Una delle lezioni di cinema dell’edizione 2012 del BIF&ST è stata dedicata a Diaz – Don’t clean up this blood, controverso film di Daniele Vicari da domani nelle nostre sale. Dopo la recensione in anteprima, ecco un estratto di questa interessante lezione.
Presenti al dibattito, moderato dal direttore di Apulia Film Commission Silvio Maselli, oltre al regista Daniele Vicari ed al produttore di Fandango Domenico Procacci, il presidente del Festival Ettore Scola, i giornalisti d’inchiesta Franco Fracassi e Massimo Lauria, autori del documentario The Summit, il deputato di Rifondazione Comunista Gennaro Migliore e Sergio Lorusso, professore ordinario di Diritto processuale penale.
Black Block
Non è potuto essere presente invece Carlo A. Bachschmidt, autore del documentario Black Block che andrà un onda su RAI3 domenica 15 alle 23.45, che ha però scritto una interessante lettera al festival:
Il G8 in ‘Diaz – don’t clean up this blood’
Quello del G8 di Genova è stato un momento drammatico della storia italiana e non solo e che ha segnato la vita di molte persone e Diaz – don’t clean up this blood è un strumento per non dimenticare. Ecco le parole di Silvio Maselli durante il dibattito:
Quello del G8 di Genova è stato un momento di cesura, un momento oltre il quale si può dire che si sono poste le condizioni per scrivere una storia diversa. La vicenda di Genova, racconta una novità nella storia contemporanea italiana perchè se è vero che dal ’69 ad oggi la cosiddetta strategia della tensione è stata considerata dagli storici una guerra civile a bassa intensità, a Genova abbiamo vissuto una nuova strategia che è quella di condurre al silenzio un’intera generazione.
Gli effetti di quel silenzio sono ancora oggi tra noi, la difficoltà che movimenti sociali possano esprimere la loro soggettività e farlo liberi dal condizionamento mediatico che li accusa di volta in volta di essere o violenti o vacui protestatari, a detta di alcuni commentatori, affonda le proprie radici in 11 anni fa, in un momento in cui una generazione ha provato a raccontarsi, a raccontare un’altra storia rispetto al mondo che allora era prepotentemente incipiente, quello della finanza che governava i mercati e la politica.
Lo specifico filmico scelto da Vicari e dal suo cast sono straordinari perchè ci mostrano quello che nessun documentario, seppur ben fatto, potrà mai raccontare. Ci racconta infatti, in forma di fiction, quello che non è stato possibile vedere, dato che le forze dell’ordine hanno liberato il campo da ogni strumento che consentisse di garantire la memoria di quello che è avvenuto.
Il coraggio produttivo e filmico di questo racconto risiede esattamente in questa scelta: fare un film di fiction su un evento che è stato raccontato in ogni modo, grazie anche alla rete che nel 2001 irrompe, quale strumento poderoso, nella storia dei movimenti sociali. Per la prima volta nel 2001, preparato dai movimenti precedenti, esplode la possibilità di raccontare in tempo reale attraverso la rete quello che avviene e questo cambia decisamente la scena.
In questa contesto era difficile plasmare un racconto che potesse restituire l’intensità ed il dramma ed insieme raccontare la fine dei sogni di una generazione.
Diaz: il coraggio della scelta di fare quel film
Quella di fare un film come Diaz è stata una scelta coraggiosa, i rischi erano ampi, ci voleva una grande capacità non solo di sintesi ma di concentrazione su un nodo narrativo che potesse rendere al pubblico non solo l’efferatezza e la violenza pur presenti nel film ma soprattutto il racconto di una generazione che lì ha perso le proprie speranze. Ecco le parole di Daniele Vicari:
La decisione di fare un film sulla vicenda l’abbiamo praticamente presa subito dopo la sentenza di primo grado, che sostanzialmente assolveva i vertici della polizia condannando solo alcuni singoli individui che erano all’interno della scuola Diaz. Dopo la sentenza i parenti delle vittime che erano lì nell’aula gridarono ‘vergogna vergogna’ e questo grido, ripreso da una videocamera, ha scosso molte coscienze, tra le quali anche le nostre, la mia e quella di Domenico. Qualche minuto dopo aver deciso di affrontare la produzione di questo film, ci siamo detti, vogliamo capire ciò che è successo.
Termina qui la prima parte della lezione di cinema. Continua a leggere la seconda parte.
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