Continuiamo le lezioni di cinema del BIF&ST 2015 con un nuovo importante ospite: il regista inglese Alan Parker che in questa prima parte parla dei suoi primi film da Fuga di mezzanotte a Piccoli gangsters a Fame – Saranno famosi.
Fuga di mezzanotte di Alan Parker
Fuga di mezzanotte
Fuga di mezzanotte è stato uno dei primi film di Sir Alan Parker, sceneggiato tra l’altro da Oliver Stone. Come è nato questo film? Quali sono i retroscena? La risposta nel video la cui trascrizione è in seguito:
Alan Parker: La maggior parte dei film che ho scritto avevano soggetti inglesi. Tutto quello che scrivevo per l’America tornava indietro, forse ero troppo pragmatico. Come film ne sono molto fiero, mi ha rappresentato come regista, era un film che volevo fare.
Oliver Stone ha scritto la sceneggiatura di Fuga di mezzanotte in un ripostiglio del mio ufficio a Londra. Anche lui non aveva fatto ancora niente ed era sorpreso che avrei diretto il film quanto io ero sorpreso che lui lo avrebbe scritto. Non è che ci piacessimo molto, cercavamo di evitarci per quanto possibile. Siccome lui non mi piaceva ero certo che la sceneggiatura sarebbe stata brutta e invece era straordinaria.
Non l’ho più rivisto da allora sino alla notte degli Oscar quando ha vinto l’Oscar per la migliore sceneggiatura. Non è stata una collaborazione cordiale, però il film ha avuto tanto successo ha vinto tanti premi. E’ un film molto controverso e la parte ufficiale della cinematografia è rimasta infastidita, soprattutto i turchi. Credo che in Polonia qualcuno si sia alzato e se ne sia andato dal cinema. Questa è stata la cosa peggiore.
Fuga di mezzanotte era il mio secondo film, c’era un atteggiamento da parte mia che forse oggi mi porterebbe a fare un film diverso rispetto ad allora però ne vado molto fiero perché ho parlato di un sistema giudiziario e delle condanne severe che si ricevono per questioni a volte banali come la droga. Forse avrei dovuto metterci qualche turco buono all’interno però non c’era una critica da parte mia.
La cosa interessante è che il film è tratto da una storia vera, il protagonista è stato in prigione e poi è scappato. E’ ovvio che quando ha scritto il libro con un ghostwriter William Hoffer, di fatto si è già un po’ allontanato dalla verità, come accade sempre in un libro, poi la verità è stata modificata dalla sceneggiatura di Oliver Stone ed io ne ho dato la mia personale interpretazione. Non è molto lontano dalla verità però i film vivono di vita propria, non è un documentario è un film vero basato su una storia vera. Questo era il nostro approccio.
Fuga di mezzanotte è stato girato in pochissimo tempo a Malta, faceva molto caldo e lavoravamo tutto il giorno in prigione. La situazione era drammatica e in qualche modo anche la troupe ne è rimasta influenzata, colpita. Abbiamo lavorato 6 giorni su 7 talvolta 7 su 7. Sicuramente è stato più duro rispetto al primo film dove c’erano tutti i bambini (Piccoli gangsters n.d.r) e anche la casa di produzione era molto più tranquilla rispetto a Fuga di mezzanotte.
Il regista inglese Alan Parker al BIF&ST 2015
Alan Parker: la formazione
Alan Parker ha un background inusuale: non è andato all’università e non ha frequentato scuole di cinema, come racconta in questo video:
Alan Parker: In realtà io volevo scrivere non avevo aspirazioni a diventare regista. Nel mio passaporto ho avuto scritto per lungo tempo scrittore, una professione quasi più legittima rispetto al regista. Ho cominciato a scrivere perché i miei genitori non volevano che andassi all’università: mio padre credeva che avessi studiato già abbastanza. Volevo andare alla scuola di cinema ma ho cominciato a lavorare nella pubblicità e sono diventato scrittore, diciamo copywriter, nella pubblicità e ho avuto anche abbastanza successo.
E’ stata quella la mia università: quando si è trattato di iniziare con la regia dei primi spot pubblicitari l’ho fatto insieme ad altri colleghi. Addirittura c’erano anche Tony e Ridley Scott in una industria difficilissima a livello cinematografico. E’ da lì che ho imparato effettivamente la tecnica cinematografica, certo non è che impari l’arte di raccontare la storia in due ore, però ho capito molto di quello che può fare una telecamera.
Nella pubblicità Alan Parker ha vinto molti premi. Poi ha deciso di passare al cinema:
Alan Parker: Ero il primo che dalla pubblicità si spostava al cinema e quindi venni criticato tantissimo. Ridley Scott mi disse di non prendermela. Lui continuò tranquillamente a fare spot mi sa che lo fa ancora perché aveva un interesse economico. Io volevo essere preso seriamente come regista e quindi ho smesso di fare spot.
