La stanza delle meraviglie

La Stanza delle Meraviglie di Todd Haynes

Arriva nelle sale da Giovedì 12 Giugno il nuovo film di Todd Haynes, regista di Lontano dal paradiso, Io non sono qui e Carol, con un’opera tratta da un romanzo di Brian Selznick, qui anche sceneggiatore, e con il Premio Oscar Julianne Moore nel cast: La stanza delle meraviglie.

La stanza delle meraviglie

La stanza delle meraviglie

La stanza delle meraviglie

In due epoche diverse, due bambini sordi sognano una vita diversa. Nel 1927 Rose (Millicent Simmonds) fugge per trovare il suo idolo, l’attrice Lillian Mayhew (Julianne Moore; Kingsman – Il cerchio d’oro, Suburbicon). Nel 1977 Ben (Oakes Fegley; Il drago invisibile) si mette alla ricerca del padre, dopo la morte della madre. Nonostante i cinquant’anni che li separano, sono misteriosamente collegati tra loro.

Trailer del film “La Stanza delle Meraviglie”:

Teso e immagini

Anche per chi non ha letto il romanzo di Selznick Wonderstruck (che aveva già visto portato al cinema da Scorsese un altro suo romanzo su Hugo Cabret) non può non percepire quanta aderenza al testo di riferimento ci sia dentro la messa in scena tipicamente legata all’autore Todd Haynes: i colori saturi, l’intreccio, e qui più che mai un gioco a sottrazione che fa dello script qualcosa di elevato e che dona il massimo delle possibilità alla costruzione dell’immagine e all’utilizzo delle musiche che non si allontanano mai del tutto dai toni del melò.

I due piccoli protagonisti, la prima raccontata in un bianco e nero (ahimè tanto posticcio) del 1927 e il secondo raccontato in un iper-saturo del 1977, la prima vive nel silenzio che è dovuto alla sua condizione (è sorda) oltre che in una lettura meta cinematografica per via di un periodo in cui il cinema stava per affondare i denti nel sonoro ma non vi era ancora approdato del tutto, il secondo vive anch’esso nel silenzio dovuto alla stessa condizione ma sta in un mondo che è evoluto e dove i suoni e i rumori riempiono le immagini e in cui il protagonista si sente costantemente fuori posto.

La stanza delle meraviglie

Julianne Moore ne La stanza delle meraviglie

La bellezza e la sinuosità di una messa in scena mai banale, dove la macchina da presa non resta mai in un ‘posto di sicurezza’ e dove la sorpresa va ricercata nella dilatazione dei tempi, nella diversificazione della messa in scena che cerca l’inusuale al classico porto sicuro (il racconto finale è l’essenza di quanto detto sopra dove la verbosità del racconto che ‘risolve’ il giallo dell’intreccio sarebbe risultato pesante e ripetitivo per qualunque regista ma è proprio lì che Haynes sorprende ancora con una messa in scena che rende il tutto scorrevole e sorprendente), nell’utilizzo dei colori che empatizzano con lo stato d’animo del suo protagonista.

La Stanza delle Meraviglie è una nuova piccola perla del regista statunitense da un romanzo che raggiunge la terza dimensione senza perdere il senso profondo ma venendo anzi arricchito di una componente audiovisiva che lo rende fruibile a tutti, riempiendo gli occhi ed il cuore. In un momento in cui il serial sembra ormai l’unico futuro possibile per il piccolo e grande schermo, Haynes fa il bastian contrario in un’opera che sfida il sistema regalando al cinema l’essenza dei principi spogliati da ogni derivazione commerciale o soluzione ‘facile’.

La stanza delle meraviglie

Il backstage de La stanza delle meraviglie

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