Siamo giunti all’ultima parte della lezione di cinema del regista Alan Parker. Dopo aver parlato dei suoi primi film, di quelli che più ha amato e del suo rapporto con la critica, oggi parla dei suoi progetti futuri.
Alan Parker: I progetti futuri e la pittura
E’ da un po’ che il regista non fa film: scelta o necessità?
Alan Parker: Beh ci sono una serie di fattori, uno di questi è il cambiamento di Hollywood che ovviamente rende più difficile fare film. Ho scritto una serie di sceneggiature che non sono state poi realizzate, trovare i soldi è difficile. E’ difficile fare adesso il lavoro che facevo prima poi ho anche fatto altre cose nella mia vita, sono un regista ma ho iniziato come scrittore e mi fa piacere scrivere, ho sempre dipinto e il mio lavoro artistico in qualche modo mi ha consumato, mi ha appassionato, mi ha coinvolto più della cinematografia, riesco a controllarlo anche meglio, riesco ad analizzare meglio le mie passioni.
L’ultima sceneggiatura che ho scritto penso sia la cosa migliore che io abbia mai scritto in vita mia però è impossibile trovare i soldi e quando arrivi ad una certa età non hai più quella resistenza, non ha la stessa pazienza o la stessa disperazione di bussare alla porta di chiunque possa darti i soldi necessari per il film. E siccome i miei film tendono ad essere un po’ costosi è ovvio che è molto difficile. Però non farei film che mi dicono di fare: avrei dovuto fare Harry Potter, non l’ho capito quando me l’hanno proposto e non riuscivo a capire perché me lo stessero chiedendo. Se lo avessi fatto ora sarei ricchissimo e avrei un jet privato.
Ho una macchia di pittura sui miei pantaloni sono imbarazzatissimo! Ogni sforzo artistico richiede questa passione, per cui se non ce l’hai è meglio che non ci provi neanche. C’è stato un periodo in cui facevo i film e non vedevo l’ora di iniziare il successivo ma quando sei interrotto da una modifica dell’industria cinematografica è più difficile e quindi la passione va via.
E’ come avere un mucchietto di sabbia in mano che è la tua passione per il cinema, dopo 45 anni apri la mano ed è vuota: come prima non vedevo l’ora di alzarmi la mattina per fare film adesso non vedo l’ora di alzarmi ed andare nel mio studio e fare il mio lavoro. Penso sia parte del mio processo creativo, a questo punto della mia vita lo trovo gratificante. E’ brutto vedere registi anziani che si lamentano, sempre con la sceneggiatura sotto il braccio vanno da 500 persone e si lamentano che non trovano i soldi.
Io invece penso che tra un annetto avrò un numero sufficiente di opere da poter esporre e sono molto contento.
Il teatro e la musica
Mai pensato di fare teatro?
Alan Parker: Ho diretto un solo spettacolo teatrale. A Londra ce ne sono così tanti di registi teatrali che non penso che potrei fare di meglio. Potrei trovare un lavoro come regista teatrale? Forse. Sarei bravo? probabilmente no.
Anche per quanto riguarda l’Opera non vado pazzo per la musica, forse mi piacerebbe fare un’opera contemporanea. Una volta Placido Domingo mi ha chiesto di fare il Rigoletto all’Opera di Los Angeles di cui era direttore artistico. All’inizio ero contento di farlo, gli ho detto ‘sarebbe bello dirigere te Placido’, ‘no io non faccio parte dell’opera’ ha risposto lui. Mi disse che lui avrebbe diretto, un altro si sarebbe occupato del set un altro ancora delle luci. A quel punto non sapevo cosa avrei fatto io e quindi non l’ho fatto più. Devi davvero amare l’Opera se vuoi dirigerla bene e forse io non la amo a sufficienza mi piace di più la musica contemporanea.
La musica è sempre stata importante e varia nei miei film. Ho fatto The wall dei Pink Floyd, la musica di The committments è soul, Fuga di mezzanotte era la prima scuola di musica elettronica a vincere un Oscar, ho un gusto diverso a seconda di ogni film, anche in questo cerco di non ripetermi.
Uno dei generi che non ha fatto è il western
Alan Parker: Si ho fatto alcuni spot con ambientazione western, tipo spaghetti western però ultimamente
C’è qualcuno che ha messo insieme i tuoi migliori spot televisivi?
Alan Parker: Esistono sul mio sito c’è una raccolta ma la cosa interessante è che sono stati fatti in un determinato periodo di tempo, nello stesso periodo in cui Jean Jacques Annaud ha girato spot fantastici a Parigi. Era un po’ l’età dell’oro della pubblicità, avevamo delle sceneggiature e poi la pubblicità era un modo per trovare lavoro a lungo termine. I vecchi spot di Ridley Scott sono quasi dei mini lungometraggi per esempio.
The Wall ed i diritti dei registi
Che tipo di esperienza è stata la regia di The wall?
