Segnalazioni: un bilancio del Festival di Roma e…

Buongiorno e buon lunedì a tutti. Fa effetto dire buon lunedì, vero? Non è mai facile riprendersi dal weekend. Però però, ci consola il fatto che oggi inizia una settimana (almeno così pare) abbastanza esplosiva per il grande schermo, data l’uscita di almeno un paio di film già variamente bollati come “epocali”.

Intanto, ok, è finita l’edizione 2010 del Festival di Roma. Non è stato un grande festival, ed ho l’impressione che la creatura veltroniana – avrebbe dovuto rivaleggiare con Venezia, non dimentichiamolo – avrà breve vita negli anni a venire. Naturalmente spero di sbagliarmi, e spero anche che in futuro i soldi vengano spesi meglio (piuttosto che per avere la presenza di Springsteen, ad esempio). Detto ciò, sono rimasto molto colpito dal verdetto, e positivamente: la vittoria è andata infatti a “Kill Me Please”, un film di cui avevo sentito parlare molto bene in questi giorni ma che sembrava tutt’altro che destinato a sfondare. Si tratta di una sorta di commedia nera ambientata in una clinica dove si pratica l’eutanasia. Chissà cosa ne diranno oltretevere.

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L’altra cosa buona del Marc’Aurelio è stata la – quasi inevitabile – premiazione di Servillo come miglior attore. I giorni scorsi ho avuto la possibilità di vedere “Una vita tranquilla” di Claudio Cupellini in una sorta di “seconda anteprima” al Festival Of Festivals di Bologna, e si tratta di un film tragicamente stre-pi-to-so (qualcuno di noi lo recensirà senz’altro qui su Cinemio i prossimi giorni).

Il Festival di Roma ha portato anche in Italia il bollywoodiano “My Name Is Khan”, sul quale vi ho già fatto una testa tanta. Il film è già uscito in Italia venerdì, se non sbaglio, e se vi capita a tiro non lasciatevelo sfuggire (ovviamente è lunghissimo, come tutti i film indiani, ma non mi ha annoiato neanche per un secondo).

I film in uscita

Ma veniamo (rapidamente) a ciò che ci aspetta in questi giorni: il 12 novembre è una data ormai familiare a chi vede i trailer cinematografici, perché escono “The Social Network” e “Noi Credevamo”. Il primo è il biopic di David Fincher su Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, ed è annunciato un po’ da tutti come il film dell’anno – non ho ancora capito se per motivi strettamente cinematografici o per l’argomento. Io intanto me lo guardo.

“Noi Credevamo” invece è il nuovo film di Mario Martone, che i detrattori chiamano Mattone alludendo al suo stile non proprio leggerissimo. Fatto sta che è uno dei più seri cineasti che abbiamo in Italia, e mi è sinceramente dispiaciuto che la giuria veneziana l’abbia snobbato. La storia di questo film evidenzia i risvolti più scomodi del Risorgimento Italiano (ed in particolare dei mazziniani): primo fra tutti il ricorso alla violenza per non dire al terrorismo. Nell’anno delle celebrazioni per il 150esimo, comunque la si pensi, mi pare sulla carta un formidabile attacco ad una pigra storiografia apologetica sull’argomento. Ma prima di dare un giudizio definitivo, andiamolo a vedere!

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