Nine Perfect Strangers, miniserie di 8 episodi creata dal mago delle sceneggiature televisive David E. Kelley, esordisce dal 20 agosto su Prime Video, inizialmente con tre puntate tutte di un colpo per poi passare ad una a settimana. Realizzata dallo stesso team di Big Little Lies e The Undoing, vede anche in questo caso come protagonista Nicole Kidman, ormai completamente a suo agio nel formato serie breve, affiancata da un cast di tutto rispetto: Melissa McCarthy, Bobby Cannavale, Michael Shannon, Luke Evans, Regina Hall, per citare giusto i più noti.
Tratta dal bestseller di Liane Moriarty dal titolo omonimo, è stata programmata in USA su Hulu, ultimamente garanzia di tv di qualità, per essere diffusa internazionalmente in esclusiva dalla piattaforma streaming di Amazon.
Nine Perfect Strangers
Nove perfetti sconosciuti sono diretti verso un esclusivo centro di wellness/resort di lusso.
Tutti e nove sono stati differentemente “spezzati” dalla vita: due genitori e una figlia che hanno vissuto una perdita indicibile; una coppia bella, ricca e di successo che non riesce più ad amarsi, senza nemmeno sapere perché; una scrittrice di romanzi d’amore in crisi sia sul lavoro sia sul piano sentimentale; un ex-atleta diventato dipendente dagli antidolorifici dopo un incidente; due single, una lasciata dal marito l’altro dal boyfriend e non riusciti ancora ad andare oltre.
Tutti e nove sono stati attentamente selezionati dal guru del centro, che sceglie personalmente gli ospiti da inserire nel protocollo di sua invenzione per la “ricostruzione” psicologico-spirituale e che ha l’aspetto etereo e vagamente inquietante di Nicole Kidman. Il suo personaggio, Masha, è una russa dal passato tormentato che, dopo esser stata quasi uccisa, ha totalmente cambiato vita e ha ora per vocazione “riparare” gli esseri umani, liberamente ispirata dalla tecnica giapponese del kintsugi, l’arte di riunire i frammenti di un oggetto rotto con l’oro per non nascondere ma esaltarne le cicatrici, così impreziosite.
Nel centro, dal promettente nome di Tranquillum, si usano tecniche non ortodosse (ma spesso impiegate nei centri analoghi della vita reale) per portare i “pazienti” al punto di rottura, in modo da far emergere il loro nuovo “io”. Ognuno degli ospiti è spinto oltre i suoi limiti, quasi costretto a rivivere, tra flashback, incubi e allucinazioni, l’origine del trauma che li ha spezzati: da Francis (Melissa McCarthy), la scrittrice, alla famiglia Marconi (padre – Michael Shannon – madre –Asher Keddie – e figlia – Grace Van Patten), alla coppia Ben (Melvin Gregg) – Jessica (Samara Weaving), alla casalinga abbandonata Carmel (Regina Hall) a Tony, l’ex-atleta irascibile (Bobby Cannavale) per finire con il misterioso Lars (Luke Evans). E ognuno dei nove, straordinariamente, inizia a evolvere durante il percorso.
Ma mentre gli ospiti paiono migliorare, è il meccanismo del centro – perfetto, nel suo design asettico e iper-ricercato – che inizia ad incrinarsi: appaiono crepe tra i membri dello staff, tra loro e il “santone” al femminile interpretato dalla Kidman, nella stabilità e nel passato della stessa Masha. Inizia ad essere chiaro che qualcuno non è chi sembra o vuol sembrare. Che forse tra gli ospiti o all’interno del centro c’è qualcuno che cerca vendetta. Che le ombre degli errori delle vite precedenti – di Masha ma forse non solo sue – non si possono così facilmente dimenticare.
E l’oggetto tanto pazientemente ricostruito con nuove striature d’oro può rompersi ancora una volta. Forse per sempre.
