Arriva in sala The Congress, nuovo lavoro dell’israeliano Ari Folman, adattamento cinematografico del romanzo distopico Il congresso di futurologia di Stanislav Lem. Da giovedì 12 Giugno al cinema.
di Edoardo Marco Aversa
The Congress
Robin Wright (Robin Wright; Forrest Gump, Millenium – Uomini che odiano le donne) è un’attrice dotata di grande bellezza e bravura che, a causa dell’eccessiva timidezza e insicurezza, tralasciando gli sfolgoranti esordi, non è mai più riuscita a ripetersi, recitando solamente in ruoli piccoli e poco importanti. Complice l’avanzare dell’età, Robin comincia a ricevere sempre meno proposte di lavoro, rischiando di finire nel dimenticatoio per sempre. Il suo agente (Harvey Keitel; Le Iene, Dal tramonto all’alba) perciò la convince ad accettare un’offerta della Miramount, importantissima casa di produzione Hollywoodiana. In cambio di un cospicuo compenso, l’attrice dovrà infatti lasciarsi “scansionare” da una futuristica macchina, creando così una copia digitale da utilizzare nei film. Vent’anni dopo, Robin si reca al congresso di futurologia, organizzato della neonata Miramount Nagasaki, ritrovandosi in un mondo distorto e dalle apparenze fantastiche…
Trailer del film
Riflessione criptica e visionaria sull’evoluzione delle tecnologie digitali
Dopo il successo di critica del precedente Valzer con Bashir, il regista israeliano Ari Folman torna a cimentarsi con un film d’animazione “adulto” e non per tutti, questa volta però ibridato con il live-action. Folman ha le idee chiarissime e compone un’opera fortemente sperimentale e visionaria, modificando in diversi aspetti la trama dell’originale romanzo di Lem, sostituendo la figura dell’ingegnere con quella dell’attrice in declino, ponendo così le basi per il primo dei molteplici temi affrontati e criticati lungo l’arco del racconto: il mondo e i meccanismi Hollywoodiani.
Come nel recentissimo Maps to the Stars di Cronenberg, anche in The Congress troviamo infatti un forte attacco al sistema produttivo degli studios (la scelta del nome Miramount non è certo un caso), rappresentato dalla figura di Dylan, direttore senza scrupoli interpretato da un fantastico Danny Huston (The Aviator, 30 giorni di buio), capace di tutto pur di guadagnare quattrini. Il discorso sulla digitalizzazione degli attori, che sta realmente avvenendo nei nostri giorni, è solo una base da cui Folman parte per estendere la sua riflessione sulle possibilità delle tecnologie e della scienza, sottolineando i rischi in cui l’uomo può incorrere, ovvero l’alienazione dalla realtà e dal mondo “fisico” (e qui ci ricolleghiamo al romanzo di Lem). Il tutto ci è mostrato soprattutto dalle visionarie e criptiche parti animate, caratterizzate da colori psichedelici e surreali, che si distaccano nettamente da quelle più semplici e basiche del live action. Il mondo animato di The Congress è infatti un autentico capolavoro artistico, composto da un’immensa serie di rimandi e citazioni iconografiche al mondo “pop”, utilizzati metaforicamente dal regista per esprimere la sua visione sui temi trattati.
Nonostante alcuni momenti eccessivamente deliranti e poco chiari, la riflessione di Folman è perciò estremamente lucida e soprattutto coinvolgente, non solo grazie alle già citate strabilianti parti animate, ma anche grazie ad un lavoro eccezionale sugli attori, con una Robin Wright straordinaria (memorabile la scena in cui viene scansionata), coadiuvata dagli altrettanto ottimi Harvey Keitel e Paul Giamatti. Menzione finale alle musiche di Max Richter (tra cui figura una splendida “Forever Young” di Bob Dylan cantata dalla Wright per l’occasione), capaci di render ancora più intense le vicende clou della trama. Film per palati fini, ma certamente in grado di far riflettere, emozionare e stupire.
Voto 4/5