Continuiamo la lezione di cinema di Domenico Procacci, produttore e fondatore di Fandango. Nella prima parte Procacci ha raccontato il motivo della scelta del nome Fandango, degli esordi come produttore e della sua missione di capitano coraggioso nel mondo delle produzioni cinematografiche. Continua a leggere l’articolo per conoscere le altre curiosità sul suo lavoro.
Il ruolo del produttore
Nel video che segue Domenico Procacci descrive un pò il lavoro del produttore. A suo avviso, il film non parte quando ci sono i soldi, parte quando è pronto:
I fondi
Ecco cosa Procacci ha risposto alla domanda: come si raccolgono i soldi per un film?
La modalità è diversa rispetto a qualche anno fa e sicuramente cambierà tra qualche anno. Per questo il nostro lavoro è un po’ strano. Qualche tempo fa i distributori, ipotizzando l’incasso nelle sale, anticipavano dei soldi, certi del ritorno economico: ora solo i grandi nomi fanno così.
Dei fondi, una parte viene dai proventi televisivi (in Italia ci sono solo due broadcast, Rai e Mediaset) oramai sempre meno come quelli provenienti dalla pay per view. Per un attimo l’home video è sembrato essere la salvezza del cinema perchè ha avuto un grande boom ma la situazione si è presto ridimensionata a causa anche della pirateria. Un canale futuro potrebbe essere internet. Insomma non c’è una formula. Ci sono anche i fondi pubblici che però sono sempre meno e sempre più difficili da ottenere.
Attualmente conto molto sulle due distribuzioni con cui ho un legame maggiore: 01 e Medusa. Se poi penso che il film possa avere vita anche fuori dal nostro paese contatto i distributori e i produttori esteri. Una cosa di cui ero convinto era che il mio lavoro si fermasse a film finito: nel tempo ho capito che non è così. C’è tanto lavoro da fare, anche dal punto di vista della comunicazione e del marketing,per promuovere il film (come è accaduto con Qualunquemente e l’idea di pubblicizzarlo come se fosse una campagna elettorale).
Il FUS, Fondo Unico per lo Spettacolo
Tanto si è dibattuto negli ultimi giorni sul taglio da parte del governo al FUS, il fondo che finanzia la produzione di film. Ecco l’opinione di Procacci
Noi siamo un industria che non parte da una domanda a cui rispondiamo con un’offerta. Noi la domanda la dobbiamo creare. Ci sono dei film i cui risultati sono abbastanza prevedibili (penso per esempio ai film di Natale, o a quelli con dei comici di successo come Verdone o Benigni). Chi investe su qualcosa di nuovo (come un’opera prima) non può basarsi sulle leggi del mercato.
Allora non è possibile pensare a questo settore senza che ci sia un’attenzione da parte dello Stato, come accade in tutti gli stati (eccetto che in America dove però la metodologia è differente). Questo è un momento felice del nostro cinema ma non può tradursi in “ok lavorate sul mercato” perchè significherebbe produrre solo un certo tipo di film, le commedie. Sorrentino e Garrone che ora sono sotto i riflettori non avrebbero fatto i loro film senza un finanziamento.
La scelta degli attori
Quanto un produttore influisce sulla scelta degli attori? Ecco nel video la risposta
Rapporto tra regia produzione e distribuzione
A parte rari casi (come quello di Gomorra, di cui avevamo già acquisito i diritti del libro e poi abbiamo affidato la regia a Matteo Garrone), la regia è quasi contemporanea alla nascita del film. Sono gli stessi registi che spesso si avvicinano con un progetto. Il regista è il primo interlocutore, quello con cui costruisci il cast e a volte la sceneggiatura. A volte si fanno dei film e poi si cerca la distribuzione a film finito: a me non è mai capitato fortunatamente, ma credo che il distributore vada trovato prima per costruire insieme una strategia di marketing.
E con questa affermazione si conclude l’interessante lezione di cinema di Domenico Procacci. Alla prossima settimana per un nuovo grande protagonista delle lezioni di cinema di cinemio.