Sono stato il primo a venire da quel mondo seguito poi da tanti altri come David Fincher o Jean Jacques Annaud. Quando sono andato a Parigi Jean Jacques Annaud mi ha detto che lui era l’Alan Parker francese. Adesso credo che sia normale, anche Ken Loach, Scorsese, tutti fanno la pubblicità però quando abbiamo iniziato il mondo era diverso: l’industria era a compartimenti stagni, c’era televisione, cinema e si poteva passare da uno all’altro e c’era la pubblicità ma dalla pubblicità al cinema era un po’ più difficile.
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Piccoli gangsters di Alan Parker
Piccoli gangsters e Fame – Saranno famosi
Prima di arrivare al cinema, Alan Parker ha fatto televisione. Ha diretto The Evacuees, un film per la BBC con il quale ha vinto un BAFTA e lo ha aiutato a raccogliere il denaro necessario per fare Piccoli Gangsters che ha avuto molto successo.
Alan Parker: Quando ho fatto Piccoli gangsters avevo quattro figli piccoli. Prima di George Lucas, prima di Steven Spielberg, prima che il cinema diventasse il cinema dei giovani come oggi, gli unici film per bambini erano quelli di Walt Disney e poi c’erano i film per adulti. Credo che gli adulti dormissero mentre i bambini vedevano i film della Disney. Ho girato Piccoli gangsters nello stesso periodo di Guerre Stellari, avevamo anche i set vicini. Era in qualche modo l’inizio di un altro cinema, un cinema che puntava al pubblico familiare.
Poi c’è stato Fuga di mezzanotte, una grande lezione per me, perché mi sono occupato non solo del film ma anche della politica del film e ho capito la responsabilità che avevo. Se fai un film distribuito da una casa di produzione americana sai che quel film sarà visto in moli paesi del mondo: ogni volta che andavo in giro mi facevano domande difficili su Fuga di mezzanotte. Così, ancora una volta, c’è stata una reazione da parte mia per dire che ero capace di fare altri film. Volevo fare un film americano, sono andato a New York e ho fatto Fame – Saranno famosi.
Sono sempre stato convinto che il lavoro più duro di quando fai un film è la preparazione e quando guardi i giovani che non sono attori rimani lì incantato e non è mai abbastanza perché più li guardi, più impari. Credo di essere stato quasi un anno per fare il cast a New York e non solo. Ho sempre creduto che se avessi avuto un buon cast avrei fatto un buon film.
Fame- Saranno famosi di Alan Parker
Le prove, i ciak sul set ed altri aspetti tecnici
Alan Parker: I film non hanno molte prove a monte, ci sono alcuni registi che girano direttamente durante le prove. Però poi capita che devi girare una scena d’amore e presenti gli attori proprio in quel giorno e questa cosa mi fa abbastanza divertire. Nella maggior parte dei film non ti è concesso il lusso di fare delle prove prima, soprattutto nei film americani dove gli attori costano così tanto, per cui ti riduci a leggere il copione prima delle riprese.
Alan Parker: Credo che la maggior parte degli attori si innervosisca quando fai troppi ciak. C’è anche una teoria che dice che se ne fai tanti gli attori dimenticano che stanno facendo un film e diventano più naturali. In ogni caso al decimo ciak l’attore diventa troppo nervoso e non migliora, quasi sempre al terzo o al quarto ciak hai raggiunto quello che vuoi e vai avanti perché sai che non può andar meglio.
Allora dico ‘Ok bene a posto’ e a quel punto sposto la telecamera di qualche centimetro e faccio un altro ciak. C’è anche il problema della tirannia del ciak, perché l’attore vede il numero scritto lì sopra e si innervosisce.
Il regista inglese Alan Parker al BIF&ST 2015
Alan Parker è molto incoraggiante nei confronti dei suoi attori:
Alan Parker: Mi piace il clima di cameratismo che si crea sul set perché siamo noi, un’unità solida e l’ho dimostrato nei miei film e nel lavoro che ho fatto. L’attore di fronte alla telecamera è esposto, è lui che fa il lavoro non noi che siamo dietro quindi credo che nessun attore possa fare una buona performance in un ambiente ostile. Devi creare un ambiente positivo con tutti i tecnici, in questo modo l’attore lo sente e dà il meglio di sè.
Qual è il ruolo del regista?
Alan Parker: Beh i registi servono, penso siano molto importanti (ride). I francesi hanno inventato il principio dell’autore che è arrivato anche qui in Italia: io scrivo e dirigo e credo che senza dubbio il regista sia il più importante nella creazione del film, sia l’identità di un film che spesso, nel bene e nel male, è legato alla sua personalità e al suo intelletto. Ma al di là di questo al regista viene dato un po’ troppo merito.
Le cose cambiano se scrivi un romanzo ma non c’è nessun film nella storia che sia stato fatto da una sola persona, non importa se sia un film di Spielberg o di Fellini sono tutti film supportati da persone talentuose, abili come per esempio i direttori della fotografia che spesso il merito non se lo prendono a sufficienza.
Lo stesso vale per il montaggio: non c’è nessun montatore che possa fare un buon film con brutto materiale. Però un cattivo montatore, un cattivo tecnico del montaggio lo può rovinare. Io avevo un direttore del montaggio favoloso.
Termina qui la prima parte della lezione di cinema del regista Alan Parker. Continua a leggere la seconda parte.