Terminiamo con questo articolo la lezione di cinema del regista del film Il postino con Massimo Troisi, Michael Radford. Dopo aver parlato della sua amicizia con l’attore e della sua filmografia (in particolar modo de Il mercante di Venezia), in quest’ultima parte risponde alle domande del pubblico.
Il mercante di Venezia
Nel video che segue, il regista approfondisce alcune caratteristiche della sua trasposizione de Il mercante di Venezia:
Michael Radford: è importante sottolineare che all’epoca del mercante di Venezia c’erano circa 18000 prostitute, 3000 provenivano dalla classe operaia, 6000 dalla nobiltà, 9000 dalla chiesa.
Un consiglio a chi vuole fare cinema
Michael Radford: E’ molto diverso ora rispetto a quando ho cominciato io. Quando ero studente era molto difficile, tecnicamente, fare cinema, però il cinema era vivo, mentre adesso è evidente che stia morendo e non mi fa piacere dirlo. Per fare un film come Another time, another place, un piccolo film, avevo 7 settimane di girato nel 1983, per un piccolo film americano avevo 27 giorni. Il budget era molto ristretto non potevi neanche pensare di fare cambiamenti durante le riprese. Adesso invece tecnicamente è molto facile, puoi fare un film di due minuti e metterlo su youtube, puoi scrivere un film trovare degli amici, recitare, girare, senza spendere una lira perché non costa nulla. Invece quando ho iniziato c’era la pellicola e costava un sacco di soldi fare due minuti di film. Quindi io credo che l’unica cosa da dire a qualcuno che vuole fare cinema è: fallo perché è facile, economico, puoi farlo. Se hai veramente la voglia di farlo non esitare.
Michel Petrucciani
Cosa avrebbe detto a Michel Petrucciani se fosse stato vivo durante le riprese di Body & Soul?
Michael Radford: Non penso ci sia una domanda che gli avrei fatto, avrei fatto il film in un altro modo, avrei seguito quest’uomo nella sua vita come una mosca sul mulo, come si dice. Sarei entrato proprio nella sua vita personale. Questa è la cosa che mi è dispiaciuta di più, non essere potuto stare con lui, passare un momento di felicità con quel personaggio che illuminava la vita intorno. Però lo conosco bene pur non avendolo conosciuto personalmente.
Il film Il postino
Michael Radford: la vera poesia del protagonista interpretato da Massimo sta nei nastri che fa, nei ricordi delle cose della sua isola, nel fatto che fa parte di quella terra da cui cerca sempre di scappare per trovare un altro sogno, ma la lezione che impara è che è legato all’isola. Lui è un grande poeta ma in un altro modo quindi per me la poesia è nel tutto, nella letteratura ma anche nelle azioni, nella gestualità, nelle espressioni. D’altra parte il verso che credo tutti conoscano di Pablo Neruda (confesso che ho vissuto) vuol dire che evidentemente vita e poesia erano molto legati.
Philippe Noiret
Michael Radford: Quando stavo spiegando l’ultima scena de Il postino a Philippe Noiret provavo a fargli capire lo stato d’animo del personaggio e lui mi ha detto ‘no no non spiegarmi niente. Io penso che questa sia una scena del regista. Io ti do due sguardi e tu fai i movimenti di camera come vuoi‘. In quei due sguardi c’era tutto quello che stavo cercando di spiegare senza dire niente. Era fantastico lavorare con Philippe Noiret, anche se con lui dovevo parlare in francese e con gli altri non si capiva.
Noiret l’avevo scelto non perché fosse famoso ma perché somigliava a Neruda. All’inizio del film volevo parlare con lui del suo personaggio di Neruda e lui mi disse: io penso questo di Neruda. Facendo un paragone con le posizioni di un uomo seduto, Neruda è come l’uomo che quando è seduto è comodo non è ritirato in se stesso. E’ vero lui era generoso, aperto, sicuro. Quando hai una posizione chiusa in te stessa sei timido. Questa è l’unica discussione che abbiamo fatto su Neruda. Tutto il resto è venuto naturale.
Massimo Troisi
Come andò il piano di lavorazione de Il postino, è stato adattato alle condizioni di salute di Massimo Troisi? Nel video che segue il regista parla della difficoltà di aver girato in un periodo in cui le condizioni dell’attore erano disperate
Michael Radford: Abbiamo fatto parecchie cose senza di lui, tutta la scena della manifestazione dei comunisti è fatta senza di lui. Era un grande problema anche per gli attori che avevano delle scene con lui, attori secondari che avevano anche impegni teatrali, la festa del matrimonio per esempio. Ho lavorato con 7 sosia, ogni volta che era libero un attore ho fatto un primo piano.
E’ stato dunque, un lavoro faticosissimo, compresa la corsa al montaggio per arrivare alla Mostra del Cinema di Venezia. Il postino è stato, purtroppo e grazie alla parabola di Troisi, una sorta di miracolo tecnico.
Michael Radford: Quando il film è andato a Venezia siamo stati massacrati dai critici italiani, perché loro avevano completamente sbagliato, pensavano che l’effetto del film era dovuto alla malattia di Massimo, invece non era vero. Gli stranieri piangevano e gli italiani dicevano che era un tributo a Massimo, invece loro non sapevano chi fosse Massimo. Infatti più tardi sono andato a Toronto e lì ho veramente visto l’effetto sul pubblico.
Le riprese
Michael Radford ha risposto anche ad una domanda di una bambina che gli ha chiesto quale fosse stata la scena più difficile da girare?
Michael Radford: Innanzitutto grazie per essere venuta, io ho una figlia che ha 9 anni ed è qui con me ed è il film preferito della mia vita. Il grande problema del film l’ho avuto all’inizio quando tutti i tecnici non mi ascoltavano, non facevano quello che volevo. Ogni volta che dicevo una cosa loro ne facevano un’altra perchè pensavano che Massimo avesse voglia di un film e io di un altro. Ho fatto 3 giorni di girato cercando di spiegare quello che volevo, dopodiché ho buttato tutto e abbiamo ricominciato a fare la sequenza ancora una volta. Questa nel cinema è una cosa difficilissima. C’è stato un altro momento, e me lo ricordo molto bene, però non era con Massimo ma con il suo sosia. Doveva disegnare la luna e lui non riusciva a fare un cerchio, faceva un ovale, un quadrato (ride). Era un professore di scuola ma non riusciva a fare un cerchio! Se non ricordo male alla fine l’ha fatto un altro. Lui era lì e la mano era quella di un altro.
Prima di concludere il regista ha fatto un’osservazione sulla politica e sui film politici:
Michael Radford: Io ho un rifiuto naturale per chi usa il cinema per dare lezioni e dire questo è vero questo no. Per me la vita è complicata e facciamo tutti del nostro meglio per sopravvivere, per continuare, per essere felici. La politica è un’altra cosa, è una formula e nella vita non si riesce a fare formule perché è troppo complicato. Quello che mi interessa è vedere la gente che sogna una vita migliore nel suo modo e penso che questo abbia un potere politico cento volte maggiore di un discorso di destra o di sinistra. I politici sono tutti uguali cercano una cosa sola: il potere.
Termina qui la lezione di cinema incentrata sul film Il postino con Massimo Troisi del regista Michael Radford. In attesa di una nuova lezione leggi quelle già pubblicate su cinemio.