Room: il cielo in una stanza

Room: un film drammatico di grande potenza che sa diventare un vero inno alla gioia e alla speranza.

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Joy (Brie Larson) ancora adolescente viene rapita dal “Vecchio Nick” (Sean Bridgers) e per sette anni la tiene rinchiusa in uno spazio angusto, claustrofobico. Una stanza, appunto. Durante questo periodo la donna subisce violenze di ogni tipo e, dopo esser stata vittima anche di abusi sessuali, nasce il piccolo Jack (Jacob Tremblay). Joy fa crescere il bambino nella consapevolezza che tutto il mondo sia rinchiuso in quella stanza e che nulla esista al di fuori di essa. Così facendo, Jack impara a dialogare con tutte le cose che lo circondano e a cui ogni mattina augura il suo più innocente e affettuoso “buongiorno”.

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Jacob Tremblay e Brie Larson in una scena di Room

Joy inventa per suo figlio una realtà molto diversa di quella che esiste oltre quelle piccolissime quattro mura e non manca di regalargli momenti di pura gioia. Così, Jack arriva a compiere cinque anni e Joy ormai esausta delle violenze che il “vecchio Nick” le infligge è decisa a rivelare al piccolo la realtà dei fatti e di quanto colorata e viva sia la vita al di fuori di quel posto così stretto e oscuro e che è finalmente arrivato il momento di conquistarlo, di riprendere quella vita che ad entrambi è stata sottratta per troppo tempo. Per Jack è un vero shock. In un primo momento, si rifiuta di accettare quanto la madre gli racconta non capendo più cosa sia la verità e la bugia, il giusto e lo sbagliato. I due provano e preparano un piano alle spalle del “vecchio Nick”. Jack dovrà fingersi morto per essere portato fuori da quel tugurio e una volta fuori di lì chiedere aiuto. La libertà è vicina. La vita ancor di più.

Il trailer

Il film

Room, nelle sale italiane dal prossimo 3 marzo, è l’ultima opera del regista irlandese Lenny Abrahamson ispirata al libro Stanza, letto, armadio, specchio scritto da Emma Donoghue. Il film è stato presentato con grande successo all’ultima edizione del Toronto International Film Festival dove ha ottenuto il People’s Choice Award come miglior film e alla scorsa edizione della Festa del Cinema di Roma riscuotendo ampi consensi.

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Brie Larson in una scena di Room

Si tratta di un film assolutamente potente nonostante la sua semplicità stilistica e scenografica. Non siamo di fronte a un’opera cinematografica che si distingue per la sua resa scenografica né per la sua apparenza bensì per l’altissimo livello che rappresenta. Room è un film eccezionale che vanta un’ottima interpretazione dei due protagonisti: Brie Larson candidata ai Premi Oscar come Miglior Attrice Protagonista (e già vincitrice del BAFTA 2016 )e il piccolo e talentuoso Jacob Tremblay.

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Jacob Tremblay in una scena di Room

Quasi due ore di pure emozioni ed eccellente sono la sceneggiatura (firmata da Emma Donoghue) e la regia di Lenny Abrahamson (il quale riesce in modo impeccabile – servendosi anche di una fotografia esemplare curata da Danny Cohen) a rendere quel pressante, pesante e oscuro senso di claustrofobia dello spazio circostante e delle menti, delle psicologie, delle emozioni degli stessi personaggi. Infatti, ampio respiro malgrado lo spazio limitato viene dato alla capacità – soprattutto della mamma Joy – di creare un nuovo mondo prima solo interno, chiuso in quelle quattro mura ignote a tutti, poi aperto agli occhi profondi e immensi del piccolo Jack e ancor di più quando il bambino va letteralmente a scontrarsi con il “suo” mondo e con gli altri.

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Jacob Tremblay e Brie Larson in una scena di Room

Room è un dramma fortemente psicologico dalle forti tinte che molto ricorda il caso Natasha Kampush, la giovane austriaca rapita a dieci anni e riuscita a liberarsi del suo aguzzino dopo otto anni suicidatosi gettandosi sotto un treno, ma che pure non dimentica di dare ai propri protagonisti e a noi spettatori in sala molto più di una goccia di serenità e di gioia: è un vero inno all’amore materno. Oltre ogni limite. Oltre ogni ostacolo. Oltre ogni spazio.

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