Registi emergenti: “Mondo folle” di Fabio Del Greco

Dal 23 aprile grazie al canale gratuito Youtube è possibile vedere il nuovo lungometraggio di Fabio Del Greco  Mondo folle, un viaggio nel mondo del precariato con discesa agli inferi e ritorno.

La parabola discendente di un precario











Luca, ( lo stesso regista Fabio Del Greco) non più giovanissimo, ha una laurea in filosofia ma è costretto a fare il cameriere precario , incarico che non sempre svolge nel migliore dei modi. La sua vita in bilico gli causa una forte crisi esistenziale a cui si aggiunge anche il disagio con la sua compagna storica.
Chiara ( Chiara Pavoni), ex compagna di studi all’università di Luca, è bella, determinata e arrivata: ha un locale alla moda e sa quello che vuole.
Sembrerebbe che la ruota si sia rimessa a girare bene per il nostro amico, ma in realtà il locale deella sua nuova compagna Chiara è frequentato da un losco giro ed è invischiato con cocaina, escort e affari sporchi e ben presto qualcosa andrà storto nel nuovo mondo quasi perfetto del protagonista…

Il regista analizza non senza una punta di ironia, una realtà comune a molti : frustrazioni, precarietà e sfiducia possono facilmente portare all’idea di un guadagno poco pulito se questo può servire a rialzarsi e a farsi spazio in una società che da’ poca importanza al merito e troppa all’apparenza.

Una storia sempre attuale

Il film si apre con un comizio di Silvio Berlusconi e nella vicenda si parla di escort, di transessuali che se la spassano con il politico corrotto di turno mentre Chiara, la protagonista femminile, non avendo ottenuto un appalto, non esita a vendere un video per inguaiare l’onorevole poco compiacente.
Anche se sembra passato un secolo dalle vicende che hanno ispirato il regista, la storia di Luca è comunque sempre attuale perché il torbido e la corruzione possono far leva di tutti e soprattutto di chi non sa più a che santo votarsi per risollevarsi da una vita che si ritiene immeritata.
Il protagonista ricorre anche all’aiuto di un sacerdote, ma lo specchietto delle allodole del denaro facile finisce inevitabilmente per rapirlo come un canto di sirene.
Del Greco, interpreta Luca dando al suo personaggio delle sfumature quasi autobiografiche, senza lanciare messaggi ma solo cercando di dare a chi guarda emozioni autentiche.
Suggeriamo ai nostri lettori di visionare questa interessante storia e di apprezzare non solo la vicenda ma anche le belle immagini girate in Abruzzo, omaggio all’autenticità della natura come contrapposizione della corrotta vita di città.

Le domande al regista

Fabio Del Greco è nato nel 1974 a Pescara dove ha frequentato la facoltà di lingue e letterature straniere dell’università G. D’Annunzio. Nel 1997 frequenta il Dams dell’università di Roma tre, la scuola di cinema e fotografia Maldoror, studia sceneggiatura con Leo Benvenuti, e lavora su diversi set cinematografici come assistente alla regia, assistente al montaggio. Come regista e sceneggiatore ha realizzato circa dieci tra corti e mediometraggi, e il lungometraggio Una vita migliore. Ha scritto tre sceneggiature per film di lungometraggio e ha diretto oltre 30 spot pubblicitari

Ciao Fabio, benvenuto a CINEMIO! Potresti anzi tutto dire qualcosa di te e dei tuoi lavori precedenti per farti conoscere meglio dai nostri lettori?

Ciao a tutti. Ho realizzato dal ’95 al 2001 alcuni cortometraggi: Giorni d’estate e Luci della Città, girati nella mia città, Pescara, poi a Roma ho realizzato molte altre cose tra cui diversi mediometraggi, un paio di documentari e il lungometraggio del 2007, Una vita Migliore. Credo in quello che diceva Zavattini che il cinema dev’essere un libero modo di esprimersi accessibile a tutti, e oggi, finalmente è possibile grazie alle moderne tecnologie; per la creatività è un’occasione splendida. Tutt’altra cosa è fare film con la pressione dei commercianti che devono piazzare il prodotto: una buona parte della propria creazione viene svilita e si è fortunati se si riesce a trovare un compromesso e a completare l’opera senza che qualcuno impugni una causa.

Com’è nata l’idea di questo film?Ti sei ispirato nel titolo alla canzone di Gary Jules Mad World ( che fa tra l’altro parte della colonna sonora in una cover italiana n.d.r.)?