Alan Parker: Una delle più brutte esperienze che abbia mai vissuto, non mi sono divertito non mi è piaciuto perché c’è stato un conflitto costante con Roger Waters dei Pink Floyd e tuttavia stranamente, nonostante questo, sono molto orgoglioso perché è un film molto originale, molto di quel film è spontaneo e l’ho sempre visto come la mia scuola di cinema, per uno come me che di scuole di cinema non ne ha fatte, però la più costosa che abbia mai frequentato. Il problema però era che all’epoca il disco era famosissimo, la tournée famosissima e quindi fare un film dopo tutto questo non è stato facile. Dopo questo film credo che il disco sia diventato l’album di maggior successo nella storia della musica.
E’ stato esattamente il contrario di The Committments. E’ molto più bello avere un ambiente piacevole dove girare però non è sempre necessario. Joseph Law, un regista americano, diceva ‘stai attento ai set troppo felici perché a volte possono portare a film terribili‘. D’altra parte dal conflitto possono venire fuori cose originale ed è ciò che è accaduto con The wall che viene proiettato ancora oggi. Sono orgoglioso ma non mi è piaciuto farlo.
Alan Parker è un combattente per la difesa dei diritti dei registi, è stato tra i promotori del primo grande sciopero dei registi inglesi che ha bloccato la BBC e ha cambiato il sistema della produzione. Non tutti i registi sono così attenti a quello che succede ai loro colleghi
Alan Parker: Si sono molto convinto che i diritti dei registi debbano essere difesi. Qualcuno non pensa ci sia ma tra i registi c’è collaborazione. La competizione è dovuta al sistema cinematografico però quando ci incontriamo capiamo che abbiamo gli stessi problemi e che l’autorialità deve essere difesa. La maggior parte dei registi per realizzare i loro film non guadagnano, in Europa non è un lavoro così ben pagato come pensate.
Il copyright è molto importante: se il tuo film viene visto quello che resta della proprietà intellettuale arriva al regista ed è con quello che il regista vive. Io ho fondato il sindacato dei registi in Europa, Fred Zinnemann è stato il mio mentore americano ed è stato il presidente del sindacato. Lui mi chiese di essere il vicepresidente perché non ci sentiva molto bene e quindi io gli suggerivo quello che dicevano, ero il suo interprete ed ero utile per questo. Zinnemann una volta mi disse: ‘è un privilegio enorme essere un regista, non sprecarlo‘ e questo è il miglior consiglio che abbia ricevuto in vita mia.
Film e fumo
C’è una proposta di due oncologi italiani di mandare spot antifumo prima della proiezione di un film: nel video l’opinione del regista
Alan Parker: C’è una grande differenza tra il fumo dei film e quello delle sigarette. In Fuga di mezzanotte abbiamo usato l’incenso per il fumo, era uno splendido metodo per diffondere la luce. Quando ho fatto Fame – Saranno Famosi, abbiamo usato per la prima volta questo tipo di luce in America e gli americani non volevano il fumo dell’incenso e un sindacato voleva non lo usassimo perchè era dannoso. In realtà il fumo è uno strumento creativo. Se parli invece di fumo di sigarette io fumavo e ora non fumo più ma ognuno ha un’opinione personale. I film del passato sono diversi non puoi tornare indietro e cambiarli perché qualcosa è cambiato nel frattempo.
In Angel Heart – ascensore per l’inferno, Mickey Rourke voleva una sigaretta prima di iniziare. Sarebbe stato bello se la Marlboro lo avesse sponsorizzato, avremmo fatto un sacco di soldi ma non è stato così. E’ interessante perché gli attori oggi non fumano molto nella vita per cui non fumano neanche nelle scene. Tecnicamente accendere una sigaretta in una scena è la cosa peggiore per un regista quindi se dovessi esprimere la mia opinione direi di no, però più che altro dal punto di vista tecnico non dal punto di vista morale in se. Forse oggi scoraggerei il fumo nei film ma nei film d’epoca il fumo era un segno del tempo ed è praticamente in ogni film.
Il lavoro sulla fotografia
Alan Parker: Io ho molti riferimenti visivi prima di iniziare un film e li discuto con il direttore della fotografia prima che cominci a lavorare. Soprattutto se ho scritto la sceneggiatura, già vedo nella mia testa il film finito e ovviamente voglio raggiungere determinati obiettivi e voglio che arrivi anche nella testa del direttore della fotografia però lo puoi fare solo facendo riferimenti artistici e fotografici precedenti.
Michael Seresin, il direttore della fotografia con il quale ho lavorato più spesso, arrivava praticamente pochi giorni prima del film, gli ci voleva pochissimo e già ci capivamo, abbiamo lavorato talmente tanto insieme che avevamo quasi gli stessi gusti dal punto di vista visivo. In Mississippi burning, il direttore della fotografia, che ha vinto addirittura l’Oscar, aveva bisogno di settimane per preparare il film nella sua testa per cui avevamo bisogno di vedere ogni singola location, io lo accompagnavo in ogni scena prima ancora di iniziare cercando di spiegare ogni singolo ciak quindi non c’erano sorprese quando arrivava sul set. Per Michael Seresin era noiosissima una cosa del genere, lui voleva fare qualcosa di più spontaneo.
Termina qui la lezione di cinema del regista Alan Parker. Appuntamento alla prossima settimana per una nuova interessante lezione.