Dieci minuti di applausi a Venezia: è questo quello che ha raccolto il film di Ivano De Matteo al Festival del Cinema di Venezia. Gli Equilibristi, un potente dramma attuale, di una famiglia e in particolare, di un uomo, alle prese con la crisi, con una Roma invisibile a fare da sfondo.
Trama
Giulio (Valerio Mastandrea) ha quarant’anni e una vita apparentemente tranquilla. Una casa in affitto, un posto fisso, un’auto acquistata a rate, una figlia ribelle ma simpatica e un bimbo dolce e sognatore, una moglie (Barbora Bobulova) che ama e che tradisce. Giulio viene scoperto e lasciato e la sua favola improvvisamente crolla. Ma cosa accade ad una coppia che ai nostri giorni “osa” separarsi?
Equilibrio economico
Il film, che presenta una forte influenza femminile nella scrittura della sceneggiatura (il film è stato scritto dallo stesso De Matteo insieme alla compagna Valentina Ferlan) a differenza di quello che può sembrare, non è un film sul divorzio. Il tema centrale è il cammino di Giulio, ormai solo e in preda dai sensi di colpa, che deve gestire sia la sua vita che la sua famiglia economicamente, facendo salti mortali, arrivando ad effettuare secondi lavori massacranti, ma vedersi sempre in rosso, in ritardo.
Tecnicamente impeccabile la regia di De Matteo, esperto documentarista. Il film trova la sua dimensione in una buona fotografia e nelle musiche originali di Francesco Cerasi.
Orgoglio
Orgoglio e dignità: è questo quello che trapela nel film di De Matteo. Giulio arriverà a dormire in macchina e a ricevere accoglienza nella comunità di S.Egidio, ma davanti alla figlia, che lo cerca, che vorrebbe stare con lui, e davanti la moglie, che come lui soffre di questa situazione, non parla mai di tutto questo. Lui stesso si sente un uomo fallito, per aver mandato in aria il suo matrimonio e la sua vita.
Ed è proprio nel rapporto che ha con la figlia che mette in chiaro il vero Giulio: padre affettuoso, che non cerca di far mancare nulla, senza far sapere dei sacrifici che sta facendo, riducendosi quasi ad un barbone. Infatti dopo anni di finto benessere, eccoci a pagare il conto. Un conto salatissimo, anche per chi come Giulio ha un posto al Comune di Roma, sfatando il tabù che ad oggi, un posto al Comune, non è sufficiente per andare avanti.
Una Roma invisibile
Il dramma di Giulio si svolge in una Roma che non viene mai definita: infatti quello che è capitato a lui, può capitare in una qualsiasi grande o piccola città del mondo.
La cornice romana riesce a definire bene i tempi del film: nella prima mezz’ora infatti, la pellicola è condita dal tipico umorismo romano di Giulio e compagni, prima che cominci a sprofondare nel dramma.
Ottima la recitazione dei due protagonisti, Valerio Mastandrea, perfetto a rappresentare la sofferenza del suo personaggio solo con lo sguardo, e Barbora Bobulova, per la prima volta sullo schermo, meno bella, stanca. Nota di merito alla giovanissima Rosabell Laurenti Sellers, già vista in alcune fiction e film, a interpretare Camilla, la figlia; una grande prova che dimostra talento. Da tenere d’occhio. Buona la regia di De Matteo, anche se alcune scene risultano troppo ripetitive.
Venezia l’ha applaudito, la critica e il pubblico ne parla bene. Sicuramente un ottimo prodotto, in sala dal 14 settembre da non perdere!
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