No, la canzone è venuta dopo grazie allo splendido contributo musicale che hanno dato gli Elettronoir, uno dei gruppi musicali, insieme a Stefano Agnini, Marco Puggini, Iguana e altri, che hanno realizzato la ricca colonna sonora del film. Anche il titolo è cambiato: era “Nostalgia” perchè l’idea parte da un soggetto di molti anni fa che raccontava di un artista di strada che dopo molti anni torna al suo paese natio in preda ad una crisi esistenziale. Ma di quel progetto, anche se è stato in un certo senso le fondamenta del film, era rimasto praticamente solo il titolo, e così mi è sembrato che “Mondo folle” fosse molto più calzante. L’idea è nata dal dialogo con tantissime persone nel corso di anni e dall’impressione netta e precisa che il minimo comune denominatore di quel disagio esistenziale fosse la precarietà, ma non in senso strettamente sociale o economico, ma una precarietà più impalpabile, interiore. Tutti i discorsi con quasi tutti finivano a parlare di questo senso di precarietà, anche con persone che non avevano problemi ad arrivare a fine mese; ho avuto la sensazione che questo era il sentimento che determinava l’atmosfera un po’ in tutti i settori del quotidiano,un’anticipazione di quello che ora sta prendendo una piega più evidente e concreta, ma che è stato in incubazione per anni in maniera invisibile. Poi ho metabolizzato nella trama i fatti di cronaca, il macrocosmo italico che si legava indissolubilmente al microcosmo dei personaggi

Come mai hai deciso di diffonderlo tramite un circuito gratuito come Youtube?

Perché mi sembra la distribuzione adatta per un film indipendente oggi, quella che può raggiungere il pubblico più vasto in ogni parte del mondo. La sala cinematografica fa parte di una macchina più complessa e costosa e non credo particolarmente al cinema low budget in sala che lamenta
sempre una diffusione bassa e un pubblico eccessivamente di nicchia: alla fine ci si rende conto che la spesa supera l’incasso. Oggi come oggi possiamo lasciare agli industriali, agli stati che finanziano e agli studios americani le sale perchè abbiamo con il web altri strumenti molto più liberi e più adatti per autori che fanno piccoli film come artigiani senza alcun costo o quasi, operazioni quasi puramente creative che possono contare su questo tipo di visibilità in rete, mentre la sala, anche quella di parrocchia, ha degli alti costi di gestione e per portare poi il pubblico bisogna contare su una campagna pubblicitaria, su recensioni sulle testate principali che non calcolano lontanamente gli autori sconosciuti… insomma si entra in un meccanismo da cui si esce sempre sconfitti, tranne rari casi, perchè è un sistema dove conta solo il potere economico. A testimoniare questo sta il fatto che tutti i grandi incassi in sala sono quasi sempre film mediocri, che però fanno presa sul pubblico con grandi spot, personaggi famosi televisivi e non, e poi ci sono i festival, che sono un guazzabuglio di feste, sfilate di moda, tappetti rossi, gossip… insomma questa roba non c’entra nulla con i piccoli film di cui sto parlando, e neanche con i grandi autori, come per esempio Polansky che a Cannes va alla festa in suo onore fatta da Gucci. Certo, alla festa ci va,un po’ magari a disagio, ma ci va, ma ce lo vedete voi Polansky a fare festa nel Glamour con Gucci. Io, sinceramente no, sono due mondi lontani.

Puoi parlarci della scelta del cast e in particolare della attrice protagonista?

La scelta del cast è stata guidata molto dall’impatto visivo dei volti e ho preferito un volto che esprimesse il sentimento giusto alle grandi prove di recitazione. D’altronde io prediligo chi è capace di non recitare, che riesce ad avvicinare molto il suo essere alla scena, e tento di tirare fuori un qualcosa di preesistente dalla personalità degli attori. E’ più difficile, specialmente per gli attori che fanno solo teatro, ma quando si riesce il risultato è assicurato. La scelta di Chiara Pavoni, con cui ho collaborato in molti progetti, è stata immediata, dato che era perfetta per il ruolo e che è un’attrice bravissima ed intuitiva che mi capisce al volo quando le dò un’indicazione e che conosce molto bene il cinema, cosa rara perchè la maggior parte degli attori meno conosciuti che si muovono soprattutto nell’ambiente del teatro ed hanno avuto pochissime occasioni di lavorare davanti alla macchina da presa.

Puoi farci qualche anticipazione sui tuoi progetti futuri?

Sto lavorando alla sceneggiatura di un film che racconta di una ricerca interiore e di un lungo viaggio, o meglio è la sceneggiatura che lavora per me. E mi sto dedicando anche alla scrittura di racconti che hanno un registro sospeso tra realtà e sogno.

Grazie Fabio, in bocca al lupo per tutto e a presto!

Auguriamo a Fabio il successo che si merita e invitiamo ancora una volta i lettori a seguirlo.

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