Omaggio alla Cineteca di Losanna: gli italiani tornano in Svizzera

Ormai fedelmente abbonata allo Spazio Oberdan di v.le Vittorio Veneto a Milano, mi sento oggi in dovere di segnalarvi la rassegna-omaggio alla Cineteca Svizzera di Losanna, in corso da mercoledì 26 maggio a domenica 30 maggio.

Importantissimo centro di conservazione e promozione del patrimonio cinematografico elvetico, e non solo, dal 1948 (anche se in verità sorse a Basilea già nel 1943), guidata dal neodirettore Frédéric Maire, la Cineteca ha messo a nostra disposizione alcuni cortometraggi, lungometraggi e documentari che raccontano il difficile percorso di integrazione fra cittadini italiani e svizzeri, così vicini ma pure così terribilmente distanti tra di loro.

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In programma ci sono i più noti Pane e Cioccolata (1973) di Franco Brusati, con un sempre magnifico Nino Manfredi, e Brucio nel Vento (2002) di Silvio Soldini; ma troviamo soprattutto pellicole rare e inedite in Italia, come Waalo Fendo – Là où la terre gèle (Dove la terra gela, 1997) di Mohammed Soudani, vincitore del primo premio del cinema svizzero 1998 come miglior film di finzione, o ancora Borderline (1930) di Kenneth Macpherson, accompagnato al pianoforte da Antonio Zambrini.

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Numerose sono poi le proiezioni dei cinegiornali svizzeri, importantissimo mezzo di informazione sopravvissuto dal 1923 sino al 1975.

Siamo Italiani, trattati come spazzatura

Mercoledì 26, in occasione dell’apertura della rassegna, ho potuto assistere alla proiezione di un documetario molto toccante e schietto, che generò non poche polemiche alla sua uscita nel 1964, diretto da Alexander J. Seiler e intitolato Siamo Italiani.

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Con una regia essenziale e sincera ci viene mostrata sullo schermo l’assurda discriminazione subìta in quegli anni dai circa 500.000 immigrati italiani in Svizzera, alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore.

Uomini e donne dallo sguardo umile e il capo chino, che disperatamente tentano di guadagnarsi il pane quotidiano, ma che vengono ringraziati con alloggi diroccati e normalmente offerti agli animali.

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Ma dopo la giornata di duro lavoro c’è ancora la voglia di divertirsi: e allora si va, tutti insieme, a ballare e cantare, a svagarsi e a dimenticare gli affanni e la fatica.

E poi di nuovo su quel treno 14, all’alba, a lavorare nella nebbia.

Ignobile è il divieto di portare con sè in Svizzera il proprio figlio, di qualunque età questo sia, e pure nel caso in cui entrambi i genitori abbiano un impiego fuori dal belpaese.

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Ma dopo esser stati chiamati “stupidi”, “ignoranti”, “rumorosi” ed “ingombranti”, ecco che un irresistibile accento romagnolo ci ricorda che il nostro paese è bello perchè gli italiani sono solari, spontanei.

Ed un sorriso nasce in noi quando li sentiamo domandarsi come mai invece gli svizzeri siano così chiusi e silenziosi.

A conclusione di tutto, comunque, questa triste storia di discriminazione non ci appare forse familiare, rovesciata e vista ai giorni nostri?

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