#Venezia74: Ha sempre avuto una sensibilità rara nel tratteggiare con delicatezza e distacco caratteri femminili Susanna Nicchiarelli, cosa che non le manca in quest’ultimo Nico 1988, avvalendosi dell’attrice protagonista Trine Dyrholm, Orso d’Argento a Berlino nel 2016 come Miglior Attrice. Il film, che apre a Venezia la sezione Orizzonti, racconta gli ultimi tre anni di vita della cantante Christa Paffgen, in arte Nico.
Nico 1988
Una donna forte e fragile, tratteggiata mirabilmente dalla Dyrholm in questo road-movie in giro per il mondo dove, tra mille brani che la raccontano molto più delle parole che (non) dice, si evince la fatica di comunicazione, l’indiscusso amore per un figlio che ha sempre avuto lontano e l’impossibilità nel raggiungere la felicità.
La Nicchiarelli sembra quasi voler tralasciare la tecnica che stavolta (forse troppo, più che in passato), con un 4:3 che non dispiace ma che risulta discutibile (e necessario? c’è da chiederselo), si sottrae a servizio di un film costruito e concentrato sulla musica, sull’emozione, sul dialogo (poco) e sul corpo e il volto dell’attrice feticcio di Susanne Bier e Thomas VInterberg.
La resa finale dunque confonde e sembra come trattenere il film dal volare veramente alto: se la componente documentarista del racconto c’è ed è forte tanto quanto la sua costruzione finzionale (rispetto alla storia vera sono stati aggiunti personaggi e storyline romanzate o del tutto inventate), regia, fotografia, montaggio sembrano meramente a servizio loro senza voler ‘esprimersi’ ma semplicemente documentando quanto accade. Ciò conduce il film in un limbo non definito che sembra come bloccarlo a metà, confermando l’identità della Nicchiarelli ma allo stesso tempo frenandola da una maturità che non è ancora stata qui raggiunta e che toccherà al futuro decretare. Peccato, più che per la storia, per l’interpretazione della Dyrholm che si conferma (ma lo ha già fatto) un’attrice di grande calibro, ricerca e raffinatezza.