Roberto Andò chiude la mostra del cinema di Venezia presentando fuori concorso Il bambino nascosto, pellicola con protagonista Silvio Orlando, il giovanissimo Giuseppe Pirozzi, Lino Musella, Imma Villa e Sasà Striano.
Il regista torna al Lido tre anni dopo Una storia senza nome (2018), film sempre fuori concorso che al tempo ricevette apprezzamenti di critica e pubblico e stupisce ancora portando una pellicola teatrale molto introspettiva, sicuramente interessante.
Il bambino nascosto
Gabriele Santoro (Silvio Orlando) è un professore di Napoli che abita nella zona di Forcella e parallelamente insegna pianoforte ad un conservatorio. Durante la consegna di un pacco, approfittando della distrazione di Gabriele, un bambino si introduce in casa sua nascondendosi.
Il protagonista si accorge della presenza del bambino in serata riconoscendolo immediatamente: è Ciro (Giuseppe Pirozzi) figlio dei suoi vicini di casa nonché camorristi. Nonostante il rischio, Gabriele decide di tenerlo con se per donargli quell’affetto che i genitori non sono mai stati in grado di dargli.
Il film svilupperà questo rapporto con tutte le complicazioni del caso.
Il trailer del film
La valorizzazione della solitudine
Il film è incentrato sul rapporto dei protagonisti, due persone sole: Gabriele, asociale cronico che ha difficoltà nel relazionarsi con altre persone e Ciro, un ragazzo che rinnega la sua famiglia da cui è stato maltrattato. Roberto Andò unisce questi due personaggi nella loro solitudine creando tra di loro un alchimia perfetta, facendogli dimenticare tutto ciò che non hanno avuto dalla società.
Silvio Orlando e Giuseppe Pirozzi sono eccezionali, hanno un’intesa sul set che viene resa a pieno nel film riuscendo a incarnare perfettamente la poetica della pellicola, per una buona parte.
Le criticità arrivano sul risolversi della questione la quale risulta frettolosa e poco armonica, si percepisce di più la carenza narrativa. Nonostante la storia non sia particolarmente originale, grazie alla sceneggiatura di Franco Marcoaldi riesce a essere meno prevedibile del previsto.
Il film ha un impianto teatrale, ambientato per gran parte in una stanza con dialoghi tra i due personaggi, la regia di Andò riesce a rendere dinamico questo impianto non annoiando mai lo spettatore.
La fotografia di Maurizio Calvesi valorizza l’ambientazioni interna con questi colori caldi che raffigurano l’unione tra i due personaggi.
Il bambino nascosto è un film interessante che riesce a far riflettere su quanto abbiamo bisogno di affetto e quanto può pesare la solitudine.