Lezioni di cinema: Luigi Lo Cascio – Terza Parte

Eccoci arrivati alla terza ed ultima parte della lezione di cinema dell’attore Luigi Lo Cascio che nelle scorse settimane ha riscosso un buon successo. Dopo aver raccontato dei suoi esordi al teatro e al cinema e della sua esperienza come regista, oggi ci spiega l’importanza, per un attore, di una buona formazione.

L’accademia

Alla luce della mia esperienza devo tutto all’Accademia. Quest’anno sono tornato ad insegnarci e mi tremavano le gambe più di quando vado in scena. Ho ripensato a me, a quanto sono stati fondamentali quei momenti. Innanzitutto per i maestri ma anche per i compagni. Si sta per anni con alcune persone come te e che ti fanno da specchio.

Non c’è niente di peggio del rischio di non accorgersi dei propri difetti e te ne rendi conto solo vedendo gli altri. Mentre chi suona per esempio ascolta il suono e si accorge degli errori, noi attori siamo soggetto ed oggetto della forma artistica per cui, soprattutto nei primi tempi, non riusciamo a vederci e dobbiamo quindi fidarci dello sguardo dell’altro. Il proprio essere acerbo è testimoniato dal comportamento dei compagni e questo aiuta anche a smorzare la propria aria da protagonista.

Io consiglio sempre di fare una scuola. C’è stato un periodo in cui l’attore poteva formarsi senza scuola grazie alla continuità di lavoro. Chi entrava nella compagnia di De Filippo, per esempio,  non aveva bisogno dell’accademia. Se invece tra un lavoro e l’altro passano 8 mesi hai bisogno di mantenere l’allenamento.

L’accademia ha poi un altro elemento insostituibile: in tre anni si fanno ruoli (Amleto, Oreste, ecc.) che usciti di lì raramente si riescono a fare perchè nessuno ci affiderebbe mai delle parti così importanti. E’ un luogo in cui ci si esercita sulle cose più difficili.

Un aneddoto di Orazio Costa

Stavamo lavorando sull’Amleto e abbiamo passato 5 mesi sulla prima battuta (‘chi è là?’ detto dai soldati): tutti i giorni Costa ci faceva mettere in cerchio e ad ognuno faceva dire la battuta. Quella battuta ha anche dei sottotesti, non solo perchè è l’incipit dell’Amleto, ma anche perchè forse è un’interlocuzione anche al pubblico.

C’erano talmente tanti significati che il nostro modo era sempre troppo quotidiano, troppo qualunque, impreciso rispetto all’impossibilità della precisione con battute di questo tipo. Lui avrebbe detto no anche se avessimo provato 10 anni, ci sono battute per cui il si è soltanto una convenzionale del fatto che ci fermiamo tutti e presentiamo un risultato provvisorio.

Buongiorno Notte

Ecco come Luigi Lo Cascio si è preparato per la parte del terrorista.

Non ho incontrato o parlato con nessun terrorista. Nel teatro c’è quello che si dice il gioco del si fa che s’era (un modo di dire fiorentino dei bambini quando si immedesimano in qualcuno). L’attore deve fare lo stesso: i bambini si buttano nella cosa con l’idea che si sono fatti del personaggio (il dottore, la maestra).

Questa cosa avviene anche negli spettatori: chi va a vedere un film non è preparato eppure comprende tutto e si commuove. Non ha avuto bisogno di chissà quale tecnica per piangere nel momento in cui si deve piangere. L’attore deve riuscire a costruire il personaggio ma in fondo anche lui è spettatore del testo, della situazione.

Questa domanda non la si fa quasi mai ad un attore di teatro. Perchè credo che nel cinema si pretende dall’attore una identificazione totale nel personaggio. Non puoi esserlo se non sei un pò come lui o se non lo diventi. Ci sono cose dell’umano che ognuno può provare ad immaginare: l’attore fa una scelta su cosa l’ha convinto di più nel personaggio e gli dà un’identità.

Una persona è inarrivabile e lo stesso vale per il personaggio: almeno però il personaggio racconta di quella persona una particolare circostanza e questo permette di circoscriverlo. Ci si avvicina anche attraverso l’analisi del carattere: il mio personaggio dice che si arriverebbe anche ad uccidere la propria madre se necessario. Ne sarebbe davvero capace? Come ci arrivo a questo? Costruendo una cosa che non sono io. Quindi in questo senso non servirebbe parlare con un terrorista.

Una scena di Buongiorno, Notte

La meglio gioventù

Per La meglio gioventù tornavo a lavorare con Giordana ma in una maniera diversa. Per Peppino Impastato mi aveva preso per istinto. Era il primo provino che facevo al cinema. Qualche giorno dopo mi chiama e mi dice: ‘torna a fare un provino perchè l’hai fatto molto male però secondo me il personaggio è il tuo.’

Per un regista scegliere il protagonista del film significa molto, ne va del risultato del film e si rischia di non veder realizzato quello che si aveva in mente. Quindi per me Giordana è stato molto importante. Quando abbiamo girato mi ha detto: ‘io sono di Crema, tu sei siciliano quindi mi fido molto del tuo rapporto con la lingua‘. Impastato parlava infatti in italiano ma aveva una forte cadenza siciliana.

Ne La meglio gioventù interpretavo invece un personaggio inventato, scritto nella sceneggiatura. Quindi mentre per Impastato potevamo avere delle idee discordanti e lui mi ha permesso di manifestare la mia particolare percezione di che uomo poteva essere, ne La meglio gioventù il rapporto è stato quello del regista che indica all’attore cosa vuole.

Lui aveva dentro di sé l’idea del personaggio e io la incarnavo a partire da quello che aveva nella sua testa ma non nella mia. Quindi quel film è anche il ricordo di un nuovo modo di mettermi in relazione con lui a distanza di poco tempo. Poi ho avuto l’opportunità di lavorare con Fabrizio Gifuni e Alessio Boni, miei compagni di classe, e Sonia Bergamasco, la moglie di Fabrizio.

E’ stata quindi anche un po’ una festa, un periodo di divertimento, di spensieratezza. E poi lavorare con Adriana Asti: di fronte a lei che fa quelle cose come fa un attore a non commuoversi? In fondo l’attore in un dialogo è lo spettatore più vicino all’altro attore. Spesso si rischia davvero di rovinare la scena.

Le difficoltà erano invece i tempi televisivi: mi capitava nella stessa giornata di fare una cosa con la barba e poi senza, di fare il ventenne e poi il padre di una ragazza di vent’anni. Altre cose poi non le ricordo più. Ma in fondo, tutto ciò che non si ricorda è perchè è diventato natura dentro di te.

Una scena de La meglio gioventù

E con questa bellissima massima concludo la lezione di cinema di Luigi Lo Cascio sperando di aver allietato con i miei articoli i lettori di cinemio. Ma prima di concludere rimando alla mia esclusiva intervista all’attore che è possibile ascoltare sul podcast.

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