[Video] Lezioni di cinema: Carlo Verdone – terza parte

Terza ed ultima parte dell’interessante lezione di cinema tenuta del regista e attore Carlo Verdone durante l’edizione del BIF&ST 2011. Oggi leggiamo le sue affermazioni riguardo il rapporto con la musica, il modo di intendere la comicità, la crisi del cinema italiano e tanto altro. Buona lettura!

Ecco le ultime osservazioni di Carlo Verdone durante la sua lezione di cinema:

La comicità

Ci sono tre tipi di comicità. La comicità utile fa passare il tempo allo spettatore in modo appagante ma deve lasciare un elemento di riflessione: chi vede il film ride ma esce riflettendo. Il mio ultimo film, Posti in piedi in Paradiso, ha un tema sociale molto sentito. Io parto da piccoli problemi che sono il termometro del disagio sociale e attraverso quelli risalgo andando all’apice del problema.

Il tema di Posti in piedi in Paradiso, per esempio, l’ho sviluppato in maniera seria ma è una commedia e quindi devo trovare anche il lato ironico< però il finale avrà tanto significato. La comicità inutile non ti lascia niente, esci come sei entrato. C’è poi la comicità dannosa che è quella che quando paghi il biglietto entri ed esci veramente incazzato.

Bianco, rosso e Verdone

Questo film è una lastra radiogafica perfetta di quello che ero, le passioni, le fragilità, le paure che avevo, gli entusiasmi, la musica: è quello che più mi assomiglia. Avendo fatto quel film mi è successa una cosa molto strana: è come se avessi fatto un’autoanalisi in cui avevo raccontato cose private messe in commedia.

Alla fine è come se mi fossi alleggerito: è stato terapeutico, molti problemi sono scomparsi. Da quel film in poi sentivo che mi ero veramente aperto non di fronte ad una persona ma ad un pubblico molto vasto: mi ha dato la possibilità di uscire da una commedia più dialettale e fare un film più nazionale e forse di andare anche all’estero, e mi ha dato la forza e la consapevolezza di fare film diversi.

L’ironia

Questo dono cresce con te, all’interno di te è una sensibilità particolare che uno ha ma che deve sviluppare nel tempo attraverso la voglia di osservare> devi essere un curioso, una persona che si deve stupire sempre. Ma è una cosa innata. E’ come disegnare: a me sarebbe tanto piaciuto disegnare ma so fare solo un paio di cose.Certo ha molta importanza l’ambiente familiare in cui vivi che ti dà il là.

La depressione

Tutti questi grandi autori degli anni ’60 alla fine sono morti depressi: perchè? Non avevano altri interessi? O forse si sentivano scavalcati da una nuova generazione di comici? Ho avuto il privilegio di parlare con Federico Fellini per 10 gg consecutivi: lui non dormiva e quando ha saputo che anche io soffrivo di insonnia mi ha chiamato. Per me è stato un privilegio!

In quelle telefonate ho sentito un uomo che non capiva più dove stava andando la società. Io che avrei voluto chiedergli tante cose, venivo subissato di domande. Sentivo un uomo che più di tutto era stato un grande psicologo, ma che ad un certo punto aveva perso la bussola.

Cinema e musica

Io ho sempre avuto una grande considerazione della musica ma faccio delle commedie e non posso usare un certo tipo di musica perchè i miei film sono molto parlati. Casa mia sembra la casa di un critico musicale: ho l’autografo di Jimi Endrix, Bruce Spreensting e tanti altri. C’è poco cinema e molta musica.

La musica è il mio carburante: la ascolto in bagno, mentre mi faccio la barba, in macchina, ma non quando scrivo anche se a volte sollecita la mia immaginazione e mi ispira anche alcune scene.

La crisi del cinema italiano e i tagli dei fondi

Io non soffro molto di questi tagli ma comincio a sentire i produttori in difficoltà. Roma costa troppo e, per esempio, nel finale del mio ultimo film ho Parigi. I tagli li sente principalmente il cinema d’autore, l’esordiente, il produttore coraggioso, la sperimentazione.

Sorrentino, Garrone hanno usufruito dei fondi e sono arrivati fin qui. Sembra che in questo momento tutti gli sforzi vadano alla televisione, mentre il cinema non porta niente. Invece il cinema porta cultura, una vetrina all’estero.

Oggi Carlo Verdone chi ringrazierebbe?

Mia madre perchè fu la prima a credere nel mio lavoro. Avevo una laurea e già un posto come insegnante in un istituto religioso ma mia madre aveva capito le mie opportunità. La sera dell’anteprima del mio primo spettacolo (era il 1987), quando seppi che in prima fila c’erano tutti i critici del momento, fui preso dal panico.Lo dissi a mia madre e lei cominciò ad incazzarsi: mi prese mi mise davanti alla porta e con un calcio mi spinse dicendomi “vai fregnone che un giorno mi ringrazierai!”

Ma devo ringraziare anche il pubblico: anche quando il film è stato minore non mi è mai mancato l’incoraggiamento del pubblico. Più vedo la gente contenta dei miei film più sono contento io.

E con questa affermazione si conclude la lezione di cinema di Carlo Verdone. Appuntamento alla prossima settimana con un nuovo interessante personaggio delle lezioni di cinema di cinemio.

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