A distanza di cinque anni dalla conclusione della trilogia firmato Doug Liman (il primo episodio) e Paul Greengrass (il secondo e il terzo) e con Matt Damon, torna al cinema la saga di Jason Bourne ma senza Jason Bourne, per la regia di Tony Gilroy e con un Jeremy Renner in ascesa. È arrivato al cinema The Bourne Legacy.
Trama
Aaron Cross (Jeremy Renner; The Avengers, Mission impossible: Protocollo fantasma) è un’agente del programma Outcome che riesce a sopravvivere alla chiusura del programma, ovvero l’eliminazione fisica di tutti gli agenti, e cerca di scappare dal suo passato con l’aiuto della dottoressa Marta Shearing (Rachel Weisz; Dream House, Agora) e con l’assunzione di alcuni medicinali che aumentano le sue prestazioni fisiche e riescono ad allontanarlo dal controllo del governo, identificato soprattutto nel personaggio di Byer (Edward Norton; The illusionist, L’incredibile Hulk).
La presenza di Jason
Il film inizia e si apre in varie sequenze che ricollegano al precedente film riguardante e che narra di un Jason Bourne che continua a fuggire dal governo e che , pericoloso poichè ricorda tutto, ha aperto un polverone contro coloro che lo volevano morto perché riuscito ad evadere dal sistema e dal programma che lo aveva intrappolato per anni.
Tutto ciò porta alla chiusura di altri programmi top secret del governo in cui si trova anche Aaron Cross, nuovo protagonista in quella che pare diventerà una nuova trilogia e che ha lo sguardo e il fisico di Jeremy “Occhio di falco” Renner che, malgrado dica di non sentire il peso del collega Matt Damon, sa di dover convincere pubblico e critica della sua nuova posizione da primo attore.
Trailer del film:
Durante il film lo spettatore sembra cercare ovunque tracce di Bourne, da immagini e menzioni varie, fino alla nascosta voglia di un cammeo a sorpresa (che non accade). Ma Jason Bourne qui rimane solo un’ onnipresente nome e una speranza per un crossover col nuovo Cross nei prossimi film. Aaron Cross funziona malgrado non regge il confronto col predecessore.
Ricorda il suo passato e né vuole fuggire. E soprattutto vuole scoprire di più sul programma per cui lavorava che qui ricade molto più sulla scienza medica che sulla action story a cui ci aveva, superbamente, abituati Paul Greengrass.
Regia e Cast
La regia questa volta è affidata a Tony Gilroy (Michael Clyton, Duplicity) che, dopo aver sceneggiato l’intera trilogia precedente, qui passa in cabina di regia. Riprende i tratti fondamentali del collega precedente e decide di spostare la storia dall’action alla scienza, improntando su tale materia il programma cui Aaron fa parte. Oltre a mostrare il mondo attorno al singolo caso Bourne.
E il discorso che porta avanti funziona donando un protagonista che non riesce a trovare la propria identità, che gira per il mondo cercandola senza identificarsi in nessun e in nessun luogo. Ecco allora inevitabile il confronto col collega Bourne.
Intervista al protagonista Jeremy Renner:
I due camminano su strade parallele che, almeno per il momento, non si incontrano né fisicamente né ideologicamente. Si aggiunge al cast un Edward Norton che finalmente dona la possibilità al pubblico di identificare il nemico, il governo, in un’unica persona, diversamente da come spesso accade con un personaggio molto umano per la sua inumanità.
E poi c’è Rachel Weisz che dona il personaggio classico della donna che accompagna il protagonista che, per fortuna, non funge qui solo da spalla trasportata di qua e di là, ma ha una funzione ben precisa e anche lei ha un’identità tutta da riconsiderare.
La voglia di vedere Jason Bourne e Aaron Cross insieme c’è e chissà che un giorno non si riesca a realizzare. Le scene action qui ci sono, seppur ridotte, e la tensione è molto alta durante tutto il film che è ricco di dialoghi e collegamenti al precedente capitolo. Consigliato agli amanti della trilogia, ai lettori dei romanzi omonimi e agli amanti dell’action intelligente e non scontato. L’importante è non fare troppi confronti con il passato.
Il primo di bourne identity era geniale, il secondo e terzo passabile, adesso mi sembra esagerato, così finisce che per ogni film che ha un po’ di successo creano una saga, troppo marketing e poca arte…
Si questo è vero e lascia l’amaro in bocca pensare che nessuno è indispensabile… anche se va via l’attore portante del film, anche se va via il regista, non importa nulla a nessuno, si va avanti comunque… come succede qui allo stesso modo con spiderman, che ricominciano la saga solo 5 anni dopo la fine della trilogia di Raimi… e i casi saranno sempre maggiori col passare degli anni mi sa… :/
XIII come Jason Bourne? http://www.youtube.com/watch?v=oX8PVUFhGSE&feature=youtu.be
onestamente , come per tutti i sequel quest’ultimo Bourne mi ha deluso…il primo era fantastico e poi si è andati via via scemando, se continuiamo di questo passo non so dove andremo a finire…è un blockbuster tout court
A mio parere infatti potevano benissimo chiuderla col terzo senza andare oltre. Ma “Oltre” a Hollywood è una parola d’ordine… un altro grosso esempio può essere Pirati dei Caraibi che, al di là, dell’appeal di Jack Sparrow come personaggio ha un primo episodio che mi è piaciuto un sacco, un secondo e terzo molto in eccesso che, si, piace o non piace, ma restano grossi blockbuster e un quarto che mi ha deluso e tempo anch’io per il quinto inevitabile.. :/ …purtroppo in quel di hollywood comandano i soldi. Nient’altro.