Arriva al cinema dal prossimo Giovedì 2 Ottobre, Boxtrolls – Le scatole magiche, nuovo terzo film prodotto dalla “Laika Entertainment”, casa di produzione dedita unicamente, dal 2005, a produrre pellicole con la tecnica dello stop-motion (o passo uno). Il film, tratto dal romanzo “Here Be Monsters!” di Alan Snow, arriva nelle nostre sale dopo essere stato presentato e ben accolto all’ultimo Festival Internazionale del Cinema di Venezia. Anche in 3D.
Boxtrolls – le scatole magiche
La cittadina di Pontecacio è guidata da Lord Gorgon-Zole che, sotto consiglio del terribile Archibald Arraffa, che si muove con un secondo fine, decide di dare la caccia ai terribili Boxtrolls, esseri piccoli e (apparentemente) infimi che vivono nelle fogne della società.
Questi ultimi, in realtà, sono creature indifese e silenziose che prendono tutti i rifiuti della società e provano ad aggiustarli per da loro una seconda possibilità. Uovo, un bambino che vive con loro sin dai primi mesi di vita, potrebbe essere l’unica possibilità di ristabilire un sincero contatto tra tutti gli abitanti della città.
Trailer del film:
Laika
Quello che salta subito all’occhio di uno spettatore attento, conoscitore del precedente lavoro della Laika è la forza che è riuscita mantenere, alla terza pellicola prodotta, nella continuità tematica e stilistica rispetto ai lavori precedenti. Dopo aver esordito da un romanzo di Neil Gaiman con Henry Selick alla regia, Coraline e la porta magica (2009), sarà la volta di Paranorman (2012, di C.Butler e S.Fell).
Ancora una volta qui il mondo con cui veniamo a conoscenza è diviso in due parti, oltre alla forte divisione per classi sociali, la divisione è qui non solo fisica ma soprattutto ideologica dove i “freaks” di turno sono i piccoli Boxtrolls, esseri nati “diversi” e catalogati come “mostri” da una società bigotta che qui, per la prima volta rispetto ai precedenti, sono inseriti più facilmente ma in modo convincente in un contesto vittoriano, periodo perfetto per rappresentare tale società.
Grottesco
In quest’opera, rispetto alle due precedenti, c’è una fortissima componente grottesca che presenta una società chiusa e cristallizzata con alle spalle una tradizione che non gli permette in alcun modo di progredire ma più facilmente di incartarsi in se stessa. I colori, i dialoghi, gli elementi presi a metafora della stessa (il formaggio su tutti e le scatole in cui si nascondono i boxtrolls) rendono questo copione il più saldo di questa casa di produzione, secondo solo a “Coraline”.
Principali autori di riferimento restano ancora una volta il cinema di Henry Selick e Tim Burton, anche se qui i colori e gli omaggi si miscelano in una tavolozza di colori più varia e in un’esplicitazione spesso di personaggi e stati d’animo, per quanto non manchi una lettura stratificata per diverse fasce d’età.
Boxtrolls si conferma un’opera matura, con un ottimo utilizzo della tecnica dello stop-motion (per approfondimenti leggere qui), un aspetto visivo ‘vintage’ e spesso estremizzato, vicino al lavoro precedente, una continuità tematica, stilistica ed una narrazione stratificata a più piani di lettura che lo innalzano ad una delle più mature e coraggiose opere del cinema di animazione degli ultimi anni.