She-Hulk: Attorney at law su Disneyplus dal 18 agosto: la recensione

She-Hulk: Attorney at Law, la tanto attesa e già – prima ancora di uscire – molto criticata nuova serie Marvel sarà disponibile su Disney+ dal 18 agosto.

Protagonista l’attrice canadese Tatiana Maslany (Emmy nel 2016 per il suo ruolo nella serie tv Orphan Black), affiancata da Ginger Gonzaga, Jameela Jamil. Con i camei di Tim Roth (che riprende il suo ruolo di Abomination, interpretato ne L’incredibile Hulk del 2008), Mark Ruffalo (l’Hulk cui tutti siamo abituati, del MCU dalla fase 3 in poi), Benedict Wong (il Sorcerer Supreme, presente nei vari Dr Strange & co) e Charlie Cox (il Daredevil della serie tv).

Creata da Jessica Gao e diretta da un team capitanato da Kat Coiro, She-Hulk, con i suoi nove episodi, sarà anche l’ultima serie tv della Fase 4 dell’MCU.

She-Hulk - poster
She-Hulk: Attorney at law – locandina

She-Hulk: Attorney at law

Jennifer Walters (Tatiana Maslany) è una trentenne in carriera: avvocato brillante, single, vive con Nikki Ramos (Ginger Gonzaga), sua migliore amica nonché partner lavorativa (è la sua assistente legale). Dedita alla professione più che allo svago, alquanto agguerrita in particolare con i colleghi maschi, bruna, minuta, Jennifer potrebbefacilmente passare inosservata. Anche perché ciò che la interessa sul serio è il suo mestiere, è vincere le cause. E, per farlo, non esita a passare le sue giornate sprofondata dietro pile di libri o manuali di legge vari.

Ma la sua vita, apparentemente simile a quella di molte altre, nasconde, se non un segreto, una parentela “fuori dal normale”. È, infatti, la cugina di un Avenger, e non uno qualsiasi: quello grosso, verde e collerico. Hulk, anche detto, pure se per lei è sempre stato solo Bruce (Banner/Mark Ruffalo).

E proprio il cugino sconvolgerà completamente la sua vita quando, impegnati in un’allegra scorribanda in auto, per non rischiare di venire investiti da… Beh, questo lo vedrete… Sfiora l’incidente mortale e… si contamina irrimediabilmente col sangue hulkiano, trasformandosi lei stessa in un’energumena di ben due metri. Che dal metro e sessanta e qualche che era, c’è una discreta differenza.

Bruce/Hulk un po’ per senso di colpa, un po’ per senso di responsabilità (e cuginanza) la porta nel suo rifugio esclusivo e distante da occhi indiscreti per farle un corso intensivo di gestione dell’hulkitudine. Frutto dei suoi anni e anni di esperienza e pratica nel settore. Con suo sommo scorno, però, Jennifer apprende più che veloce. E fin da subito viene il dubbio che l’allievo superi il maestro.

In men che non si dica, in effetti, riesce a gestire le sue due personalità, senza gran conflitto interiore. Così come la sua rabbia e la sua capacità di passare dallo stato Hulk (alta due metri, verde, muscolosa e col capello lungo ondulato) a quello “normale” (metro e sessanta, riccia, mingherlina e senza tracce di verde da nessuna parte, neanche negli occhi marroni).

Il che le fa credere di poter tornare alla vita – e al lavoro – abituale. Ma niente è mai così facile per i supereroi. Neanche per quelli, come lei, restii a volerlo diventare. Tant’è che al primo tentativo di ricoprire ancora il suo ruolo di avvocato si trova costretta a trasformarsi in colei che immantinente verrà ribattezzata She-Hulk. E a sconfiggere una super-villain nel bel mezzo di un’aula di tribunale.

Da quel momento in poi, niente sarà più uguale. Il mondo saprà della sua esistenza, il suo capo la licenzierà perché distrae troppo dalle cause, e verrà assunta, un po’ alla disperazione, dall’unico studio di avvocati che vorrà ancora considerarla. Ma non come Jennifer. Come il suo alter-ego verde. Perché i nuovi capi proprio al suo aspetto fuori dalla norma sono interessati, volendo aprire una divisione legale che si occupi della difesa dei super-eroi. E chi meglio di un avvocato che a comando diventa una stangona verde super-forte e muscolosa potrebbe rappresentarli?

