Secondo appuntamento con la lezione di cinema di Carlo Verdone. Nella prima parte ci aveva parlato dei suoi film e del rispetto della sua vita privata e del rapporto con suo padre Mario e con i suoi figli. Oggi ci parla del suo rapporto con il pubblico e della realtà del cinema italiano.
Il rapporto di Verdone con il pubblico
Nel video che segue Carlo Verdone racconta un aneddoto divertente su uno strano incontro con una sua anziana fan:
Il mio pubblico è trasversale, copre varie generazioni, dato che lavoro da 32 anni. Questo è un grande privilegio, i miei sketch sono cliccatissimi su youtube (soprattutto Viaggi di nozze). Forse il segreto di piacere è quello di essere stato onesto, di aver mantenuto una connessione, uno sguardo ironico che il pubblico condivide.
Per un attore è tutto misterioso, è una magia che si compie in sala, non so qual è il segreto per cui una scena fa ridere più di un’altra. Però il pubblico mi stupisce sempre, perchè arriva a comprendere delle cose che pensavo fossero soltanto mie.
In questo mestiere non bisogna mai sentirsi arrivati: in ogni film bisogna ricominciare. Se non vuoi invecchiare devi sempre puntare l’occhio sulla realtà, facendo critica di costume, di linguaggio, anche di politica. L’importante è mandare un messaggio, altrimenti il film scivola via e non rimane niente.
Il cinema italiano
Nella nostra società bisogna avere le idee chiare ed un grande rigore ma soprattutto l’indignazione che oggi manca. Andiamo avanti da tanti anni (dagli anni ’50, ’60) attraverso le commedie a cercare di sottolineare difetti, tic, debolezze e miserie della società ma spesso senza risultato. Un esempio? Alberto Sordi non ha fatto indignare nessuno, è stato soltanto imitato.
La sua maschera era talmente efficace che ha creato un modo di essere. Allora io mi chiedo: ma tutte queste commedie che dovevano fare satira sono riuscite nell’intento? No, hanno fatto ridere e basta. D’altro canto però, un abuso di satira, spesso non ad alto livello, scivola via senza effetto. E’ giusto continuare a fare satira ma non so quanto sia terapeutica se sono in tanti a farla.
La satira in Grande Grosso e Verdone
In questo video Verdone parla di Grande, grosso e Verdone e di quanto il suo film sia diventato lo specchio della realtà
Il fenomeno Checco Zalone
Che bella giornata è un film carino ed ha un personaggio nuovo che ha il consenso di tanti telespettatori e mette d’accordo tutti. E’ ovvio che un film bello appartiene ad una nicchia, non fa grandi incassi. American Beauty, American Life non meritavano incassi così bassi ma, si sa, sono film di nicchia.
La storia del cinema ha sempre presentato personaggi nuovi che nascono dalla televisione e con molto consenso soprattutto giovanile, che improvvisamente hanno trovato la loro chiave favolistica rassicurante per far ridere. Alla fine il film di Checco Zalone mette tutti d’accordo, non è un film traumatico: sono tutti buoni anche i terroristi.
In realtà rappresenta un po’ come si sentono ora gli italiani: quando lui dice ‘studiare non serve ad un c..‘ la platea ride. Perchè da una parte è vero e io credo che molti si identificano in lui. Però ricordiamoci che anche Pieraccioni con Il ciclone fece una cosa simile.
Anche lui partì con I laureati che era un film che ebbe un certo successo (un pò come Cado dalle nubi) e poi fece il botto con Il ciclone. Troisi pure, anche se lui è un pò diverso perchè aveva una cultura che veniva dal teatro napoletano. Era molto raffinato, puntava sui tempi recitativi.
Però io credo che in momenti di grande crisi come questo il pubblico voglia andare al cinema per prendersi un antidepressivo privo di effetti collaterali per un’ora e mezzo. Se Checco durante la sua carriera modificherà certe cose per approdare ad un altro tipo di cinema senza mai tradire questa sua ironia un po’ surreale e grottesca, riuscirà a fare anche cose diverse. E non c’è niente di male in tutto questo.
Gli ultimi film
Io, loro e Lara e Grande, grosso e Verdone hanno segnato un mutamento nel cinema di Verdone. In questo intervento il regista spiega il perchè.
Il mio cambiamento è legato a quello della società: abbiamo creato una società liquida, dove tutti sono uguali, rivolto all’estetica, all’esteriore, con il culto dell’apparenza. Siamo nell’epoca di un aggiornamento continuo e si rischia che anche le relazioni vadano in aggiornamento. Si abbandona il certo per l’incerto: questo è un grande disastro perchè porta ad una distruzione completa della memoria storica, porta a consumare velocemente il presente essendo proiettati sempre verso un futuro incerto.
Il tutto deriva da una cattiva cultura di cui la televisione, che dovrebbe essere la prima educatrice, ne è l’esempio: soldi, viaggi, vincite, sono valori effimeri che hanno preso il sopravvento su quelli più importanti. Ne abbiamo pagato conseguenze con una crisi economica pazzesca ma non abbiamo ancora capito.
C’è anche l’assenza di personaggi autorevoli, mancano dei punti di riferimento: se oggi nel campo della politica o della cultura uscisse un personaggio molto forte, super partes, con un’etica inattacabile, vincerebbe sicuramente.
E con questa affermazione di Carlo Verdone concludo la seconda parte della sua lezione di cinema e dò appuntamento a tutti i lettori alla prossima settimana per la terza e ultima parte.