Nine Perfect Strangers – il trailer
Un thriller psicologico patinato, dalla fotografia impeccabile e con interpretazioni di alta qualità
Fin dalle prime immagini e dalla musica della sigla si riconosce il marchio di fabbrica di chi ha creato Big Little Lies e The Undoing e, in effetti, anche Nine Perfect Strangers risponde agli stessi crismi che hanno decretato il successo di queste due miniserie precedenti: atmosfere patinate, fotografia da urlo, ambienti esclusivi alto-borghesi, uniti a oscuri segreti, tensione palpabile e attenzione al risvolto psicologico dei personaggi.
Anche il design e l’architettura dei luoghi ci rimanda a questo mondo un po’ rarefatto, completamente fuori dalla portata dei comuni mortali, di norma sbirciato a spizzichi e bocconi dagli account Instagram e cui ora possiamo assistere seguendo le riprese indiscrete delle camere, più spudorate di un qualsivoglia audace autore di reality show. E questo svelarsi a poco a poco, scoprirsi nell’intimo dei loro dolori e dei loro torbidi trascorsi ci avvince, spingendoci a volere di più, andare alla ricerca del successivo episodio per sapere, per capire. Per vedere fino a che punto si spingono e cosa c’è dietro.
Cosa possiamo dirvi in anteprima
Tutti i sei primi episodi che abbiamo potuto visionare in anteprima sono assolutamente perfetti nel ritmo, nel dosare gli indizi che intrigano, nel soffermarsi su momenti credibili e mai forzati di evoluzione dei personaggi. I nove perfetti sconosciuti – che forse del tutto sconosciuti non sono – si presentano rigidi come le etichette di stereotipi di un romanzo ambientato nell’alta società e diventano, davanti ai nostri occhi, persone vere con drammi con cui possiamo relazionarci e che possiamo comprendere. Credibili, fino quasi a tollerare l’incongruenza delle loro allucinazioni.
L’intesa nella coppia McCarthy-Cannavale è talmente forte che vien da pensare che il cameo del marito di lei, Ben Falcone, sia stato deciso per placare la tensione nell’aria per la chimica che sembra intercorrere tra i due. E la Kidman, alta, evanescente, con quel viso senza tempo e quegli occhi che ormai non si capisce più se sono spiritati per la sua bravura d’attrice o per gli strascichi del botox, è un santone al femminile al contempo affascinante e inquietante, che ispira quel mix incerto tra eccitazione e paura di cui si immagina siano dotati i veri guru al limite della setta. E che forse lei stessa ha potuto sperimentare da vicino frequentando gli ambienti di Scientology all’epoca del matrimonio con Tom Cruise.
Notevoli anche gli sviluppi dei personaggi interpretati da Regina Hall e Asher Keddie, che vediamo rivelarsi nel corso delle puntate in maniera piuttosto inaspettata – rimanendo sul vago per non spoilerare. Ma in realtà tutti gli attori regalano delle performance ineccepibili, così come gli sceneggiatori, capaci di dosare sapientemente tensione, a tratti humor e momenti divertenti, frammenti di intrigo, attimi torridi e sensuali, suspense. Prodotto forse fin troppo “perfetto”, realizzato da evidenti maestri del mestiere, che nondimeno fa venire voglia di continuare a guardarlo e di scoprire il finale – augurandosi che resti all’altezza delle premesse.
Bilancio finale di Nine Perfect Strangers
Decisamente buono: se vi sono piaciuti miniserie come le già citate Big Little Lies e The Undoing, o anche Little fires everywhere, apprezzerete sicuramente Nine Perfect Strangers.
Se proprio a tutti i costi bisogna trovare un difetto a questa miniserie, è che il marchio di fabbrica del team di David E. Kelley, per quanto ancora efficace e funzionale, corre il rischio di diventare ripetitivo e a lungo andare stufare. Non è certamente ancora il caso questa volta, ma nell’insieme c’è già un diffuso sentore di déjà vu di cui sarebbe saggio non abusare. Magari anche semplicemente pescando nel repertorio di una scrittrice differente, visto che la Moriarty, da cui è tratto, era anche l’autrice di Big Little Lies.