Official trailer

Divertente, spiritosa, impostata per durare: una serie che ha le carte in regola per avere più stagioni

A giudicare dalle prima quattro puntate, che abbiamo potuto vedere in anteprima, She-Hulk: Attorney at Law ha le caratteristiche di una serie fatta per durare. Che si differenzia da subito dalle precedenti apparse, da WandaVision in poi, su DisneyPlus.

She-Hulk è infatti strutturata come le classiche serie tv “un’avventura-a-episodio”, con una puntata iniziale che introduce setting e personaggio e poi, a seguire, un diverso caso da risolvere a volta.

Per quello che finora abbiamo potuto vedere, si sono susseguiti un problema di libertà condizionale con Emil Blonsky /Abomination (Tim Roth). Uno di… copyright con Wong (Benedict Wong). E uno di truffa con una asgardiana che si spacciava per Megan Thee Stallion. Con la vera rapper a interpretare sé stessa. Il che ci fa immaginare che altre sorprese possano attenderci. Come anche Kevin Feige ha dato ad intendere, sottolineando che il lavoro di Jennifer Walters /She-Hulk è avvocato di supereroi.

Certo, in uno dei diversi e divertenti a parte che la protagonista ha con il pubblico (guardando direttamente in camera e rivolgendosi agli spettatori a casa), Jennifer tiene a ricordare che è il suo show e non una di quelle serie in cui c’è un cameo diverso a puntata. Anche se, effettivamente, è esattamente ciò che succede. E fa chiaramente parte della strizzatina d’occhio a chi sta al di là della quarta parete.

She-Hulk Jennifer
Tatiana Maslany come She-Hulk/Jennifer “Jen” Walters Photo by Chuck Zlotnick. ©Marvel Studios 2022. All Rights Reserved.

Se una trama sottesa a tutta la serie c’è – e sicuramente ci sarà, visto il veicolo con cui Bruce e Jennifer hanno l’incidente e visto dove si troverà Banner nel secondo episodio -, non pare la parte predominante dello show. In altre serie Marvel o era fin dall’inizio chiaro lo storyline principale o veniva da chiedersi – a volte con una certa impazienza – dove volessero andare a parare.

Con She-Hulk non è così, perché lo show regge a prescindere. Viene da chiedersi: chi dovrà rappresentare la prossima volta, quale sarà il caso? E sì, anche un po’, “chi” sarà, quale supereroe, quale cameo – non ce ne voglia la protagonista.

Ma Jennifer ha in sé una certa personalità, è a tratti buffa a tratti ammiccante verso tematiche più serie. Come ad esempio la diversa percezione delle donne a seconda del loro fisico (sulla app di appuntamenti online la serie ma un po’ anonima Jennifer non attira quanto la formosa – pur se gigantesca e nerboruta – She-Hulk). Oppure la necessità costante, in quanto donna, di gestire rabbia e paura (per questo è meno problematico per lei che per il cugino Bruce gestire la sua trasformazione in un Hulk). O anche l’essere considerata non per i propri meriti ma per l’immagine che ci è stata, volenti o nolenti, appiccicata addosso dall’esterno (quando viene assunta nella sua forma hulkiana grazie al clamore mediatico suscitato dal suo alter-ego verde).

She-Hulk con il cugino
Mark Ruffalo / Bruce Banner e Tatiana Maslany/ Jennifer “Jen” Walters/She-Hulk Photo courtesy of Marvel Studios. © 2022 MARVEL.

Insomma, She-Hulk: Attorney at Law, a differenza delle precedenti serie dell’MCU, potrebbe tranquillamente diventare la versione femminile di serie a più stagioni alla Daredevil, per rimanere in tema legale. E per chiedersi, en passant, se non ci sarà giustamente un’unione delle forze. Considerando che la presenza di Charlie Cox è già stata annunciata (ma non si è ancora né visto né in nessun modo nominato).

Bilancio finale di She-Hulk: Attorney at law

Decisamente positivo. Gradevole, fresco, spiritoso, non vediamo l’ora di vedere le puntate seguenti. E, sinceramente, non si capisce proprio il motivo delle critiche a cui ho accennato all’inizio della recensione, rivolte in particolare alla CGI utilizzata per rendere Tatiana Maslany credibile nella sua forma hulkiana. Perché in nessun momento, guardando la serie, è sembrata fuori luogo, esagerata o inverosimile. Cioè, se possiamo parlare di verosimiglianza per energumeni sopra i due metri grossi, verdi, con muscoli d’acciaio e agilità di gazzella, ovvio. Consigliata.

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