Eccoci arrivati alla terza ed ultima parte della lezione di cinema che il regista Giuseppe Tornatore ha tenuto durante il BIF&ST 2011. Dopo aver parlato della genesi di Una pura formalità e del suo rapporto con Polanski, Depardieu e Mastroianni, oggi ci parla di Monica Bellucci, Tim Roth, Sergio Castellitto e del ruolo della memoria nei suoi film.
Monica Bellucci
Nel video che segue Tornatore parla del suo primo incontro con Monica Bellucci e di come l’ha scelta per il ruolo di Malèna.
Tim Roth
In questo video invece Tornatore parla del suo rapporto con Tim Roth durante le riprese del film La leggenda del pianista sull’oceano.
Sergio Castellitto
Ecco invece come è avvenuto l’incontro con Sergio Castellitto per la parte del protagonista di L’uomo delle stelle.
Quando scrissi L’uomo delle stelle, l’attore originariamente non doveva essere italiano. L’idea era che Johnny fosse un americano arrivato qui durante la guerra e che aveva trovato una cinepresa. Amante dell cibo e delle donne, era rimasto qui a canticchiare e a truffare la gente. Essendo americano, poi, aveva una cultura del cinema più forte.
L’attore che volevo io però non era libero. Io volevo fare il film a tutti i costi perchè ero appena uscito dal trauma di Una pura formalità accolto malissimo a Cannes. Quindi rinunciai e pensai ad un attore italiano. Ne incontrai diversi e mi ricordo quando venne Sergio a trovarmi e gli raccontai il film. Lui subito mi disse: Ma quello so’ io! Nun cercà più!
Facemmo un provino, fu straordinario e fu l’attore giusto per quel personaggio, per quel film ed in quel momento della mia vita. Pur di farlo subito, infatti, cominciai con una sceneggiatura non ben definita per cui molte cose le abbiamo costruite insieme (come la scena di ‘profilo destro, profilo sinistro, profilo centro‘). Sergio è un attore straordinario molto versatile ma molto profondo.
La memoria nei film di Tornatore
Il tema del tempo e della memoria c’è quasi sempre nei miei film e tutte le volte che mi fanno una domanda su questo tema ho sempre difficoltà a rispondere: se c’è una cosa che ricorre sempre è proprio perchè chi ne sta parlando non lo capisce fino in fondo.
La memoria è un tema che mi ha sempre attratto è l’ho affrontata nei miei film da angolazioni diverse: Nuovo cinema Paradiso era un film sul trionfo della memoria, sulla nostalgia; Una pura formalità è un film sulla morte della memoria: il protagonista non ha una memoria, ha dimenticato tutto e qualcuno deve aiutarlo a riconquistarla. Baarìa è un film costruito su un disegno narrativo legatissimo ai temi della memoria ma coniugato con il concetto di dilatazione e restrizione del tempo.
In Una pura formalità, la frazione di tempo infinitesimale veniva dilatata e diventava una storia, in Baarìa un secolo di storia diventa il tempo che impiega uno sputo ad asciugarsi al sole o il tempo che impiega un bambino ad andare a comprare le sigarette.
E’ un tema che ho sempre trovato molto affine all’essenza del cinema, il meccanismo che determina la memoria l’ho sempre visto come un’allegoria del cinema: una pellicola di per se non è niente, quando la metti in un proiettore, i fotogrammi sono già immagini di cose che non esistono più, sono un ricordo. Il miracolo del cinema è la successione di ricordi sullo schermo che ti danno l’illusione di rivivere cose che non esistono più.
Termina qui la lezione di cinema di Giuseppe Tornatore. Alla prossima settimana con l’intervista a Carlo Verdone, un’altra interessante lezione di cinema di cinemio.