, grazie all’interessamento di Giuliana Stramigioli, una docente universitaria di Tokyo, il film riuscì ad arrivare in Italia e ad essere presentato al Festival di Venezia dove vinse il Leone d’oro.

Poco tempo dopo, vinse anche il premio Oscar come miglior film straniero. In poche parole, Rashomon è l’inizio del successo “orientale” nel nostro paese…

Rashomon
Locandina del film Rashomon

Rashomon

Tre uomini (un monaco, un boscaiolo e un viandante) si ritrovano sotto il tetto di un tempio (del dio Rasho), per ripararsi dall’incessante pioggia che incombe. Il boscaiolo e il monaco sono visibilmente sconvolti per un fatto accaduto poco prima, un omicidio e uno stupro. Così, per passare il tempo, il viandante chiede loro di raccontare il fattaccio, e attraverso vari flashback, assisteremo a versioni differenti, alla continua ricerca della verità…

Il Giappone risponde “presente” all’appello

Se oggi possiamo gustarci capolavori dall’oriente, il merito è soprattutto di Rashomon e di Giuliana Stramigioli. Rashomon aprì le porte del successo al cinema orientale, ritenuto ancora oggi un capolavoro assoluto, una pagina importante della storia del cinema.

Tratto da una serie di racconti dello scrittore Akutagawa, il film riflette sull’esistenza di una verità assoluta. Il pensiero del regista è rivolto verso il relativismo, sulla negazione di un’unica verità, che essendo soggettiva ha diverse facce. Come se ognuno di noi indossasse una maschera, esattamente come i personaggi tipici di Pirandello.

Secondo alcune dichiarazioni di Kurosawa, per la creazione del film si ispirò tantissimo al cinema muto, tanto da voler ricreare le stesse atmosfere attraverso un uso particolare della luce.

Nel film i flashback assumono un ruolo fondamentale, che però non seguono lo stesso filo temporale, poiché tutti raccontano una verità partendo da un tempo diverso. Questa idea, di stravolgere il tempo, mantenendo però lo stesso filo narrativo, è stata fonte d’ispirazione per numerose opere cinematografiche.

Esistono infatti diversi remake, come “L’oltraggio” di Martin Ritt con
Paul Newman o “Quante volte… quella notte” di Mario Bava. Rashomon racconta verità diversificate tra loro, ma al tempo stesso diventa egli stesso portatore di una verità assoluta, poiché è il film che gridò “presente” nella classe del cinema internazionale

Rashomon
Il boscaiolo, il monaco e il viandante in una scena del film Rashomon

L’uomo e il costante bisogno di mentire

Nel film appare chiaro e limpido che l’uomo mente sempre. Per Kurosawa, l’uomo non è in grado di dire la verità, perché mente persino a se stesso su sé stesso. Nel film, l’uomo è un essere malvagio, che uccide, fa guerre, commette atti impuri… Non ha vie di scampo, non si intravede la luce, ma si sprofonda sempre di più nell’oscurità totale.

Questo stato d’animo, lo percepiamo grazie alla pioggia incessante, una sorta di ostacolo per passare oltre le difficoltà che la vita ci impone. Un pensiero prettamente pessimistico, che si denota anche nei vari racconti dei personaggi.

La verità non esiste, l’unica certezza che abbiamo in comune è la morte, però persino la morte può mentire. Perché nel film, a parlare non sono
soltanto i vivi, ma anche il morto, grazie all’aiuto di una medium. Questo piccolo “gioco delle parti” è come una partita a poker, sta a noi stabilire chi bleffa, ci trasforma in veri e propri detective.

Tuttavia abbiamo tutto bisogno di credere, di sperare in un mondo migliore, anche quando sembra impossibile. Quindi quale miglior modo per il regista, di inserire un messaggio di speranza, se non quello di far cessare la pioggia e far spuntare il sole?

La pioggia che rappresentava l’oscurità dell’animo umano, viene spazzata via da uno spiraglio di luce. La luce che non illumina la verità, ma riscalda il cuore, rendendo l’uomo, un uomo migliore, forse…

Per Kurosawa l’uomo mente, non può farne a meno, ma la speranza è
sempre l’ultima a morire… In un certo senso, Rashomon è applicabile all’uso odierno dei social network, dove ognuno racconta la propria verità, e sta a noi decidere a chi credere… Per Pirandello, indossiamo tutti una maschera, e la verità ne indossa tante, tantissime…

Toshirō Mifune in una scena del film
Una scena del film

Curiosità

Dal 2018, è in cantiere l’idea di produrre una serie su Rashomon, diretta da Steven Spielberg. La trama resta invariata, un omicidio, uno stupro, e diversi personaggi che raccontano una verità. Non si sa ancora con certezza quando la serie verrà finalmente prodotta, ma sappiamo che Hisao Kurosawa, figlio del noto regista, collaborerà con Spielberg per la creazione della serie.

Giudizio personale su Rashomon

Se siete appassionati di cinema, come me e come tanti altri, Akira Kurosawa è una tappa fondamentale da cui passare. Persino Sergio Leone per la sua trilogia del dollaro si ispirò ad alcuni dei suoi film. Poi finirono in tribunale, ma quella è un’altra storia…

Rashomon è quel film che tutti abbiamo l’obbligo di guardare almeno una volta nella vita. Rappresenta il cinema giapponese e il cinema in generale, un vero e proprio capolavoro. Un film, un racconto, un gioco, mille verità. La più alta espressione del cinema giapponese nel mondo…

Se il film ti è piaciuto, dai uno sguardo alle altre nostre recensioni “orientali” come Snowpiercer e gli altri articoli della mia rubrica.

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