Come è noto, soprattutto in Italia, l’estate è un periodo abbastanza fiacco per quanto riguarda le uscite al cinema. Quale occasione migliore dunque per riscoprire film usciti qualche anno fa al cinema e che si possono recuperare in DVD o in TV? Parte oggi una nuova rubrica tutta estiva: I film da riscoprire. Primo titolo: “Si può fare“.
Diamo oggi il benvenuto ad una nuova collaboratrice, Francesca Barile, che curerà con noi questa nuova rubrica sui film da riscoprire.
Il film scelto da Francesca è Si può fare di Giulio Manfredonia con
Si può fare
Uscito nel 2008 e diretto da Giulio Manfredonia Si può fare parte da una storia vera, quella di una cooperativa per diversamente abili di Pordenone nata a seguito della legge Basaglia ed è dedicato a tutte le cooperative similari italiane.
Siamo negli anni Ottanta, il protagonista, un ottimo Claudio Bisio, è un sindacalista di sinistra duro e puro, autore di un trattato sul libero mercato e che per questo finisce in disaccordo con i suoi compagni. Dirottato presso una cooperativa di persone con disturbi mentali, Nello decide di coinvolgere i soci in una attività concreta incontrando molte difficoltà, alcune drammatiche, ma anche delle soddisfazioni.
Il titolo nasce da un intercalare del protagonista quando durante una riunione di soci si esaminano le varie proposte sulle attività da svolgere.
L’opinione di Francesca
Pluripremiato ma poco guardato, forse eccessivamente lungo, ma mai prolisso, Si può fare è un film coraggioso che affronta con tono lieve la malattia mentale. Interessante anche l’approccio di due psichiatri: l’uno attaccato al metodo classico, ma non per questo poco interessato alla sorte dei suoi pazienti, l’altro più informale e deciso sostenitore del metodo ex lege Basaglia.
Il periodo scelto dal regista, appunto la prima parte degli anni Ottanta è di transizione per l’attuazione della Basaglia (legge del 1978) . Come la vita, a volte tragica a volte comica, il film riesce in egual misura a trattare le vicende dei vari protagonisti senza mai scendere di livello.
Un plauso particolare agli interpreti dei soci della cooperativa, a volte un po’ eccessivi ma decisamente autentici, quasi al limite del docufilm. Bisio forse tocca l’apice delle sue interpretazioni, un po’ in ombra la protagonista femminile, Anita Caprioli, compagna silenziosa di Nello.
Toccante l’interpretazione del giovane Andrea Bosca nel ruolo di Gigio, un ragazzo problematico respinto da una normodotata un po’ viziata. Ma fondamentalmente il film è basato sul gioco di squadra poiché ognuno anche se è sulla scena per poche sequenze sa fare la sua parte e questo è raro nel cinema di oggi sempre più fictionalizzato e quindi meno curato nei particolari. Da vedere.
La recensione di Samuela
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L’autrice dell’articolo
Francesca Barile, barese, insegna inglese al liceo. Da sempre appassionata di cinema (adora la commedia italiana anni Cinquanta) scrive recensioni cinematografiche per un sito specializzato da diversi anni.