Si dice di me

Si dice di me – presentata alla Festa del cinema di Roma una storia di riscatto sociale

Si dice di me, un documentario che racconta una storia di riscatto sociale è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma lo scorso 21 ottobre.

Si dice di me

Si dice di me: il teatro come riscatto sociale

E’ stato presentato alla Festa del cinema di Roma Si dice di me, una storia di riscatto sociale. Perché riscatto? Il documentario, della durata di circa un’ora illustra come un corso teatrale in un quartiere disagiato di Napoli, Forcella per la precisione, abbia fatto da collante aiutando un gruppo di donne a uscire da situazioni limite.

Marina Rippa, l’ ideatrice del laboratorio teatrale descritto nel docufilm, da trent’anni si occupa di organizzare corsi di teatro nei quartieri più complessi del capoluogo campano. Le iscritte sono donne di tutte le età, ognuna con un vissuto a sé. Molte di loro non sono andate oltre la licenza elementare perché vittime di vecchi stereotipi, passando dal padre al marito padrone.

Alcune sono separate o hanno il marito lontano a lavorare fuori. Molte non sanno esprimermi compiutamente in italiano. Il laboratorio le aiuta a vincere le loro chiusure e ad appropriarsi di sé. Il documentario segue un arco di tempo piuttosto lungo riassunto in sessantotto minuti di girato. Si parte dalla fine del 2019 per concludersi nel 2022 con il saggio finale. In mezzo lo stop determinato dal confinamento per le misure di contrasto all’ approssimarsi della pandemia da COVID-19.

Grazie alla didattica a distanza i corsi continuano. Appena possibile maestra e corsiste si rivedono superando ogni barriera. La resilienza è una parola chiave incastonata in ogni partecipante.

Imperfette e goffe, ma determinate, le donne del laboratorio affrontano a testa alta il saggio finale stringendo la loro guida in un abbraccio che sa di sorellanza e di riscatto.

Un documentario a tratti commovente, mai noioso, da proiettare nelle scuole per sottolineare l’importanza di un impegno a prescindere.

Leave a Reply