Mio fratello, mia sorella è un film del 2021, per la regia di Roberto Capucci prodotto e distribuito da Netflix in collaborazione con Mediaset, che sarà in sala dall’8 ottobre.
I due protagonisti sono interpretati da Alessandro Preziosi e Claudia Pandolfi, invece come comprimari troviamo l’esordiente Francesco Cavallo e un volto già noto su Netlix per Sotto il sole di Riccione, Ludovica Martino.
Mio fratello, mia sorella
Il film si apre con la morte del padre dei protagonisti, Nikola (Alessandro Preziosi) e Tesla (Claudia Pandolfi), che gli lascia un singolare patto successorio, di trascorrere un intero anno sotto lo stesso tetto andando aldilà del fatto che finora non abbiano mai avuto un bel rapporto.
Nikola ancora non ha creato la sua famiglia e non ha una vera e propria stabilità sociale, Tesla invece è una madre divorziata con due figli, Carolina (Ludovica Martino) con cui ha un rapporto di conflitto e Sebastiano (Francesco Cavallo) un ragazzo schizofrenico al quale la madre ha dedicato tutta la vita con un eccessivo senso di protezione.
La loro obbligata convivenza farà venire a galla tutte le loro differenze e dinamiche familiari mai provate dai protagonisti. Dopo un po’ di tempo i rapporti si stabilizzano fino a quando un evento scatenate porterà i protagonisti ad affrontare i loro segreti in un percorso di accettazione nei confronti di se stessi e dei rapporti familiari.
Il trailer del film
Un film riuscito
Il film riesce a pieno a rendere il problema della schizofrenia all’interno della famiglia portando a termine l’intento del regista di sensibilizzazione di una malattia sempre più comune.
L’esordiente Francesco Cavallo è stato bravissimo nel rendere questa malattia facendo empatizzare lo spettatore con il suo personaggio. Il cast nel suo insieme funziona molto bene, riesce a creare un amalgama che da l’idea di una famiglia disastrata in cerca di nuovi rapporti.
Un plauso alla sceneggiatura che riesce a rendere il film molto scorrevole nonostante le tematiche pesanti, i dialoghi sono scritti magistralmente e interpretati anche meglio. Una grossa criticità del film è purtroppo il montaggio che tronca volutamente determinate scene molto forti emotivamente, spegnendo di colpo ciò che stava nascendo nello spettatore.
La fotografia è lodevole riesce a non far staccare lo sguardo dalla pellicola ritraendo con dei colori perfetti per il tono del film la scenografia. Il finale è facilmente intuibile a partire dalla metà della pellicola, ma nonostante sia un po’ facilone riesce a strappare un sorriso genuino.