Still Alice, film tratto dall’omonimo romanzo bestseller dell’autrice esordiente Lisa Genova, racconta in maniera sorprendentemente efficace il progredire di una malattia debilitante e inarrestabile come l’Alzheimer precoce, e le conseguenze che essa comporta, nella vita di chi ne soffre e delle persone che gli sono vicine.
Still Alice
di Sara Sonia Acquaviva @Percorsi Up Arte
Alice Howland (Julianne Moore) ha appena compiuto cinquant’anni, è una donna felice con una cattedra in linguistica presso la Columbia University, un marito che la ama e tre figli stupendi. Colonna portante della sua famiglia e stimata nel lavoro ha davvero ottenuto tutto ciò che desiderava, nonostante un passato doloroso alle spalle. Durante un convegno presso l’Università di Los Angeles accade qualcosa di inaspettato: un vuoto di memoria la costringe ad un imbarazzato silenzio di fronte alla platea di studiosi.
L’episodio viene liquidato con una battuta, ma le piccole amnesie nella vita di Alice si fanno sempre più frequenti, fino a quando sul suo solito percorso di jogging perde del tutto l’orientamento. Convinta di essere affetta da tumore al cervello decide, di nascosto dalla famiglia, di rivolgersi ad un neurologo. I test sembrano rivelare la presenza di un alzheimer precoce.
La donna, impaurita e preoccupata, confessa tutto al marito che reagisce negando l’esistenza di un problema. I risultati finali degli esami, però, non solo confermano la diagnosi, ma rivelano una forma più rara della malattia che potrebbe essersi trasmessa geneticamente anche ai figli. Da quel momento la vita di Alice e dei suoi famigliari inizia a sgretolarsi, come i suoi ricordi.
Il racconto di una malattia senza retorica
Il titolo può essere una buona chiave di lettura per cogliere l’essenza del film. “Still Alice” letteralmente “Ancora Alice” potrebbe essere una sorta di richiesta, quasi un grido, che la protagonista rivolge a sé stessa e agli altri per non dimenticare chi era prima della malattia.
L’originalità del soggetto sta nel mostrare tutte le implicazioni che può avere una patologia degenerativa come l’Alzheimer quando irrompe nell’esistenza di una donna nel pieno delle sue forze, anziché, come spesso accade, durante l’età senile.
Molto interessante è l’espediente narrativo scelto per raccontare la progressiva perdita di coscienza di Alice, che non avviene dal suo punto di vista ma attraverso le reazioni dei famigliari e dei colleghi. Pian piano vengono meno i ruoli che la protagonista ha ricoperto fino a quel momento nelle loro vite: smette di essere una docente affermata, una moglie, una madre, fino a perdere completamente la percezione di sé.
Il tema è affrontato senza eccedere nella retorica del patetico che caratterizza molta produzione di questo tipo, anzi sono presenti spunti umoristici che conferiscono maggiore vigore espressivo alla storia. Il ritmo narrativo è sostenuto e ciò permette di non appesantire i momenti più tragici. I personaggi agiscono e interagiscono con estremo realismo.
Il merito va, oltre che agli ottimi interpreti, ai due coraggiosi registi, nonché sceneggiatori, i quali in prima persona hanno vissuto una esperienza analoga. I due, infatti, compagni nella vita, scoprono poco tempo prima di iniziare la produzione di questo film che Richard Glatzer é affetto da SLA.
Centratissima la scelta dell’attrice, Julianne Moore, che vince meritatamente il Golden Globe come miglior attrice protagonista per Still Alice ed entra in nomination per gli Oscar 2015. La Moore incarna perfettamente l’immaginario della donna americana di successo, brillante sul lavoro e attenta nella vita famigliare, ma entra in empatia con lo spettatore anche nei momenti più drammatici.
Il senso di smarrimento che deriva dai sintomi della malattia è probabilmente la sensazione più forte che la regia ha voluto trasmettere anche attraverso alcune scelte tecniche e stilistiche, come il cambio dei fuochi e i movimenti di macchina in alcune particolari scene.
In generale Still Alice è un film che ha una forte presa emotiva sul pubblico, che si rivela molto schietto e crudo sull’attuale impotenza dell’uomo nei confronti di situazioni che non può controllare in nessun modo.