Lezioni di cinema: Giuseppe Tornatore – seconda parte

Continuiamo la lezione di cinema di Giuseppe Tornatore. Nella prima parte il regista ha raccontato della genesi del suo contestato film Una pura formalità. In questo articolo leggiamo di come è riuscito a convincere Gerard Depardieu e Roman Polanski a partecipare al film e del suo rapporto con gli attori, in particolare Marcello Mastroianni di cui ci racconta un aneddoto.

Depardieu e Polanski

Il mio rapporto con gli attori non lo so definire in assoluto perchè è sempre mediato dal personaggio che tesse il nostro rapporto e che mi ritrovo a dirigere e l’attore ad interpretare. Nel caso di Una pura formalità fu molto particolare: io mi fissai su Depardieu e Polanski almeno quanto mi ero fissato di fare il film e li raggiunsi quando ancora il copione non c’era ma avevo ormai la storia chiarissima in testa.

Incontrai prima Depardieu e gli dissi che avevo una storia che solo lui avrebbe potuto interpretare (e lo pensavo sul serio). Volevo infatti che ciascuno dei due personaggi avesse un elemento di depistaggio: lo scrittore ad esempio doveva sembrare tutto tranne che uno scrittore e pensai a Depardieu.

L’incontro tra l’attore ed il personaggio che il regista vuole fargli interpretare

In genere l’incontro accade nella fase precedente le riprese: ci sono incontri durante i quali si parla della sceneggiatura, del personaggio, del sottotesto, della genesi di certe soluzioni. Talvolta spiego ad un attore come sono arrivato a delle idee e da dove sono partito in modo da lasciare loro la conoscenza dell’ingranaggio nascosto della storia e degli elementi più delicati della personalità del personaggio.

Equivale a quello che io chiamo per una sceneggiatura l’incubazione del soggetto: è la fase più importante perchè non parli per singola scena, ti confronti con il senso del personaggio. L’attore stesso ti pone domande: una volta Polanski mi chiamò pochi giorni prima delle riprese e mi chiese: ma il mio personaggio che problemi di salute ha? usando lui spesso il metodo Stanislavskij.

Per quanto assurde siano le domande degli attori, se il personaggio lo hai scritto con una buona dose di rotondità matematica sai rispondere anche ad una domanda alla quale non eri preparato. Poi  sul set intervengo sempre a mimare i personaggi soprattutto quando si tratta di attori non professionisti. Con un attore professionista invece basta accennare e loro fanno diventare proprio quello che vuoi dire.

Giuseppe Tornatore

A volte c’è la fase della preparazione tecnica dovuta ad una particolare caratteristica del personaggio: ad esempio Philippe Noiret, il protagonista, doveva caricare la pellicola sul proiettore più di una volta e lui non lo aveva mai fatto. Allora lo feci arrivare un po’ prima in Sicilia ed andammo in alcune cabine di proiezione. Gli spiegai che il proiezionista ha sempre le dita sporche di grasso. Lo stesso è avvenuto con Tim Roth che ha studiato per 6 mesi il pianoforte che non aveva mai suonato nella sua vita.

L’incubazione della storia

Anche se i personaggi cambiano, la storia ti concede sempre una circostanza che ti consente di convivere con l’attore. Quella è una fase decisiva perchè li ci si sintonizza insieme sul personaggio e poi tutto diventa più facile. Se questa fase non c’è o non è stata ben calibrata durante le riprese si possono avere momenti di smarrimento.

Nel caso di Una pura formalità l’incubazione della storia è stata minima: in quel caso la folgorazione dell’idea ha sostituito il bisogno dell’incubazione. E’ successo lo stesso per L’uomo delle stelle, ma per il resto le mie storie hanno sempre avuto una incubazione lunghissima.

Una scena del film Una pura formalità

Una volta mi capitò di frequentare Marquez lo scrittore e parlammo molto del rapporto tra l’autore della storia: lui mi disse quando ti viene in mente una storia non la devi scrivere, mentre sorge ci devi pensare e più a lungo ci pensi più facile ti viene da scrivere.

Nuovo cinema paradiso l’ho incubato 10 anni e poi l’ho scritto in 2 mesi. Baarìa l’ho incubato da sempre, La sconosciuta è un’idea che mi sono portato avanti per 18 anni. Quando l’ho scritto mi è sembrato di trascrivere qualcosa che era già scritta da qualche parte nella mia testa. Se l’incubazione è lunga e profonda, la scrittura è gioiosa, semplice, perchè il progetto da qualche parte esiste già.

Invece se ti viene un’idea e cominci già a scrivere ti imbatti immediatamente e più di una volta in momenti di disorientamento che possono bloccarti e mettere in crisi il rapporto d’amore con la storia e mandarla a monte.

Marcello Mastroianni

In questo video Tornatore racconta di come Marcello Mastroianni ha chiesto di partecipare al film Stanno tutti bene.

Termina qui la seconda parte della lezione di cinema di Giuseppe Tornatore. Leggi la terza e ultima parte di questa interessante lezione.

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  1. rita

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